Fu giocatore negli anni 70, laureato in medicina dopo la maturità classica, diventa successivamente medico sociale dell'Inter nel 1987. Curò Ronaldo nel 99' e adesso è il punto di riferimento per l'Assocalciatori. Piero Volpi ha dedicato una vita al mondo del calcio, e dopo la tragica vicenda che ha coinvolto il centrocampista del Livorno, Piermario Morosini, ha analizzato l'eccessivo sovraccarico di gare e allenamenti a cui sono sottoposti i giocatori. Vi riportiamo di seguito l'intervista integrale che ha rilasciato al quotidiano La Repubblica.

Troppi casi anomali negli ultimi anni. Ma si muore troppo nel calcio?
Diciamo che si esagera. Non è il caso di attribuire le cause della morte di Morosini al superlavoro. Ma il richiamo di Di Natale è più che leggittimo. Questo modo di giocare a calcio ha prodotto malattie professionali. Ormai è uno sport estremamente fisico, si da il massimo sia in gara che in allenamento. Lo stress è fisico e psicologico, e se dimostri di non reggerlo non scendi nemmeno in campo. Il turnover ormai è rarissimo.

Potrebbe esserci un problema dei calendari?
Effettivamente si giocano troppe gare. Ai miei tempi si giocavano al massimo 45 partite, oggi come oggi si arriva anche a 75. Le rose sono più ampie perché le società devono essere pronte a sopperire alle assenze. Ogni club ormai ha fino a 6 indisponibili. Il caso di Rossi è emblematico: ci si fa male anche in allenamento. C'è un eccessivo uso di antidolorifici e anti infiammatori.

Come giudica i controlli medici?
Sono all'avanguardia, specie per il calcio ad alti livelli. Ma i protocolli vanno applicati ovunque. Un altro problema sono i terreni di gioco: non si può pretendere il massimo dagli attori quando devono recitare in un teatro scalcinato.

Sezione: News / Data: Lun 16 aprile 2012 alle 10:29 / Fonte: La Repubblica
Autore: Mario Garau
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