È Cristian Chivu il protagonista del pomeriggio al BPER Training Centre, dove a breve andrà in scena la prima conferenza stampa della nuova stagione dell'Inter. L'allenatore nerazzurro sederà al fianco di Beppe Marotta (LEGGI QUI), che alzerà ufficialmente il sipario sulla stagione 2025/26. Di seguito le dichiarazioni del tecnico nerazzurro riportate live da FcInterNews.it.
Prima stagione alla guida dell’Inter. Con quale spirito si riparte?
“Con lo spirito giusto per mantenere e rimanere una squadra competitiva che è l’obiettivo di tutti noi. Le aspettative sono le stesse da quando questa squadra è nata, ovvero quelle di essere competitivi sempre, di dare identità, mantenere lealtà e passione per arrivare al raggiungimento degli obiettivi”.
Calhanoglu parentesi risolta. Quanto può agevolare il suo lavoro avendo un gruppo così forte?
“Credo che la testimonianza di ciò che questo gruppo ha fatto negli ultimi anni sia il risultato di ciò che abbiamo ottenuto in questo periodo. Una squadra vincente che arriva a giocare due finali di Champions, una di Europa League, è testimonianza di un gruppo solido”.
Come sarà il calcio di Chivu?
"Questi sono numeri e rimangono tali. Sono i principi quello che contano e la nostra intenzione è quella di essere aggressivi, verticali ed equilibrati e di ottenere i risultati attraverso quelli che sono i momenti di una partita e di una stagione".
La volontà di ripartire di quest’anno potrà essere simile a quella dopo Istanbul?
"Non guardiamo mai indietro e al passato. Non vogliamo prenderci nessuna rivincita, ma pensiamo al presente per costruire il futuro. Abbiamo ereditato una situazione costruita negli anni in cui l’Inter è stata sempre ai vertici e abbiamo l’obbligo di mantenerla a prescindere da ciò che si riesce ad ottenere a fine stagione, inteso come titoli vinti o meno. Faremo del nostro meglio dando il massimo per raggiungere gli obiettivi, poi a parole è tutto semplice mentre con i fatti è tutto più difficile. Ma questo gruppo di giocatori ha dimostrato nel tempo che è unito e ha voglia di incidere e di rimanere ai vertici del calcio italiano, europeo e mondiale".
Nella squadra del Triplete c’era un giocatore col caschetto in testa per difendere questi colori. Cosa chiederai ai tuoi giocatori?
"Chiedo e pretendo rispetto per il compagno, per sé stessi, per la società nella quale si gioca. Parte tutto da quello: dall’integrità e dalla voglia di superare tutto, dalla voglia di superare i momenti di fatica e non semplici da gestire. Questo gruppo ha dimostrato che sa farlo, che sa superare le atrocità perché solo così si può andare avanti e lottare per qualcosa di importante. Quello che è accaduto anche a noi all’epoca è stata una stagione di alti e bassi che bisogna saper sempre gestire".
Quale sarà lo slogan della tua Inter?
"Noi non abbiamo bisogno di copiare nessuno, né di lanciare slogan. Vogliamo solo restare competitivi".
L'Inter vuole cambiare a seconda delle partite?
"Sarà un’Inter che vorrà essere più imprevedibile e ibrida, e può farlo. Possiamo adattarci alle partite di calcio”.
Come hai gestito quello che è successo nel finale di stagione?
"È stata una discussione su cose successe e non dette. Sono cose che fanno parte di uno spogliatoio, di un gruppo che ha tanta voglia di vincere. Il gruppo ha bisogno ogni tanto di un po’ di chiarezza".
Si supereranno facilmente le scorie della finale di Champions?
"Siamo un gruppo maturo, con una certa esperienza, che sa gestire determinati momenti. Sappiamo accettare anche le critiche e gestire situazioni non comode a livello mentale. Le aspettative su questa squadra erano altissime a maggio, purtroppo le cose non sono andate come tutti si aspettavano. A livello mentale qualcosa subisci, c’è tanta amarezza e c’è stata tanta voglia di ottenere qualcosa di importante. Il bello del calcio è che arriva la partita o la stagione successiva e si riparte sempre da zero, anche se bisogna accettare ciò che si dice in giro. Quelle cose devono essere fonte di motivazione per il futuro, per lavorare un po’ di più e avere più ambizione e consistenza per quanto riguarda il futuro".
