Non so a voi, ma a me l’inno nazionale francese piace. E lo dico anche a prescindere dalla storica ‘rivalità’ che passa coi cugini d’Oltralpe.  Perché comunque nelle parole del  testo c’è un sentimento forte, un’incitazione solenne a schierarsi contro un tiranno che opprime per ottenere la liberazione, insomma invita a combattere per vincere. Quella lirica, scritta nel 1792, in piena Rivoluzione francese, da Claude Joseph Rouget de Lisle, aveva in origine un altro nome, ben più complicato, ma ormai è universalmente nota con un altro nome più semplice e preciso: la ‘Marsigliese’. E in questo momento, suona quasi come un segnale, un segnale di riscossa, da ottenere proprio in territorio provenzale.

La città di Marsiglia, infatti, oggi accoglierà l’Inter in vista di un impegno che ormai rappresenta l’ultimo bivio tra una stagione in cui ancora si può salvare qualcosa e una in cui invece il fallimento rischia di essere totale. La gara con l’Olympique Marsiglia del suo predecessore sulla panchina della Juventus, Didier Deschamps, per Claudio Ranieri vale tutto, inutile girarci intorno. Purtroppo l’Inter non ci arriva nelle migliori condizioni, soprattutto per quel che riguarda l’aspetto psicologico: troppe, e troppo umilianti, le sconfitte sul groppone, partendo da quella dell’Olimpico per passare all’ultima catastrofe, quella interna contro il Bologna di Di Vaio, che ha fatto andare definitivamente a ramengo la pazienza generale e alla quale sono seguiti segnali inquietanti, ai cori inneggianti a José Mourinho, dall’uscita anticipata dallo stadio di Moratti alle frecciate televisive di Gabriele Oriali che ha colto l’occasione per uno sfogo praticamente senza precedenti.

Puntuali, ovviamente, sono arrivate le condanne, le critiche, gli sfoghi che in taluni casi arrivano a superare abbondantemente il limite dell’esagerazione anche, e duole dirlo, dal fronte interno (le parole di Boninsegna di ieri alla Gazzetta dello Sport a proposito di Moratti dovrebbero insegnare molto a certuni). Ai quali, però, domenica sia Javier Zanetti che Ranieri hanno provato a dare risposte chiare e limpide, sostenendo fino alla fine un concetto: “Noi non molleremo mai, però dobbiamo tutti darci una mano”. Lo spirito è quello, però adesso i tifosi si aspettano, anche legittimamente, una cosa sola: i fatti, le risposte sul campo.

Adesso è arrivata l’ora delle scelte, di “formare i battaglioni”. Non è mia intenzione fare appelli sulla scia di quello del cartello del piccolo Filippo, ma è chiaro che adesso come non mai serve un rigurgito d’orgoglio concreto, serve dare dimostrazione tangibile del fatto che quest’Inter non è ancora finita e che ha ancora voglia di lottare. Serve, insomma, interiorizzare il messaggio della Marsigliese: lottare per vincere e scacciare il tiranno, per carità senza “sangue impuro che bagni i nostri solchi”, ma facendo tutto il possibile per continuare a dare un senso a questa stagione altrimenti destinata al naufragio. Sta tutto a voi, ragazzi!
 

Sezione: Editoriale / Data: Mar 21 febbraio 2012 alle 00:01
Autore: Christian Liotta
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