Ospite della nuova puntata di 'Frog Talks', il podcast condotto da Andrea Ranocchia, è Henrikh Mkhitaryan. Una lunga chiacchierata in cui sono emersi parecchi aspetti personali del centrocampista armeno, personaggio molto interessante non solo in campo ma anche fuori.
Tu sei sempre stato un incubo. Inizi da attaccante esterno.
"All'epoca facevo il trequartista, ala però venendo dentro".
Poi con l'età ti spostano in mezzo...
"Esatto, pensano non ci sia più la velocità (ride, ndr)".
Ho visto che hai giocato in Brasile.
"Ho fatto un periodo di prova di sei mesi, quando avevo 13 anni il mio club armeno aveva stipulato un contratto con il Sao Paulo e dovevamo scambiarci i calciatori. Lì sarebbero andati ragazzini della mia età, mentre in Armenia sarebbero arrivati ragazzi di 17-18 anni per la prima squadra".
Dopo l'esperienza in Armenia che hai fatto?
"A 20 anni sono andato in Ucraina Metallurg Donetsk, ho giocato un anno e dopo lo Shakhtar di mister Lucescu mi ha voluto".
Lì sei esploso.
"Sì perché ci vedevano di più, giocavamo la Champions e avevamo una squadra forte".
Lucescu mi ha sempre affascinato, che tipo è?
"Bravissimo, come allenatore posso dire solo buone cose, anche per il comportamento con i giocatori".
Lavora tanto con la palla.
"Sì, avevamo due preparatori fisici italiani e facevamo tante corse".
Poi sei stato in Germania.
"Sì, a Dortmund per tre anni prima con Klopp e poi con Tuchel".
Klopp com'è?
"Bravissimo, uno psicologo che ti dà fiducia e libertà".
Da fuori sembra un motivatore.
"Per lui daresti la vita. Un giorno durante un allenamento in cui ci esercitavamo sui tiri in porta mi disse: 'Se fai 7 gol ti do 50 euro, altrimenti me li dai tu'. Dissi ok e alla fine segnai solo 5 reti. Ero triste perché dopo l'allenamento avrei dovuto pagarlo. Dopo due giorni abbiamo battuto 2-1 l'Eintracht Francoforte grazie a una mia doppietta e al termine della partita Klopp è venuto da me ad abbracciarmi. Gli ho chiesto di ridarmi i 50 euro e lo ha fatto (ride, ndr)".
Tu hai girato in tanti campionati. Che differenze hai trovato?
"Ho giocato in tornei diversi ma da quando ho iniziato è il calcio a essere cambiato. Ho trovato difficoltà ovunque, in ogni campionato era diverso. In Inghilterra c'era fisicità, in Germania disciplina e libertà. A quei tempi non c'erano giocatori velocissimi, ora è pieno di Usain Bolt che corrono a destra e a sinistra. Io che ho 35 anni non riesco a stargli dietro (ride, ndr)".
A Dortmund vivevi in città?
"Sì. L'80% degli abitanti sono anziani, i giovani andavano a studiare fuori. Non mi sentivo benissimo, ero solo e mi sembrava una città morta. Ma il calcio è la vita".
Dove ti sei trovato meglio?
"In Italia, a Roma e a Milano".
Poi hai giocato a Manchester con lo United e a Londra con l'Arsenal, dove non ti sei trovato benissimo.
"Non mi sono trovano malissimo, mi voleva Wenger e mi hanno scambiato con Sanchez. Ma dopo 6 mesi lo hanno licenziato ed è arrivato Emery. Il quale ha provato ad adattarsi al calcio inglese...".
Potresti finire la carriera all'Inter.
"Mi restano due anni di contratto vediamo se riesco a farli (ride, ndr)". Dico sempre che finché posso devo giocare per non avere rimpianti".
Poi la situazione si ribalta ed è Mkhitaryan a fare domande a Ranocchia.
