No, sabato sera non sarà il solito Roma-Inter. Soprattutto perché sulla panchina giallorossa non siederà l'ex condottiero del Triplete, José Mourinho, l'uomo in grado di unire due squadre nell'amore nei suoi confronti ma anche di dividerle fino agli antipodi per il gioco proposto. Sì, perché tutti abbiamo negli occhi la prestazione da provinciale dei capitolini nel match d'andata di San Siro, quella con lo Special One in tribuna stampa vicino ai suoi match analyst e con Romelu Lukaku in campo subissato dai fischi dei tifosi presenti le poche volte in cui entrò in possesso palla. Lo specchio di una Roma rinunciataria, ai limiti dell'arrendevole, che quasi sfiorò il colpaccio con una rara sortita nella metà campo avversaria: ci pensò Yann Sommer a respingere il colpo di testa di Bryan Cristante. Prima che Marcus Thuram, l'erede di Big Rom, si prendesse la scena con la zampata che sbloccò una partita rimasta in bilico fino all'81esimo, nonostante la differenza impietosa nei dati statistici. Quella fu la quinta sconfitta in sei incroci del portoghese con la Beneamata; l'unico successo è rimasto quello del 1° ottobre 2023,  in rimonta, il giorno in cui Lautaro e compagni dissero ufficiosamente addio ai sogni di gloria scudetto con larghissimo anticipo sull'ultima giornata.

Sembra passata una vita da quel giorno, quando gli #Inzaghiout era un gruppo nutrito che voleva la testa dell'allenatore che oggi magari venerano. E non potrebbe essere altrimenti dando un occhio alla classifica dopo quel ciclo terribile di gennaio, il mese della crisi annunciata dai media, che invece nel 2024 ha regalato una Supercoppa e un primato solido dopo la vittoria netta sulla Juve. Un altro 1-0 che non ha dato le corrette proporzioni della differenza che si è vista in campo e che non rende completamente giustizia ai meriti dell'Inter di Simone Inzaghi. Già, i meriti oggettivi di un allenatore che vengono riconosciuti molto raramente a livello pubblico dagli avversari. Al massimo si parla di squadra di campioni, un po' per mettere le mani avanti in caso di sconfitta, un po' per sottolineare che il lavoro è più comodo con una rosa simile. Daniele De Rossi, il nuovo che avanza a Roma, non ha voluto fare distinzioni di alcun tipo, e questo già lo differenzia da molti suoi colleghi più esperti: "Tutti dicono che l’Inter è la più forte e lo dico anche io. Ma pochi dicono, e facciamo un torto a Simone Inzaghi, che è anche quella che gioca meglio di tutti. Giocano veramente bene, il Bologna gioca altrettanto bene ma l’Inter oltre ad essere forte gioca veramente bene", le dichiarazioni di DDR dopo il successo di Cagliari, il terzo in tre partite dal suo insediamento. Parole che bastano e avanzano per essere portati a credere che tra due giorni non sarà il solito Roma-Inter. 

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 08 febbraio 2024 alle 19:57
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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