Oggi la Gazzetta dello Sport sottolinea il forte e datato legame tra il club nerazzurro e la Cina, oggi una realtà nota con l'arrivo di Suning. "L’Inter è la Cina anche perché è stata la prima squadra italiana a giocare in quel Paese nel 1978, due anni dopo la morte di Mao Zedong. A Pechino esordì Evaristo Beccalossi, appena acquistato dal Brescia, e tornò in campo Sandro Mazzola che aveva smesso da un anno. Un pari, una sconfitta e al buon presidente Fraizzoli girarono i sentimenti: «Ne vinciamo una in Cina?». La vinsero a Canton: 3-1. Nella Grande Inter trillavano bisillabi che sapevano d’Oriente: Ta-gnin, Be-din… Inter Campus fa giocare i bambini cinesi. Massimo Moratti ha un figlio che si chiama Mao e adorava Alvaro Recoba, che chiamavano il Chino, per via degli occhi stretti. Mostra lineamenti orientali anche Radja Nainggolan che ha sangue indonesiano e plasticità da ninja. Spalletti, calvo, con i baffi che si riuniscono sul mento, ha la maschera di un mandarino medievale. La sua Inter è cinese nello spirito di sopportazione e nel socialismo tattico: non ha individualità di spicco, specie a centrocampo, impone la forza del gruppo e della concentrazione. Non muore mai, come si dice dei cinesi di Milano introvabili nei cimiteri. Milano in cinese si scrive con due ideogrammi: uno rappresenta il riso, il loro alimento più importante, l’altro l’orchidea, il fiore più bello. È un atto d’amore per la città che ora ricambia con il regalo di un derby".

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Sezione: Rassegna / Data: Mar 16 ottobre 2018 alle 09:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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