"Maurizio Sarri non ha solo sbagliato parole, tono, occasione: ha sbagliato secolo". Questo quanto evidenzia Beppe Severgnini dalle colonne del Corriere della Sera. "Non solo ha pronunciato espressioni offensive, ha cercato di difenderle: «Sono cose da campo che dovrebbero finire in campo». Doppio errore. Vuol dire non aver capito che quanto era brutto, ma tollerato, nel XX secolo, è diventato orribile e intollerabile nel XXI secolo. Per un motivo semplice: sono cambiate la sensibilità e la tecnologia. La sensibilità pubblica cambia, come il senso del pudore: chi non lo capisce si rassegni a essere considerato un insensibile, o peggio. Negli anni Cinquanta l’espressione «negro» era utilizzata normalmente — prendete i discorsi, i libri o i giornali dell’epoca, se avete dubbi — e oggi viene giudicata aggressiva e offensiva. Se chi ha antenati africani, in America, vuol essere chiamato African American, così sia. Non è stucchevole correttezza politica: lo chiede lo spirito del tempo. Lo stesso vale per tutto ciò che riguarda l’omosessualità. Qualunque cosa pensiamo sulle unioni civili o il matrimonio tra persone dello stesso sesso, dobbiamo rispettare le scelte sessuali altrui. Lo pretende la legge, lo chiede la società, lo suggerisce il buon senso, lo invoca la Chiesa di Francesco. «Frocio» o «finocchio» hanno smesso di essere inoffensive espressioni popolari, ammesso che lo siano mai state. Sono parole aggressive e offese gravi. Il nervosismo dovuto alla sconfitta nel quarto di finale di Coppia Italia — nel quarto di finale di Coppia Italia! — non giustifica nulla. È facile essere eleganti quando si vince e generosi quando va tutto bene. È inaccettabile che solidi professionisti cadano in eccessi isterici. Il comportamento di Sarri è preoccupante, anche per il futuro del Napoli, oggi la squadra migliore in Italia, per la classifica e per il gioco. Anche alcune reazioni di Higuain in campo sono risultate sgradevoli: un fuoriclasse non affronta l’arbitro sbraitando e gesticolando, con gli occhi di fuori. Se ne rendano conto, i due: anche da questi particolari si giudicano un giocatore e un allenatore. C’è di più e di peggio, però. Sarri si è giustificato dicendo:«Sono cose di campo». Machismo d’altri tempi: oggi, una difesa patetica. Due allenatori cinquantenni non possono insultarsi come calciatori di vent’anni. E neppure a costoro, diciamolo, è consentito usare certe espressioni. L’insulto aggressivo incoraggia il cattivo comportamento degli stadi. Perché seppellire di fischi gli avversari appena giocano la palla? Al San Paolo accade sistematicamente. Che senso ha? Senza buoni avversari non ci sarebbero belle partite: no? Diciamolo, scriviamolo, ripetiamolo: il 2016 non è il 1976. Il presidente della Figc Tavecchio forse — forse — l’ha capito: non direbbe più «mangiabanane» per definire un professionista che viene dall’Africa. Sarri deve capirlo. Non si può gridare «Frocio!» al collega Mancini e sostenere che «Sono cose da campo che dovrebbero finire lì, mi hanno insegnato così». Chi viene insultato reagisce, la maggioranza degli italiani non lo tollera, le telecamere leggono il labiale, i social rilanciano ed esasperano. Essere pronti al grande calcio vuol dire capire queste cose. Non basta andare in panchina in tuta, disporre bene i giocatori e sorridere mite dopo una vittoria". 
 

Sezione: News / Data: Gio 21 gennaio 2016 alle 14:09 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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