A te cosa manca del calcio?
"A me manca soprattutto lo spogliatoio, gli scherzi, le battute con i compagni, si era creato un bel gruppo. Lo tenevo vivo".
Quanti anni hai giocato qui?
"Undici anni con l'intermezzo alla Sampdoria dove non è andata bene, poi 4 mesi in Inghilterra dove invece mi sono trovato molto bene".
Hai avuto moltissimi compagni, magari cambiavano ogni anno e tu eri sempre lì.
"Ma sai che ogni tanto guardo le storie Instagram dei miei compagni e torno indietro nel tempo. Penso che ho giocato con Forlan e neanche mi ricordavo. Però è bello, lo spogliatoio mi manca tanto. Lì crei i rapporti. Ogni tanto ritrovo i miei compagni quando vengo qui ed è come non fossi mai andato via, anche se l'amicizia è diversa. Finché hai entusiasmo vai dritto".
Dopo questo breve intermezzo, Ranocchia riprende la conduzione dell'intervista.
Qui ti trovi bene con i compagni?
"Molto, secondo me mi vogliono bene".
Te lo confermo, ogni volta che parlo con loro spendono belle parole per te.
"Mi fa piacere, dal primo giorno mi sono sentito come se fossi sempre stato qui in un'altra vita, con gli stessi compagni, la tifoseria, lo stadio. Ero anche sorpreso di questo".
Ti avviso che chi ha fatto questo podcast dopo 2-3 partite ha segnato. Mi ringrazierai.
"Allora il gol lo dedicherò a te".
Al di là dell'Inter, in quale spogliatoio ti sei trovato bene?
"Mi sono trovato bene un po' ovunqque, le squadre erano belle e l'ambiente era piacevole. Qui stiamo bene perché vinciamo, quando perdi iniziano le chiacchiere tra i giocatori e arriva un po' di negatività. Ma lasciando perdere questo aspetto, mi sono trovato bene in tutte le squadre".
Tu quante lingue parli?
"Cinque: armeno, russo, inglese, francese, italiano. Il tedesco l'ho scordato, l'ho imparato dopo due anni e al terzo ero bravo, ma quando sono andato via non l'ho più parlato".
Con Calhanoglu in che lingua parli?
"Inglese, anche se sentendo il suo accento mi torna in mente il tedesco. Così anche quando altri compagni parlano tedesco".
Com'è Wenger?
"Persona molto intelligente, quando le cose non sono andate bene non ha mai cercato colpevoli. Sempre gentile verso i calciatori e gli addetti del club. Lui cercava sempre giocatori bravi non solo tecnicamente ma anche come persona. Per lui era importante non rovinare l'ambiente".
In quell'Arsenal chi c'era di forte?
"Ho giocato con Aubameyang, Lacazette, Bellerin, Nacho, dietro c'era Koscielny, Sokratis, Holding, Chambers".
Quando ci abbiamo giocato contro c'era il Nino, non lo prendevo mai, andava a 2000 all'ora.
"I campioni sono così (ride, ndr).
Tu sei stato capitano giovanissimo.
"Sì, al metallurg qualche partita per convincermi a non andare allo Shakhtar. Poi ho indossato la fascia alla Roma contro la Salernitana. Poi in Nazionale, dal 2015. C'è tanta responsabilità ma non sono uno che si spaventa o si nasconde dalle responsabilità. Mi sento responsabile delle cose che faccio e di quelle che non riesco a fare, perché se hai le palle le fai altrimenti fai un passo indietro".
Dai l'idea di essere un giocatore che non va mai in difficoltà.
"Le difficoltà ci sono sempre ma bisogna essere sempre concentrati per non mollare, la partita dura 90 minuti e se sei in difficoltà per 10 minuti devi essere pronto a superarla per aiutare i compagni. Anch'io ogni tanto sono in difficoltà ma cerco di non mollare perché poi è difficile rientrare in partita. Non sono uno che urla tanto, ma con la corsa, con la volontà, con una semplice azione provo a dare messaggi ai compagni perché diano il massimo".
