"La risposta migliore alla sconfitta di Parma è arrivata da Walter Mazzari e dal suo nutritissimo staff. Nella notte di sabato, è stato deciso di trasformare l’allenamento di ieri mattina da obbligatorio in facoltativo. Così, infortunati a parte, si sono presentati ad Appiano soltanto Handanovic ed Hernanes. Vista la qualità del gioco espresso dai nerazzurri (anche) contro la squadra di Donadoni, non si capisce perché gli interisti continuino ad allenarsi. Sarebbe più opportuno raggiungere lo stadio con mezzi propri un’ora e mezzo prima della gara, fare una breve merenda e andare in campo. Di certo non si giocherebbe peggio di quanto visto al Tardini". Questo quanto si legge oggi sul Corriere della Sera. Un attacco per nulla celato a Mazzarri e al suo staff, con toni anche piuttosto energici. "La sconfitta di Parma segna la linea di confine fra una crisi profonda, che capita anche ad altre (ex) grandi squadre, e il caos, perché questo si è visto in diretta quando Mazzarri ha deciso di cambiare (Hernanes per Obi, 6’ della ripresa): il 3-5-2 del primo tempo è diventato qualcosa di non definibile, così come era già accaduto a Firenze (5 ottobre). Gli infortuni (sette), il fatto di giocare ogni tre giorni, la pessima condizione di molti (Palacio e non solo), le difficoltà di una squadra nuova non bastano a spiegare in modo compiuto il disastro. Così come non è sufficiente dire, come ha fatto Mazzarri: «Devo lavorare sulla testa». Prima bisognerebbe capire come l’Inter pensa di fare gol (8 in nove gare più i 7 al Sassuolo). In queste ore, i social sono stati invasi dall’ira dei tifosi interisti, che chiedono l’esonero immediato del tecnico. L’orientamento di Erick Thohir e della società sembra diverso, per il semplice motivo che mandare via un allenatore con contratto da 3 milioni e mezzo (lordi), in scadenza nel giugno 2016 costerebbe troppo a un presidente che ha preso l’Inter con l’obiettivo di guadagnare e non di investire. E ci vorrebbe anche un dirigente pronto ad assumersi la responsabilità del cambio in panchina, così come faceva Moratti, mai disposto ad accettare l’idea di vedere una squadra rassegnata. Quella che è l’Inter oggi. Però le partite con il St. Etienne (giovedì in Francia, quarta gara di Europa League) e il Verona (domenica sera a San Siro) potrebbero rendere obbligatoria una decisione traumatica, visto che dopo la pausa della Nazionale si ripartirà dal derby e dalla Roma. Cambiare l’allenatore non è mai una buona soluzione, soprattutto quando il budget a disposizione è modesto, però viene il momento in cui è necessario dare un segnale di discontinuità, per invertire la rotta e battere la depressione collettiva. Venerdì a Nyon i vertici nerazzurri incontreranno la commissione dell’Uefa per discutere il piano di rientro nel quadro delle norme sul fair play finanziario. Poi però dovrà essere presa una decisione non più rinviabile: o si cambiano i metodi di lavoro oppure si cambia allenatore. Andando avanti così, la squadra non ha alcuna possibilità di arrivare in Europa League. Resta irrisolta una questione che si trascina da quasi un anno (Thohir è arrivato il 15 novembre 2013) e in un anno si possono fare tante cose. Come pensa il presidente di aumentare i ricavi presentando una squadra che mette in fuga tifosi (le presenze a San Siro sono in continuo calo), sponsor, partner commerciali e affini? L’unica certezza è che, se non c’è un cambio deciso di strategia societaria, per l’Inter si annuncia un rapido e inarrestabile declino, in tutto simile a quello dell’inverno 1995, quando Moratti aveva raccolto una squadra in caduta libera, dopo la salvezza (per un punto) del maggio 1994, sebbene in coincidenza con la Coppa Uefa". 

Sezione: Rassegna / Data: Lun 03 novembre 2014 alle 11:59 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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