In questo primo scorcio di stagione il pubblico italiano sta iniziando a conoscere e ad apprezzare il giovanissimo brasiliano su cui l’Inter ha deciso di scommettere addirittura due anni fa, quando l’acquistò ancora sedicenne, in procinto di esplodere con la maglia del Vasco da Gama. Dopo il raggiungimento della maggiore età, Philippe Coutinho è sbarcato a Milano con l’obiettivo di imporsi nel calcio italiano, ma in Brasile è considerato un talento sin da quando, all’età di 5 anni, passò dal campetto di cemento nel cortile di casa al calcio a 5 con una squadra locale.
“Ricordo che quando è arrivato era un ragazzo gracile e timido, – ha dichiarato Gilberto Guarà, ex allenatore di Coutinho – ma si è subito capito che avrebbe avuto un grande futuro perché, rispetto agli altri ragazzini della scuola, si distingueva per il dribbling e la velocità. Inoltre, quando giocavamo contro altre squadre, non solo faceva gol ma soprattutto esaltava la gente, che già ne pronosticava un grande futuro, e penso che attualmente il pronostico possa considerarsi realizzato”.
Cristian e Leandro Coutinho ricordano così i primi passi del fratello nel mondo del calcio: “Tutti lo chiamavano sempre quando c’era da fare un torneo o una partitella. C’era sempre una sorta di disputa per averlo in squadra. Caratterialmente è un ragazzo tranquillo e discreto, le sue passioni sono cose comuni della vita quotidiana, come andare al cinema o al teatro. La sua carriera è cresciuta molto rapidamente perciò, nonostante la pressione, ha dovuto maturare in fretta. Ma per fortuna ha avuto sempre allenatori che lo hanno aiutato nel processo di maturazione”.
Chi lo conosce bene e ha avuto l’opportunità di accompagnarne la crescita umana e professionale garantisce che la grande ribalta non ha minimamente fatto montare la testa a Philippe, che continua a essere un ragazzo semplice, allegro e disponibile. “Un ragazzo timido – lo ha definito Guarà – ma sempre allegro e pronto a scherzare con i compagni. E’ sempre stato un ragazzo rispettoso ed educato. Non ha perso l’umiltà, nonostante sia ancora giovanissimo a 18 anni, e mantiene un legame molto forte con la famiglia e con gli amici. E’ un ragazzo con la testa sulle spalle, ed è questo l’importante perché le doti calcistiche le ha”. Sulla stessa linea di pensiero, Robson Tavareis, altro ex allenatore del brasiliano, che commenta così la crescita di Coutinho: “Non credo che la fama o i soldi possano cambiarlo, grazie all’educazione che ha ricevuto. Dall’inizio sino a oggi, per me è sempre lo stesso ragazzino. Dopo la prima convocazione in nazionale, mi ha chiamato per informarmi e ringraziarmi. Ha sempre condiviso con noi la gioia dei successi, e questo è bello. L’affetto che manifesta verso gli amici e le persone care è la cosa più gratificante”.
Willem Mota Inacio è cresciuto in squadra insieme a Philippe e lo ricorda come un ragazzo “allegro, umile, un amico sempre presente, sempre pronto a dare una mano. Lo conosco da quando eravamo bambini e posso assicurare che non è cambiato”.
Riguardo all’adattamento in Italia, i fratelli Coutinho raccontano la preparazione del giocatore al Bel Paese: “Ha saputo molto in anticipo che sarebbe andato all’Inter, quindi sia lui che noi abbiamo fatto un corso di italiano per un anno e mezzo. Ha studiato con una professoressa, per facilitare l’adattamento a una nuova vita. L’Italia è un Paese molto bello e il suo inserimento è stato eccellente. Deve essersi adattato bene anche grazie...alla pasta! Adora la cucina italiana e la elogia spesso”.

Secondo Tavereis, sono due le doti principali di Coutinho: "La concretezza, perché tutto ciò che fa in campo è in funzione del gol, e l'umiltà che ha sempre avuto sin da piccolo e che conserva tutt'oggi. Era un leader silenzioso: i compagni gli davano retta e lo ascoltavano sempre". Nessuno mette in dubbio le grandi qualità tattiche del brasiliano, che lo rendono perfettamente adatto a giocare nel campionato italiano, e al riguardo Tavereis ricorda un episodio significativo: "Quando Philippe giocava nei pulcini, si mise a parlare di tattica con un compagno, all'età di appena 8 anni. Credo sia il miglior esempio per rendere l'idea della coscienza tattica che possiede. Mai visto un ragazzo simile in tutta la mia carriera da allenatore". Giocando con lui invece, Inacio ha potuto sperimentarne di persona le qualità di "uomo assist, le doti di finalizzatore e la gran velocità. E' un giocatore fuori dal comune, ed è facile giocarci insieme perché molto intelligente. E' rapido, bravo nei passaggi e finalizza bene. Insomma, è un genio. Un giocatore molto tecnico che pensa molto rapidamente. Sono sicuro che arriverà lontano, anzi, secondo me diventerà il migliore del mondo".
 

Sezione: News / Data: Mar 05 ottobre 2010 alle 14:00 / Fonte: gazzetta.it
Autore: Daniele Alfieri
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