Dalle prove americane c'è qualcosa in particolare che le è piaciuta?
"Il fatto che con poche energie e tanta amarezza ho visto una squadra che dava il massimo per ottenere dei risultati importanti, anche perché avevamo capito subito che le aspettative sono sempre alte e bisogna sempre fare del nostro meglio. Nonostante le tre settimane chiuse in albergo, perché gli spostamenti c'erano nonostante i cambiamenti climatici che ci hanno creato qualche difficoltà, ho visto dei ragazzi che hanno dato il massimo".
Questo gruppo è già completo o serve ancora qualcosa?
"Io e la società siamo sempre in contatto per stabilire le strategie del mercato e del futuro di questa squadra. Siamo a stretto contatto e condividiamo le stesse idee. Sicuramente siamo sempre aperti alle opportunità che possono avvenire, anche perché manca ancora un mese di mercato".
Siete consapevoli che ci sia un percorso da fare che non può essere fatto solo di successi?
"Questo fa parte della vita, non solo nel mondo del calcio però allo stesso tempo siamo consapevoli di cosa l'Inter rappresenti. Di quelle che sono le aspettative sulla nostra società. Le cose sono semplici, si può vincere subito o no, ma in entrambe le situazioni si deve accettare che si tratta di un percorso. Bisogna accettare anche il fatto che questa squadra negli ultimi anni è sempre stata ai vertici del calcio italiano e non solo, bisogna accettare anche il fatto che come ambizione abbiamo quella di mantenere la squadra ai vertici del calcio mondiale. A volte ci riesci e a volte no, ma non perché sono arrivato io. Questo valeva anche se ci fosse stato un altro e questo sareppwe potuto anche se l'allenatore passato fosse rimasto".
Cosa ci dici di Leoni e Pio Esposito a livello umano?
"A livello umano sono tanta roba tutti e due. E poi secondo me saranno il futuro del calcio italiano. Ve li godrete a lungo perché per molti anni rappresenteranno la nazionale italiana".
Cosa ti sta piacendo di più finora?
"La responsabilità che mi è stata data. Le responsabilità nella vita le ho sempre prese, le ho sempre accettate per arrivare anche ai miei obiettivi personali. È una bella sfida, poi tornare nella società che mi ha dato tanto lo è ancora di più. Ma non si tratta solo di questo, perché si tratta di un club che è ai vertici del calcio mondiale e io farò del mio meglio per essere all’altezza, per dare qualcosa o per far tornare qualcosa alla società che mi ha dato molto in questi ultimi anni. Sono arrivato nel 2007 e con qualche pausa, eccomi di nuovo qui. Queste sono le mie ambizioni: l’Inter è sempre nel mio cuore e voglio dare anche io qualcosa di importante a questa società. Le stesse che loro hanno dato a me in questi ultimi anni".
Quanto ci vorrà affinché diventi l’Inter di Chivu?
"Da allenatore e da ex giocatore penso una cosa: la differenza la fanno i giocatori. Questa è la cosa più importante. L'allenatore trasmette idee, dà un’identità, ma la cosa più importante è ciò che il giocatore riesce a dare in campo. Non ho mai visto un allenatore bravo senza giocatori bravi. È così ora e così sarà nel futuro".
Calhanoglu può giocare anche in un ruolo diverso?
"Cosa vuole sapere? I numeri? Quanti siamo? Perché il nostro è un centrocampo numeroso. Abbiamo tanti giocatori, giocatori molto bravi e molto forti. Vuole sapere se saranno in due, in tre o in quattro? Questo bisogna vedere strada facendo. La mia idea è che in alcune partite saranno in tre, in altre saranno in due. I nomi li sceglieremo in base a quelle che saranno le loro prestazioni durante la settimana, li sceglieremo anche in base all'avversario. E Calhanoglu sono contento che sia tornato sano, che ha lavorato molto quest'estate e che sia a disposizione. Ha tanta voglia di rifarsi, in America era molto amareggiato e deluso per non aver potuto aiutare la squadra. Era molto dispiaciuto in quella situazione, le aspettative sue e nostre erano di averlo per la seconda partita. Ha lavorato sodo, tanto in queste tre settimane e l'ho visto anche oggi molto bene".
