Walter Zenga, ex portiere dell'Inter, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Gazzetta.it: “Perché scelsi l’Inter? Mio padre era juventino, ma mi portava a vedere l’Inter, non so perché, e sono diventato interista per ripicca nei suoi confronti. La mia prima volta a San Siro è stata per un Inter-Brescia e io, più che dall’Inter, venni rapito dall’enorme V sulla maglia nera del portiere bresciano, Luigi Brotto (scomparso nel 2024, ndr). Mio papà era stato il portiere della Pro Lissone, poi si ruppe un ginocchio e chiuse la carriera. Nella mia prima partita da allenatore del Brera, nel 2000, affrontai la Pro Lissone: una di quelle coincidenze che ti fanno pensare a un segno”. 

Il suo primo idolo da tifoso interista? 
“Silvano Martina, l’ex portiere. Ha giocato nell’Inter un’unica partita di Serie A, contro il Palermo nel 1973, e io c’ero. Era il terzo portiere, dopo Lido Vieri e Bordon. Qualche giorno dopo venne al campo della Richard Ginori, dove ci allenavamo noi delle giovanili, e mi esaltai”. 

Poi il ritorno all’Inter, la casa madre. Dodici stagioni, tra il 1982 e il 1994. Il momento più bello?
“L’ultima partita, il ritorno della finale di Coppa Uefa contro il Salisburgo. So che andrò via, anche se la dirigenza non mi ha comunicato nulla. Lo so perché Roberto Mancini mi ha detto che Pagliuca lascerà la Samp per passare all’Inter. E so che il nuovo allenatore, Ottavio Bianchi, non mi vuole. San Siro è strapieno, io paro tutto, vinciamo la partita e il trofeo. È l’ultima delle mie 473 presenze nell’Inter. Al giornalista di Canale 5 che mi chiede se è così, se è vero che me andrò, rispondo a caldo con un 'chissenefrega'. Con la Coppa Uefa saldo i miei conti, è l’addio perfetto”. 

La parata più bella nell’Inter? 
“Contro il Torino a San Siro, nel settembre del 1983, l’anno di Gigi Radice allenatore nerazzurro. Volo a deviare un tiro di Domenico Caso, con il pallone diretto al sette. E poi gli interventi contro il Salisburgo, lì c’è tutto il mio repertorio”.

L’allenatore dell’Inter con il quale ha legato di più?
“Dovrei dire Giovanni Trapattoni, cinque anni fantastici, con lo scudetto dei record, ma scelgo Osvaldo Bagnoli. Stagione 1992-93, mi fanno fuori dalla Nazionale e l’Inter non gioca le coppe europee. Traduzione: devo allenarmi tutte le settimane ad Appiano, non ci sono più abituato e sono nervoso. Un giorno ho uno scazzo con Bagnoli e lascio il campo. Faccio la doccia e capisco che devo andare dal mister a scusarmi. Busso alla porta del suo stanzino e dall’altra parte sento Bagnoli che dice: 'Dai Walter, entra'. Apro e gli domando: 'Scusi, mister, ma come faceva a sapere che ero io?'. Riposta: 'Walter, tu sei una brava persona e sapevo che saresti venuto a chiedermi scusa. Vai a casa, non ci sono problemi, finisce tutto qui'. Questo episodio mi è rimasto nel cuore e mi ha insegnato tanto”. 

Il compagno più forte nei suoi 12 anni di Inter?
“Impossibile rispondere, ne ho avuti troppi. Lo Zio Bergomi e Riccardo Ferri restano i miei super amici, poi tutti i ragazzi dello scudetto dei record: Serena, Alessandro Banchi, Matteoli. In Nazionale ho condiviso tutto con Luca Vialli e porto con me Sinisa Mihajlovic”.

L’avversario più ostico? 
“Io e i portieri della mia generazione abbiamo giocato contro Maradona, Platini, Zico, Van Basten, Careca, Vialli. Rummenigge per fortuna era all’Inter. Prendere gol da fuoriclasse del genere era accettabile. A me infastidiva il tiro della domenica, la classica botta di fortuna, a volte di un esordiente”.

All’Inter, ha avuto due presidenti, Ivanoe Fraizzoli e Ernesto Pellegrini. 
“Resto fedele alla mia linea: i presidenti si ascoltano e non si commentano. Non in pubblico. In privato forse sì”. 

Mille esperienze, ma ne manca una. Il ritorno a Itaca, che sarebbe l’Inter. Non l’hanno mai cercata?
“Una volta, non mi ricordo se fosse il momento in cui presero Stramaccioni o Mazzarri”.

Le dispiace? 
“Non vado a San Siro da un anno e mezzo, ma se ci tornassi, finirei come sempre circondato dai nostri tifosi. Per loro, è come se avessi smesso di giocare due giorni fa e tanto mi basta. Gli interisti sono la mia gente. Come a tutti, mi sarebbe piaciuto e mi piacerebbe ritornare a casa. Diciamo che da qui a cent’anni c’è tempo, ma no, non ci spero più perché non vedo una posizione per me. Sebbene, se volessero, un incarico potrebbero ricavarlo”. 

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 26 luglio 2025 alle 23:24
Autore: Milano Redazione FcInterNews.it
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