Mi annovero da sempre fra i calciofili inclini alla dietrologia, anche se quelli nerazzurri mica sono nati così. Sono stati inculcati da certa storia "deviata" - ed in quota parte subita - degli ultimi 60 anni... Dunque, mi è venuto "naturale" trascorrere il periodo pasquale facendomi macerare da un unico dubbio: ma all'arbitro inglese Oliver saranno stati sufficienti 5 anni per imparare almeno a fare la differenziata? L'allusione è all'uscita dialettica di un insaputo cardiologo nostrano - nonché chirurgo un tanto al kg - il quale, dopo l'infausto epilogo, per quanto vincente, di un Real Madrid-Juve nei quarti della CL 2017-18 (terminato 1-3) avanzò l'ipotesi che quel direttore di gara avesse "un bidone dell'immondizia al posto del cuore". Il tutto per via di un rigore decisivo omaggiato ai madrileni al 97.mo. D'altronde era risaputo che a Madrid fossero maestri nel fare incetta di tante spudorate gestioni regolamentari elargite ad hoc da svariate squadre arbitrali del continente: giusto a partire, per limitarsi ai nerazzurri, dalla "biglia" di Bergomi per continuare coi "soprusi" di Hugo Sanchez nell'area piccola di Zenga e per finire alle scorribande assortite di quella "bestia nera" di Santillana. Tanto per integrare la temporada dei trattamenti speciali riservati in Coppa ai madrileni dai fischietti europei, basti ricordare che il Real è l'unica squadra delle 8 arrivate ai quarti ad avere l'intera rosa con la fedina disciplinare ancora intonsa: manco un diffidato! Tornando invece ai supposti problemi di cuore dell'arbitro Oliver, il caso vuole comunque che gli appassionati nerazzurri fossero già parecchio edotti su materie attinenti al miocardio. Se non altro per tutte le vicissitudini passate e recenti di alcuni giocatori che, a causa di patologie cardiache, avevano dovuto dismettere la maglia della Beneamata (tipo Kanu ed Eriksen) o non erano mai riusciti ad indossarla (ed era toccato, invece, a Fadiga).

Ma un arbitro con un (presunto) organo vitale "diversamente pulsante" (e forse pure di cattivo odore...) finora non era mai toccato in sorte ai nerazzurri... Da qui le conseguenti e sopracitate preoccupazioni sulle "capacità di conferimento" eventualmente acquisite dal fischietto inglese. Per fortuna - checché ne pensino alcuni portoghesi - ogni dubbio è stato dissipato dalla gestione giudizievole della partita, specie sui rigori (quello non concesso al Benfica - con Ramos, peraltro, già in caduta spontanea - e l'altro assegnato, invece, all'Inter). Dando quindi ragione all'ex giacchetta nera Casarin che sul Corsera - poi imitato anche da Cesari a Mediaset - aveva argomentato su Oliver in termini di "arbitro cresciuto negli anni e 'colpevole solo' di non essersi potuto giovare, 5 anni fa, dell'ausilio della VAR". Della serie: non si sputa (quasi) mai nel piatto dove si è mangiato. Altri tempi quando a quelle nostrane tavole imbandite (tuttaunaparola!) sedevano anche altri commensali poi risultati "sgraditi" o "scomodi" o forse solo "pentiti" agli occhi dei vertici arbitrali: tipo gli stessi Casarin, i Nucini, i Gavillucci, ecc... Venendo alle cronache del Da Luz - finalmente liete - mi limito a dar ragione ad Inzaghi, per il quale i conti si dovranno fare solo al 90.mo e passa del ritorno a San Siro.

Personalmente conservo ancora le cicatrici del seguito milanese di quello 0-2 nerazzurro maturato in terra bavarese negli ottavi della Coppa UEFA 1988-89... Allora mi sono divertito - adeguatamente supportato visto che il portoghese non lo mastico proprio... - a sfogliare la rassegna stampa dei 3 principali quotidiani sportivi di quel paese. Mi ha colpito il fatto che, a differenza delle scelte editoriali nostrane - imperniate sul trito e ritrito abuso dei superlativi assoluti ("INZAGHISSIMO" il titolo del Corsport) oppure farcite dalla solita melassa nazionalpopolare, tipo l'apertura della Gazzetta ("INTER DA SOGNO") - i periodisti lusitani hanno, se non altro, fatto sfoggio di un po' di fantasia. E così si passa dal titolo "parameteorologico" del quotidiano O JOGO con "Autunno" (EM QUEDA, per via delle foglie che cadono...) al gioco di parole quasi irridente con "Depressione pos-Porto" (DEPRESSÃO PÓS-PORTO) della testata Record per finire con l'apertura molto realistica "Disillusione" (DESILUSÃO) de A BOLA. Giova ricordare che Record è considerato vicino allo Sporting Lisbona, A BOLA al Benfica e O JOGO al Porto. Tornando alla penisola, poteva però non distinguersi la testata sportiva piemontese? Certo che no! Ma non per il titolo (piatto!) sull'Inter della prima pagina, bensì per un passaggio - puntualmente estrapolato dal Vs. Cavasinni - di un articolo nelle pagine interne in cui quelli di Tuttosport sono riusciti a scrivere, rimanendo seri, che "(...) questo ALLENATORE messo INOPINATAMENTE SULLA GRATICOLA ha risposto dimostrando nei fatti di avere saldamente in mano lo spogliatoio".

Ma com'era il titolo a dir poco ultimativo proposto dagli stessi insaputi "grigliatori" torinesi nella prima pagina di ieri (11 aprile)? Ah, già: "INZAGHI, O LA CHAMPIONS O ALLA DERIVA CON L'INTER". Pertanto, quelli della testata piemontese, o hanno la memoria dei pesci rossi oppure la faccia come..... Sì, vabbé: non voglio scadere nella volgarità. Mi preme infine un'ultima, mesta sottolineatura. Alla vigilia della partita di Champions, la Gazzetta aveva fatto un giro di interviste tra alcuni ex nerazzurri: solo che ne era involontariamente venuta fuori una sorta di macabro appello dei 5 superstiti dell'undici di quella Grande Inter (Bedin, Guarneri, Jair, Mazzola e Suarez) che aveva battuto il Benfica nella finale di Coppa dei Campioni del 1965. Evidenziando dunque, collateralmente, il lungo elenco dei compagni risultati purtroppo "assenti giustificati": Sarti, Burgnich, Facchetti, Picchi, Peirò, Corso nonché l'allenatore Helenio Herrera... Mi pareva giusto ricordarli, come se fossero tutti ancora tra noi.

Orlando Pan 

Sezione: Calci & Parole / Data: Gio 13 aprile 2023 alle 12:08
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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