Delle tante (troppe) sconfitte patite in questa tragicomica stagione quella contro la Juventus è forse la più significativa. Non solo per i contenuti che una sfida del genere reca sempre con sé, ma soprattutto perché può essere elevata a manifesto dell’annata deficitaria dell’Inter. Neanche l’impegno riesce a sopperire i limiti generazionali di un gruppo che si affida troppo al blasone dei propri giocatori, forse perché la successione non sembra all’altezza di prenderne il posto.

Potrei tornare a discutere dell’età non proprio verde di alcuni dei nostri campioni, delle loro condizioni fisiche non adeguate e dei numerosi infortuni che continuano da oltre un anno a perseguitarci. Potrei, ma sarebbe come ripetere i soliti concetti senza tuttavia avere una soluzione. Non sono preoccupato più di tanto per l’attuale classifica della squadra., alla lunga si risolleverà. Temo piuttosto che non solo lo scudetto, ma anche un piazzamento Champions possa diventare un miraggio a questo punto. Ranieri vede una crescita, per certi versi ha ragione, ma le sconfitte continuano ad arrivare in modalità sistematica. Il trend cambierà, ne sono certo, ma pur apprezzando il tentativo di Paolillo non credo che gli obiettivi di inizio stagione siano confermabili.

Andiamo infatti verso il ridimensionamento, la possibilità di una stagione anomala e anonima è concreta e, a questo punto, l’unica idea che mi viene in mente, avallata tra l’altro da molti lettori, è ‘sfruttare’ questo torneo per rodare alcuni dei nostri giovani. Sotto certi aspetti sarebbe una sorta di bandiera bianca nella corsa al vertice, ma non è del tutto così. Lo definirei un investimento per il futuro, visto che è a questo che dobbiamo guardare con ottimismo. La società ha varato da tempo la linea giovane, puntando su potenziali campioni che lo stesso Moratti ha invitato la critica ad aspettare.

Giusto, i ragazzini non possono sbocciare se la terra è arida, bisogna costruire intorno a loro un ambiente ideale per non rischiare di bruciarli. In rosa gli under 25 non mancano, ne abbiamo ben undici pur avendo una delle medie età più alte in circolazione. E allora, visto che le primavere sulle spalle di molti dei nostri big cominciano a pesare, inviterei il mister Ranieri a fare delle scelte coraggiose. Continuare ad arrampicarsi sugli specchi non ha molto senso, perché dunque non dare più spazio alle nuove generazioni, alternando la loro freschezza con l’esperienza degli ultratrentenni? Non parlo di accantonamento, ci mancherebbe. Ma alla luce dello stato atletico di alcuni, dei frequenti infortuni di altri e di un calendario che propone impegni ogni tre giorni, sperimentare diventa quasi un dovere.

Servirà un po’ di pazienza nei confronti di chi è ancora acerbo, ma se davvero si vuole costruire un progetto che regga gli urti del tempo è il caso di iniziare quanto prima. I vari Castaignos, Coutinho, Alvarez, Obi, Caldirola, Zarate, Poli eccetera sono tutti, chi più chi meno, buoni elementi che alla lunga possono diventare big. Oggi in pochi credono nella loro esplosione, causa una stagione mortificante di tutto il gruppo che ovviamente penalizza chi ha meno opportunità di mettersi in mostra. Se Ranieri insistesse maggiormente su questi ragazzi, probabilmente non raggiungerebbe neanche il traguardo minimo che è l’Europa League, ma di certo metterebbe nelle loro gambe chilometri ed esperienza del calcio ad alto livello, da giocarsi nelle prossime stagioni con evidenti benefici per l’Inter.

Applaudo la Roma, che con Luis Enrique ha scelto questa strada e, anche se finora non ha pagato, la sensazione che possa sortire presto grandi frutti è evidente. Noi, invece, stiamo continuando a vivere nel passato senza erigere il nostro futuro, patendo anche dal punto di vista dei risultati. Nel calcio, come nella vita, serve coraggio per andare avanti. Il campionato è ancora lungo ma date le circostanze il programma di crescita dei giovani potrebbe essere anticipato. E chissà che, dopo qualche nota stonata, davvero noi interisti potremo capire realmente chi di questi ragazzi è un vero campione e non solo un’idea di fuoriclasse. Sperimentare serve anche a questo.

La mia potrebbe essere considerata una provocazione, forse lo è perché non penso che Ranieri toglierà spazio ai senatori per concederlo agli sbarbatelli. L’usato sicuro quando hai delle necessità impellenti è la scelta più ovvia. Ma l’anno prossimo, a prescindere dall’andamento di questa stagione, che farà la società se non avrà valorizzato i propri investimenti? Riflettiamoci, francamente non voglio correre il rischio di un’altra stagione anonima senza avere la consapevolezza che tra qualche anno raccoglieremo quanto seminato. I cicli si costruiscono così, non lo dico io, ce lo insegna la squadra più forte degli ultimi decenni: il Barcellona. Non posso esprimermi per gli altri tifosi, ma con un progetto serio e concreto sarei disposto a sopportare qualche stagione incolore e senza titoli. Ci vuole coraggio, ribadisco, da parte dell’allenatore, della società e dei tifosi. Se tutti saremo concordi, forse qualcosa di grandioso potrà nascere nuovamente, da subito.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 01 novembre 2011 alle 00:30
Autore: Fabio Costantino
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