Chiedo scusa, dov’è che eravamo rimasti? Ah, sì, ai due ceffoni rimediati al Meazza contro i biancazzurri capitolini, grazie ai quali tutti quanti abbiamo passato un Natale calcisticamente parlando sottotono e dimesso. Ma sono stati ceffoni acchiappati al termine di una settimana di cenoni e cenette, con i ragazzi troppo intenti ad apparire sorridenti davanti ad una fetta di panettone piuttosto che a correre sudando sul campo. E questo, spero proprio lo abbiano capito i nostri eroi, è il metodo peggiore per disfare quanto di buono è stato fatto finora.

Pertanto tiriamo una bella riga sulle giornate pre-natalizie e vediamo di rimetterci sotto, a capo chino, con lavoro duro e sacrificio. Ricominciare da Inter-Lazio può e deve essere un esercizio mentale da ripassare quotidianamente; ricominciare con un passo diverso, lo stesso che ha caratterizzato i 4 mesi precedenti. Dove sì, ci era capitato di scivolare qualche volta, ma dove la squadra aveva mostrato una cattiveria sportiva, un agonismo, una voglia di spaccare il mondo che non vedevo dai tempi di quei supereroi che un lustro fa ci facevano godere come mai prima nella storia del pallone nostrano. Perché si possono conquistare cinquanta scudetti, trenta coppe dei campioni con relativa scritta sul colletto della maglietta, cento coppe della repubblica italiana…ma vincere tutto in un solo anno solo noi. Una libidine che ancora oggi, al solo pensiero, mi riconcilio col gioco del calcio.

Ricomincia tutto insomma. Mercato compreso, tanto per non farci mancare nulla. Legalmente il via sarà domani, 4 gennaio; ma intanto si continua a fantasticare su nomi e cognomi. Pochi, pochissimi reali. Tanti, tantissimi fasulli. Oddio, la compravendita dei calciatori è da sempre esercizio di millanteria totale. Perché, più o meno, funziona in questo modo: qualcuno incontra a Milano il procuratore di un giocatore, procuratore che detto per inciso può rappresentare una decina di atleti, ed immediatamente si va alla ricerca del nome più celebre tra quelli in essere all’interno della scuderia del suddetto procuratore. Dopodiché si cerca di capire quale squadra abbisogna dei servigi del calciatore e si costruisce una sorta di notizia. Niente di falso, intendiamoci; il procuratore è effettivamente nel capoluogo lombardo, rappresenta realmente l’atleta e costui serve veramente a questa o quella società. In alcuni casi ci si prende, in altri magari anche no.

Ecco, dicevamo; ricomincia la sessione invernale del mercato, altrimenti conosciuto come “di riparazione”, e all’Inter si accostano perlomeno una decina di nomi. Spuntati in alcuni casi dal nulla più profondo, in altri da vecchie promesse d’amore mai mantenute e, delle volte, nemmeno corrisposte. Ora, se la memoria non mi trae in inganno, è passato un anno ma la sento ancora ben desta, l’Inter dovrebbe essere in testa al campionato. E si, forse qualcosa necessita alla truppa di Roberto Mancini, ma leggendo a destra e a sinistra o ascoltando i vari programmi che parlano di calcio sembra quasi che in casa nerazzurra ci sia bisogno di una specie di rifondazione. Sulla base di cosa poi lo considero ancora un mistero. Non mi piace quest’aria. Lo dico senza nessuna remora; mi sembra di tornare ai tempi in cui tutti parlavano e sparlavano di Inter, spesso senza una vera e propria logica, di fatto destabilizzando l’ambiente. Soprattutto mi preoccupa lo spogliatoio; perché ci vuole tempo e fatica per formarne uno vero, tosto, con le palle, dove ci si rispetta e, correttamente, ci si confronta a volte duramente, mandandosi a quel paese senza starci a pensare due secondi salvo ricucire lo strappo in un attimo. Come capita tra amici, d’altronde. Il Mancio sta costruendo lo spogliatoio; non è facile, alcuni di tanto in tanto mostrano ancora qualche lacuna caratteriale, altri sanno che dovranno fare le valigie per salutare più o meno definitivamente Appiano Gentile, altri ancora stanno studiando da leader e sono a buon punto. Però la risposta fino ad ora è stata più che positiva. 

Per sfaldare tutto questo basta un secondo. Bastano voci infondate a minare certezze costruite mattone su mattone, con tanta fatica. C’è bisogno di qualcosa, inutile nasconderci. Ma senza la necessità di urlare ai quattro venti di cambi in ogni zona del campo. Provate a pensarci, a far mente locale: una squadra è formata da undici elementi. Bene, ogni giorno se stai a sentire certe campane dovremmo cambiarne otto o nove. Di questo passo, con questo trend, prima della fine del mese di gennaio accosteranno ai colori nerazzurri circa duecento diversi profili. Decisamente un numero considerevole; diciamo che circa centonovantasette di questi duecento sono nomi buttati li giusto per il piacere del sentito dire. Tre però, forse quattro, arriveranno. ET è stato chiaro, come al solito del resto: tanti ne escono, tanti ne entrano. Se qualcuno meno meglio ancora. 
Il pensiero è rivolto a quello che deve essere il vero traguardo di questo 2016 appena iniziato; qualificarsi per l’Europa che conta. Tornare a bussare alla porta della massima manifestazione europea; il luogo più naturale per i colori del cielo e della notte. Mancini e la dirigenza tutta stanno picchiando duro sul concetto. La parola scudetto, visto il precedente natalizio, è stata bandita dal vocabolario del perfetto interista. In attesa di ricominciare da dove ci eravamo interrotti, ovverosia dalla vigilia di quella maledetta serata. 

Ci aspetta una gita in Toscana, in quel di Empoli; non sarà facile, ma con il cuore e le palle che hanno contraddistinto molte delle partite da settembre ad oggi nulla ci è precluso. Care, vecchie buone abitudini…
Amatela. Sempre!
Buona domenica e buon 2016 a Voi.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 03 gennaio 2016 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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