Lautaro che capitano è?
"In un'intervista ho detto che anche senza la fascia è un trascinatore, sta segnando tantissimo, è fondamentale per questa Inter e lo sta dimostrando. Non è una questione di fascia, conta come ti comporti in campo. Un leader anche senza essere capitano può indicarti la strada. Penso a Barella che non ha la fascia ma fa delle cose che ti lasciano con la bocca aperta".
Voi poi ne avete tanti capitani nello spogliatoio.
"Tutti e 25. Questo è importante. Quando giochi sei con undici giocatori, magari quel giorno uno o due non sono al meglio. Però sapendo di avere questi compagni sono tranquilli perché sanno che daranno una mano".
Hai pensato al post carriera?
"Ho tanti pensieri, ma onestamente rimarrò difficilmente nel calcio. Magari farò altro, ci sono tante cose da imparare nella vita. Innanzitutto passare più tempo con la famiglia e gli amici e imparare cose che mi serviranno per i miei obiettivi. Come per esempio imparare a cucinare. Diciamo che so cucinare ma non benissimo".
Tu hai fatto l'università.
"Sì, Football Management ed Economia. Entrambi in Armenia".
Tutto giocando praticamente ogni tre giorni da quandoi sei andato allo Shakhtar.
"Sì, ho iniziato a giocare le coppe dal 2010, poi la Nazionale dal 2007 a 18 anni".
Hai fatto sempre il giocatore offensivo.
"Sì, seconda punta o trequartista. in Nazionale mi hanno fatto gicoare come play ma non è il mio ruolo".
Il mister com'è?
"Bravissimo, mi piace molto. Sa quando scherzare ed essere serio. Sa motivarti, mi sono trovato subito bene con lui".
Hai avuto tanti allenatori e hai gli strumenti per confrontarli.
"Ognuno è diverso dall'altro, ognuno è spaciale, ha il proprio modo di lavorare, di interfacciarsi con i calciatori. Sono stato fortunato a lavorare con tutti questi allenatori".
Qual è la qualità più importante dell'Inter in questo momento?
"A parte che il gruppo è incredibile e siamo molto bravi, conta il fatto che ci troviamo meolto bene l'uno con l'altro. In campo ci capiamo con uno sguardo, sappiamo subito cosa vuole il compagno e dove andrà il pallone. Questa è la nostra forza".
Hai conosciuto tante realtà e hai imparato tante lingue, nel calcio questo è fondamentale.
"Sì, quando vai in un posto nuovo ci sono la cultura, la lingua, i compagni, la città, bisogna adattarsi. Imparando subito la lingua tutto diventa più facile, ti aiuta in tutto. Poi si trovano calciatori che non vogliono imparare né lingua né cultura locale e iniziano ad avere problemi e a lamentarsi. Se si iniza a lavorare su sé stessi non ci saranno problemi".
Quando smetterai dove pensi che andari a vivere?
"Per il momento sto pensando di vivere a Milano, però dipende da mio figlio, se vorrà giocare a calcio o no. Se gli piacerà giocare rimarremo qui, poi con il tempo vedremo se sarà la sua strada. Altrimenti torneremo in Armenia".
Quali sono le tue passioni extra calcio?
"Guardo film in inglese o in italiano, oppure partite. Mi piace giocare a scacchi, ti dà la possibilità di pensare, di capire come muoverti, le prossime mosse...".
Ti piacerebbe fare l'allenatore?
"No, già da calciatore passi tanti tempo al centro sportivo e nei ritiri. Da allenatore è peggio, devi analizzare l'allenamento, come giocare, devi parlare con i calciatori prima e dopo le partite, studiare l'avversario...".
Ti vedrei bene come direttore sportivo.
"Mi piace dare consigli, ci penserò (ride, ndr)".
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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