Buoni voti quelli raccolti dagli interisti sulla Gazzetta dello Sport dopo il 2-0 al River Plate che qualifica la squadra di Chivu al primo posto nel girone e la proietta agli ottavi del Mondiale contro il Fluminense. Pio Esposito migliore in campo, ma molto bene anche Bastoni, Lautaro, Mkhitaryan e Sucic.

6 Sommer - Solo paratine, una su Mastantuono nel primo tempo e una sul colpo di testa smorzato di Colidio, il resto è gestione attenta della palla con i piedi: viste le entrate di quelli del River, non una cosa banale.

6,5 Darmian - In una partita con così tanti falli e provocazioni, l’infortunato non può mancare: è il povero Matteo che priva aveva spazzato tutto con attenzione.

6 Acerbi - Queste battaglie fisiche esaltano un mestierante del genere come il centralone di Chivu: ha un rivale tostissimo e fisico come Borja, ma non permette che nessuno abbia il sopravvento nel suo mondo.

7,5 Bastoni - Tantissime uscite con la palla, e questo per lui è ordinaria amministrazione, ma il meglio lo dà nella marcatura del prodigio Mastantuono. Gli argentini rimangono a bocca aperta nel vederlo poi segnare dopo dribbling e si chiedono: come fa questo qui a fare il difensore?

6,5 Dumfries - I primi minuti nerazzurri dopo Monaco dell’olandesone sono più che positivi: fa valere la superiorità fisica contro quella zanzara fastidiosa di Acuna, ma come per Dimarco manca solo il tocco decisivo. Si infuria alla fine e resta il sospetto che abbia ricevuto un insulto razzista (cosa che poi nega nel dopogara).

6 Barella - Dà una bella palla a Pio Esposito nel primo tempo e nel secondo pasticcia un po’ troppo nel ballo a due con Dumfries: peccato, perché da quel lato la lama si infila facilmente nel burro.

6,5 Asllani - L’albanese non sta giocando per niente un brutto Mondiale nelle terre di Calha: cerca immediatamente il compagno in avanti con qualche buon tracciante.

7,5 Mkhitaryan - Fa venire il mal di denti a Kranevitter, rompe sempre la linea filando via con il pallone come i ferry boat che partono dal porto di Seattle. In una delle tante incursioni avrebbe lo spazio-tempo per fare un gol, l’unica cosa che manca.

6 Dimarco - Con un occhio guarda a Mastantuono alle spalle e con un altro al campo che ha davanti per attaccare Montiel: arrivano i soliti cross della casa, manca soltanto quello giusto.

7 Lautaro - Prova il pressing su Martinez Quarta che ricambia con carinerie e calcioni: è bravo nella preparazione, un filo nella “definizione” perché una volta si fa anticipare da Acuna (palo) e una si fa murare da Armani. Però, contro i compatrioti, si esalta.

8 Pio Esposito - Il bambino Pio è pronto, fatto e finito per l’Inter: questa tonnara lo certifica una volta di più. Il modo in cui sgomita, allarga, sfiora il gol e poi lo trova con maestria è da centravanti, non del futuro, ma del presente. E, quindi, perché mai non tenerlo?

7 Sucic - Perché l’Inter ha speso 14 milioni per un croato della Dinamo Zagabria con poco hype rispetto ad altri? Perché è un centrocampista dal potenziale sconosciuto, non solo per l’assist a Pio, ma per come governa la palla quando scotta.

6,5 Carlos Augusto - Quando finiscono le pile di Dimarco, entra il brasiliano per fare a botte con gli argentini: un classico della commedia sudamericana, come il giallo che si prende.

6 Carboni - Gioca contro l’ex squadra del fratello e contro i connazionali col coltello dentro ai calzettoni: non la condizione emotiva e fisica perché un virtuoso come lui possa brillare.

5,5 Sebastiano Esposito - entra al posto del fratello nel finale

s.v. De Vrij

7,5 Chivu - Alla terza partita, la sua mano si vede tutta. Il buon Cristian non vuole parlare di “chivuismo” e ci mancherebbe pure, ma verticalità e pressing promettono bene.

Sezione: Focus / Data: Gio 26 giugno 2025 alle 08:14 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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