"A gennaio ricevo l’invito del Quirinale alla cena con Mattarella e Xi Jinping. E lì succede una cosa incredibile. Non lo conoscevo di persona, ma lui ama il calcio. Entra, mi vede, rompe il protocollo e mi fa: “Lei torna in Cina, eh!”. E io: “Sì, vediamo…” e gli do una pacca. Mattarella sorride: “Lo sa che mi chiedeva di lei?”. Elkann, Tronchetti e altri accorrono: “Sei stato l’unico italiano!”. È un uomo speciale". Parla così Marcello Lippi, intervistato dalla Gazzetta dello Sport.

Suo padre era contento di lei calciatore?
"Andava al bar per “Tutto il calcio...” e diventava rosso che dovevano dargli un cognacchino. Era un vecchio socialista. Contro il potere. E la Juve era il potere. Sono andato a salutarlo sulla tomba: “Papà, so che la Juve ti stava sulle palle, ma abbi pazienza: io vado”".

Perché allenare?
"A 25 anni mi sono iscritto al corso di terza. Volevo sapere perché 40 secondi di recupero dopo i 100 metri, e questo, e quello. Gli allenatori dicevano “zitto, corri e non rompere”. Al primo anno col Cesena battiamo all’ultima il Verona di Bagnoli, già sconfitto all’andata. Noi salvi, loro in B. Osvaldo fa: “Guarda ‘sto mona che m’ha tolto 4 punti…”, ma con affetto. Persona meravigliosa".

Giochista o risultatista?
"Se non giochi bene è difficile vincere. Mi avete messo a metà, ma ho avuto una Juve con tre attaccanti che pressavano altissimi. Il merito è non essere stato integralista. Non ho mai esasperato la tattica: se gli attaccanti pressavano alto, i centrocampisti accorciavano e così i difensori, altrimenti gli avversari sarebbero stati pericolosi. Il fuorigioco era una conseguenza".

Per chi tifava?
"Da bambino Milan. Abitavo in pineta, lì si allenavano Noletti, Trebbi, Liberalato. Rompevamo sempre le scatole".

Come guarisce il calcio italiano?
"Si pensava che con tanti stranieri fosse finita, no? Invece nascono sempre giovani, da Chiesa a Zaniolo, come Totti e Del Piero. C’è la casualità, ma il lavoro sui giovani è decisivo. Sono stati momenti difficili, ma vincere sempre non è bello. Il meglio lo dai quando dici “ti faccio vedere”: le grandi vittorie vengono dai momenti negativi".

Sezione: Rassegna / Data: Gio 09 maggio 2019 alle 10:51 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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