Ospite negli studi di Sky per il programma E Poi C'è Cattelan, Roberto Mancini si presta alle domande di Alessandro Cattelan - noto tifoso interista - e risponde ad alcune curiosità del conduttore. Si inizia parlando dello stile del tecnico nerazzurro, famoso anche per la sua sciarpa: "La mania è nata tutta in Inghilterra, dove hanno fatto addirittura un articolo di giornale sul modo in cui portavo la sciarpa e su come si annodava", spiega divertito il Mancio. Che poi non risparmia una stoccatina a Sinisa Mihajlovic: "Sinisa elegante? Mica tanto! Lui quand’è arrivato abbiamo dovuto svezzarlo, si vestiva abbastanza male. Poi è cresciuto, ci ha lavorato sempre, gli abbiamo dato una mano e ora è molto migliorato”. 

Si inizia poi a parlare di calcio e la memoria si sposta all'Inghilterra, dove Mancini ha riconsegnato al Manchester City un titolo che mancava da oltre quarant'anni: "Anche se quando siamo andati sotto nella partita decisiva ho iniziato a mandare a quel paese i miei giocatori (ride, ndr), poi fortunatamente abbiamo vinto e tutto è andato bene. A Manchester incontravo spesso i fratelli Gallagher, Liam è davvero tifosissimo del City, c'è sempre. Addirittura quando abbiamo vinto la Premier League è venuto a trovarmi nel mio ufficio e mi ha pure baciato in bocca… No, non ho avuto il tempo di oppormi (ride, ndr)".

Sulle battute finali dell'intervista, Cattelan svela a quale condizione Mancini ha accettato di venire in trasmissione: l'Inter avrebbe dovuto vincere la partita contro il Verona. E poi mostra un'immagine di poco successiva al triplice fischio dello scorso anticipo del sabato, in cui Mancini è a colloquio con l'addetto stampa dell'Inter, Luigi Crippa. Cosa si stavano dicendo? "Eh, mi stava dicendo che avevate già cominciato a telefonare per chiedermi la conferma della presenza in trasmissione" risponde ridendo il Mancio, che poi conclude: "Come mi tengo in forma? Vado in bicicletta perché non ho più voglia di correre! Anche se c'era un tempo in cui i ciclisti della domenica li avrei voluti investire perché invadono sempre le carreggiate (ride, ndr). Poi gioco a padel, un mix tra tennis e squash: si gioca in un mini campo da tennis, venti metri per dieci dove la palla è sempre in campo e bisogna correre parecchio”. 

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 16 aprile 2015 alle 23:24
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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