I centrocampisti che hai a disposizione possono reggere eventualmente le tre punte o pensa che bisogna aggiungere qualcosa a livello di caratteristiche in quel reparto?
"Io non ho mai detto che giocherò con tre punte, ho parlato solo del centrocampo. Quadno mi riferisco ai numeri dico che sono solo numeri, anche nel passato la base di questa squadra è sempre stata 3-5-2, ma in molte partite ha spesso la costruzione l'ha fatta a quattro. In base a come vengono a prenderti o a come volessero far male o a come vuoi tirare in alcune situazioni. Oggi l’occupazione del campo è sempre in base a quello che l’avversario ti concede. A volte il 3-5-2 può diventare 3-2-5, 4-2-4 o 4-4-2. Sono sempre cose che hanno poco a che fare con la dinamicità della partita, bisogna saper interpretare cose, essere aggressivi, destabilizzare, saltare l'uomo, accettare i duelli e cercare di vincerli perché chi vince i duelli vince anche le partite. Ci focussiamo su quello, sui principi, cercando di dare un’identità da subito per non essere impreparati quando dovremo cambiare qualcosa durante la stagione. Alleneremo più moduli in questo periodo per essere pronti a cambiare di partita in partita e a partita in corso".
Lei in che modo può fare la differenza?
"Io inciderò spero col buonsenso, con cattiveria, con incazzatura, sorriso ed essere al meglio preparato sugli avversari. Io quando parlo di me parlo anche del mio staff. Cercherò di capire i giocatori, di parlare con loro, perché spesso pretendiamo da loro cose e ci si dimentica che abbiamo a che fare con persone e uomini che hanno anche loro dei problemi e qualcosa nella testa. E bisogna che noi capiamo le loro problematiche e come fare per sistemarle. Io credo molto nella comunicazione e in quello che, non dico un allenatore, ma una persona può dare a un'altra. Mi piace questo modo di lavorare e vivere, la comunicazione è importante e non a caso ho fatto sei anni di settore giovanile perché non mi sentivo pronto e non sapevo nemmeno all’inizio fare questo. Ho preferito lavorare su questo, abituarmi a essere empatico e capire bene cosa vuol dire esserlo. Ho avuto la possibilità di lavorare con ragazzi più maturi nei tre mesi di Parma e adesso ho a che fare con ragazzi più maturi con cui ho anche lavorato in passato. Mi fa piacere aver trovato grandi campioni perché questa squadra e questi giocatori io li ho sempre stimati e ammirati".
FcIN - Ha ricevuto messaggi particolari?
"Mi sembra di rivivere un dejavu, questa domanda mi è stata fatta in America. È passato un po' di tempo, i messaggi sono sempre gli stessi, vado a rivederli e a volte dimentico le cose visto che osno stato operato alla testa (ride,ndr). Mi ha fatto piacere riceverli dai miei ex compagni, mi stanno vicino, sono felici per me, come io lo sono per quello che anche loro stanno facendo nella vita dopo il calcio. Ci sosteniamo a vicenda, abbiamo un bel rapporto tutt’ora. Mi ha fatto piacere rivedere Maicon in America, come Pupi, Materazzi e tutti i ragazzi che conoscono bene questo posto meraviglioso".
Dopo tanti anni partire da non favoriti può essere un vantaggio?
"Io non parlo di favoriti o non favoriti, scudetto o non scudetto. Conosco solo una via: lavorare e dare il massimo. Capire la cultura del lavoro, le difficoltà di una stagione... E poi raccogli quello che semini. Non credo sia giusto parlare di favoriti, poi è ovvio che in Serie A le squadre che ambiscono a vincere il campionato sono sempre le stesse, più o meno, a parole. Ma quello che dicevo prima è che contano però i fatti e per arrivare al dunque bisogna pedalare tanto".
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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