A poche ore dal derby contro l'Inter, Gerry Cardinale, il numero uno di RedBird, società proprietaria del Milan, parla a tutto tondo per 'Sette', il magazine del Corriere della Sera. Raccontando cosa lo ho portato ad optare per il cub rossonero: "Penso da sempre che sia uno dei 4-5 top club in Europa. Siamo qui grazie a quello che hanno fatto i nostri predecessori, Silvio Berlusconi, Gianni Rivera prima di lui, Sacchi, Baresi, Maldini... Per Silvio Berlusconi ho un enorme rispetto, era un grande visionario, i risultati parlano per lui. Berlusconi ha portato il Milan al top poi è stato difficile tenere il passo perché il mondo stava cambiando, con una forte evoluzione nella fruizione dei contenuti e nelle tecnologie. Questa è una grande lezione, non si può mai riposare sugli allori. È la stessa che ho imparato in Goldman Sachs: ogni anno ci riunivamo per esaminare i risultati, eravamo sempre i primi, ma se voi ci aveste visti avreste pensato che fossimo ultimi in tutto perché analizzavamo ogni business valutando come avremmo potuto fare meglio".

Lei è soddisfatto del suo primo anno di Milan?
"Non ho ancora fatto nulla! Sono entrato in punta di piedi, ho mantenuto l’organizzazione ereditata. Del resto, ho grande rispetto di Paolo Scaroni, scelto da Elliott che ha fatto un grande lavoro e che ringrazio: è così coerente con il mondo da cui provengo e al tempo stesso così milanista e autorevole. Una delle mie mosse migliori è stato portare al Milan Giorgio Furlani (ad) e Stefano Cocirio (direttore finanziario) che hanno lasciato Elliott senza controversie. Mi ha dato il tempo necessario per valutare cosa funzionava e cosa no. Questa è la prima stagione in cui metto mano al calciomercato, al progetto stadio e iniziamo ad applicare le nostre idee per valorizzare il brand".

In questa crescita lo stadio è un punto fondamentale: l’impianto del Milan sarà a San Donato?
"I presupposti sono incoraggianti. Con il benestare del Comune di San Donato e della Regione, che ringraziamo, abbiamo già svolto diverse sessioni molto produttive. La nostra proposta è supportata da un volume imponente di relazioni tecniche: sarà uno stadio all’avanguardia, a 10 minuti di metro dal Duomo, porteremo eventi dal vivo, artisti di fama mondiale suoneranno lì. Un’opportunità mancata per Milano, con nostro forte rammarico, perché ho maturato grande stima per il sindaco Sala. Sono deluso soprattutto perché ci sono state alcune minoranze pregiudizialmente contrarie, che hanno sbarrato la strada anche al progetto a La Maura. Sarebbe stato l’impianto sportivo più verde al mondo, con l’85% dedicato al verde e solo il 15% di area cementificata».

È pentito di aver investito in Italia? Pensa che la burocrazia sia troppo opprimente?
"No, qui mi sento a casa. Quando abbiamo comprato il Milan, in America mi dicevano: “Siete pazzi, non potete fare affari in Italia. C’è la burocrazia, c’è la politica”. E quando ho pensato di costruire un nuovo stadio, mi è stato detto: “Scordatelo. Hai visto cos’è successo a Roma?”. Ma, a parte che sentirmi dire che non riuscirò a fare una cosa aumenta la mia determinazione, io vedo l’Italia con occhi diversi, penso che gli italiani siano collaborativi e aperti al dialogo. Mi piacerebbe investire di più qui. Quando costruiremo il nuovo stadio sarà un progetto da un miliardo e sarebbe un bel segnale se fosse sostenuto anche da capitali italiani. Sarebbe una risposta a chi sostiene che in Italia non si può fare impresa".

Sezione: L'avversario / Data: Ven 15 settembre 2023 alle 09:59
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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