Se si osservano i primi minuti stagionali dell'Udinese, ci sembrerà d'essere entrati nell'universo platoniano. Partenza scattante contro il Milan, nessuna realtà sensibile, i principi sono tre: intensità, transizioni positive e verticalità. Nessuna copia imperfette delle idee. I modelli unici sottiliani hanno sorpreso un po' tutti. La prospettiva dualistica dell'essere conduce le pedine bianconere ad un oggetto di studio mirato, che si adatta alle contingenze situazionali. Quando Deulofeu sguscia via sulla destra e appoggia per il fendente di Lovric, qualche brivido lungo la schiena di Inzaghi corre rapidamente. La scienza ci porta alla verità perfetta e immutabile, avendo come oggetto di studio le idee: quelle di Barella sono chiare. L'indirizzo recapitato è il bacio della rete, il mezzo di trasporto è una traiettoria arcuata che Silvestri può solo contemplare.
TUTTO FISICO, TUTTA FORZA. Il vantaggio nerazzurro è la genesi per un immutabile abbassamento del baricentro. Il criterio di giudizio è il doppio cambio effettuato alla mezz'ora: Inzaghi opta per la sostituzione degli ammoniti, considerando pericolosa la prorompente forza fisica degli esterni friulani e di Beto. Bastoni e Mkhitaryan s'accomodano in panchina e i duelli non accennano ad abbassarsi. La banda di Sottil ricompone i tratti individuali forniti dalla materia, senza farsi scoraggiare. Anzi, puntando tutte le fiches sui duelli fisici e sulla forza dell'intensità. Non tutto quello che può essere ideato costituisce la realtà effettiva: così il traffico si rende padrone del primo tempo e la confusione regna sovrana in mezzo al campo.
RITMO ENERGICO. La contesa sembra stapparsi appena le pedine rampanti varcano la fine del tunnel per rientrare in campo. La felicità si realizza con l'esercizio della ragione mediante le virtù. Così i giocatori si associano dando segnali di energia ma con poca lucidità all'atto pratico. La leggerezza di Brozovic spiana un'autostrada a Lovric, costringendo Handanovic all'intervento riparatore superlativo. Sullo sviluppo immediatamente successivo è Dumfries a frapporsi alla battuta di testa a colpo sicuro di Becao. Eccola la confusione, tornare a governare le coordinate del confronto. Il palo di Deulofeu (con annessa parata telepatica di Handanovic) fa tremare le certezze nerazzurre. L'istante del bombardamento non va a compimento per una serie incatenata di sviluppi che sfiorano il vantaggio casalingo: salvifici e provvidenziali i salvataggi di Skriniar e D'Ambrosio. Sulla torsione di Bjiol non produce alcun effetto l'istinto telepatico di Handanovic, che incassa l'1-2 dal connazionale. È illusione, il bacio alla rete. Un'altra domenica amara per i cuori nerazzurri, conclusa con il contropiede di Arslan (nelle ineluttabili praterie) che trafigge la porta interista.
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