Intervistato dalla Repubblica, Gianfelice Facchetti, per parlare della sua grande passione che è il teatro, ha raccontato la volta in cui interpretò la parte del padre, Giacinto.

Come fu rivivere suo padre in quel modo? Temeva che avrebbe scoperto qualche irregolarità compiuta da lui?
"In gergo nostro si parla di svuotamento: l'attore mette a tacere la propria personalità e si immedesima in quella del personaggio. E io rivissi le sue sensazioni, in primis la solitudine. Non c'erano testimoni, nessuno parlava, nessuno andava in aula, finché ho trovato i suoi appunti originali e ho fatto il testimone de relato, appunto riferivo come se fossi lui. Pochissime differenze dal recitare la sua parte. Intendiamoci, i tifosi non mi hanno mai abbandonato, ma non potevano certo testimoniare. E nessuno poteva essere preparato alla montagna di pattume che è stato quello scandalo e che per fortuna non ha neppure sfiorato papà".

Da tempo lei è padre. Questo ha cambiato, anche a posteriori, il rapporto con Giacinto?
"Inevitabilmente, specie se hai dei figli attivi e intelligenti come i miei. Lupo ha 15 anni, è centrocampista e scia, Teresa 13 e fa teatro e danza: il senso del futuro che ti dà un figlio è incredibile, rimetti in gioco tutto quello che ti sembrava interrotto. Mio padre era diverso: figlio di un ferroviere di grandi silenzi, troppo buono per portargli rancore, anche quello adolescenziale, se eravamo in rotta preferivo stare lontano, con Lupo e Teresa è diverso, perché sono diversi i tempi. Ma comprendo di più papà e certi suoi comportamenti con me. Di sicuro in comune c'è l'educazione dei figli al calcio. Qualche settimana fa ho portato i miei ragazzi a vedere la finale di Champions League a Monaco, peccato che non si sia mai giocata, quella partita...".

Sezione: Copertina / Data: Dom 27 luglio 2025 alle 12:00
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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