Adesso Zlatan Ibrahimovic e Mario Balotelli hanno un'altra cosa in comune: un gestaccio nei confronti del pubblico di San Siro che li ha fischiati per il loro atteggiamento poco gradito e in linea con le necessità della squadra e del momento di difficoltà che stava vivendo. Cos'altro li avvicina? Ovviamente lo stesso procuratore, Mino Raiola, da qualche settimana angelo custode anche del giovane attaccante ancora in forza all'Inter. Destini paralleli, per certi versi, quelli dei due giocatori, che pur offrendo ottime giocate (con le dovute proporzioni, Ibra ha portato l'Inter a vincere qualche scudetto, l'ultimo soprattuto) al pubblico di San Siro, non sono però mai riusciti a entrare davvero nel suo cuore, come fatto da altri nerazzurri i cui nomi sono arcinoti e che non c'è bisogno di scomodare. Oggi Ibrahimovic veste la maglia del Barcellona, dopo aver rotto pubblicamente con i tifosi dell'Inter (era il 2 maggio 2009 e la Beneamata alla fine vinse 2-0), aver timidamente recuperato il rapporto fino all'addio nell'operazione di scambio con Eto'o. Un epilogo sorprendente, a un certo punto della scorsa estate infuocata, ma con il senno di poi inevitabile. E il sentimento dei tifosi nerazzurri nei confronti dello svedese lo si intuisce dalla bordata di fischi che ha accompagnato la sua partita martedì sera a Milano.
Fischi che hanno caratterizzato anche quei 15 inuti di partita di Mario Balotelli, anche se di stampo diverso. Mario è stato 'maltrattato' dal dissenso del pubblico per un atteggiamento controproducente, non solo per quei pochi errori commessi sul rettangolo di gioco. Quello che ha innervosito la gente di San Siro è stato il modo in cui il ragazzo ha interpretato il match, con sufficienza e insofferenza, quasi stesse facendo un favore a qualcuno contro voglia rimanendo in campo. Invece di inseguire l'avversario, nel momento di maggiore pressione del Barcellona, imitando l'esempio di tutti i suoi compagni (già stremati da 9 minuti intensissimi), Balotelli dinoccolava tra le linee, in attesa di un pallone giocabile, senza coprire la sua zona di competenza e costringendo Zanetti e Cambiasso a correre anche per lui. Inammissibile per i tifosi, stretti intorno alla squadra nella fase più difficile, con un solitsta poco propenso al sacrificio. Fischi meritati, dunque, e non ingenerosi come sostiene Raiola. Non sono stati gli errori a scatenare l'ira del pubblico, ma l'atteggiamento del ragazzo.
Tornando a Ibrahimovic, quello che spazientiva la gente era il modo in cui lo svedese interpretava le partite. Chiaro, con una delle sue magie riusciva a rivoltarle in favore dell'Inter, ma la sua mania di protagonismo varcava sin troppe volte i limiti dell'accettabile. I compagni non gli dicevano nulla perché da solo ottimizzava al meglio il loro lavoro e li aiutava a vincere anche in sofferenza, ma qualche vaffa la scorsa stagione è volato. E, guarda caso, molti se li sono scambiati proprio Ibrahimovic e Balotelli, caratteri troppo simili per non scontrarsi tra loro (l'apice durante Inter-Siena, prima partita dopo la vittoria dello scudetto, quando Mario non servì a Ibra un pallone da depositare in gol, andando a segno da solo e ignorando la rincorsa al titolo di capocannoniere del compagno). La differenza tra i due? Ibrahimovic era ed è un fuoriclasse in grado di fare la differenza, Balotelli ancora lo ha dimostrato poche volte. Inoltre, in termini di professionalità il Genio di Malmoe, al di là dei picchi di presunzione, è sempre stato ineccepibile e non ha mai giurato amore eterno ai colori nerazzurri, difendendoli sempre e comunque fino alla scorsa estate. E' parte del suo carattere e lo ha confermato fino all'ultimo momento.
Il modo in cui Balotelli sta affrontando questi ultimi mesi, tra polemiche di varia natura, scontri con Mourinho (Ibra non ha mai litigato con lo Special One), eccessi dovuti anche alla sua età e manifestazioni fastidiose di milanismo, ha creato intorno a lui un clima di malumore che il suo mea culpa pubblico (necessario per tornare a giocare) ha solo in parte alleviato. I tifosi lo hanno riacolto anche se con una certa diffidenza, il gol contro il Bologna sembrava poter mettere tutti i problemi alle spalle, almeno per il bene dell'Inter. Poi la scenata di martedì sera, conclusa con il lancio della maglia a terra, ha definitivamente interrotto ogni trattativa tra giocatore e tifoseria. Un gesto troppo grave per essere perdonato, peggio persino dell'aver indossato la maglia del Milan. Sommando questi due episodi, è scontato che la rabbia del tifoso raggiunga i massimi livelli. E i compagni, che volevano riaccoglierlo nello spogliatoio, adesso faranno fatica a restituirgli credibilità e lo 'sopporteranno' fino al termine della stagione: troppo importante la posta in palio da qui a un mese per farsi distrarre da beghe 'famigliari'. Si dirà che è un bambino, un imulsivo, ma alla sua età si è in grado di intendere e di volere. Prenda esempio da Messi, un fenomeno anche nella vita pubblica, non certo più grande di lui dal punto di vista anagrafico. Tra i due c'è una differenza abissale, eppure Mario questa distanza non la percepisce, forte di un ego ingiustificabile per quanto visto finora. Una presunzione che lo avvicina a Ibra, anche se quella dello svedese ha delle basi su cui poggiarsi.
Caratteri simili, dunque, quasi solidali tra loro, se si pensa alle parole di Ibrahimovic nel commentare il pesante rimbrotto di Materazzi a SuperMario. Ibracadabra ha difeso l'ex compagno di reparto, chiedendo che venga lasciato in pace, forse perché a livello psichico tra i due oggi c'è sintonia (non devono più nevessariamente passarsi il pallone...), forse perché il catalano capisce cosa significa sentirsi il migliore ma non essere compreso dagli altri. Il fatto che Raiola di l'agente di entrambi, l'episodio di martedì sera e il precedente di mercato della scorsa estate sono tre indizi che spingono Balotelli lontano dall'Inter. C'è la sensazione che Moratti aspetterà la fine della stagione prima di mettere il suo gioiello all'asta, in attesa di offerte irrinunciabili che separino la strada delle parti (magari il giovane andrà proprio a Barcellona, seguendo le orme di Ibra). Balotelli è cresciuto calcisticamente nell'Inter, ma non è mai stato interista dentro. E oggi il suo stato personale esplode giorno dopo giorno. Sembra lontana anni luce quella esultanza dopo il gol alla Juventus circa un anno fa, quando Mario andò sotto la curva stringendo in mano il tricolore che aveva cucito sulla sua maglia. Oggi anche quel gesto ha perso significato.
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