Tra formazione universitaria, sport e medicina esistono molti punti di contatto, che si prestano a confronti e discussione. Su questi temi si sono confrontati due campioni come Javier Zanetti e Paolo Maldini, esempi dentro e fuori dal campo, insieme a un docente dell'Humanitas University (prof. Alberto Mantovani) e al dottor Piero Volpi, ortopedico di Humanitas e responsabile sanitario di F.C. Internazionale. All'incontro di oggi, l'Universiday, presso l'Humanitas University di Rozzano, il vice president Javier Zanetti ha rilasciato alcune dichiarazioni ai giornalisti presenti: "Penso che l'impegno e la costanza siano alla base della formazione professionale di un individuo, nello sport come nella vita quotidiana e di conseguenza nel lavoro. La cultura del lavoro nel mio caso ha premiato, così come l'educazione che mi è stata impartita dalla famiglia".

In seguito, l'ex capitano dell'Inter ha risposto ad alcune domande direttamente dal palco: 

Come si diventa un campioni? 
"Fin da bambino avevo voglia di diventare un giorno un professionista, se vuoi arrivare a certi livelli bisogna allenarsi con costanza, quando arrivi alla nostra età lavori solo perché hai tanta voglia. Vogliamo essere utili alla nostra squadra e dare sempre tutto".

Come si diventa leader? 
"Alla base di tutto c'e il rispetto, ho cercato di indicare il cammino per cercare di arrivare agli obiettivi. Ci sono dei compagni che questa cosa non la capiscono, mi piace confrontarmi con loro, il rispetto è fondamentale, se una persona capisce questo si va avanti bene insieme".

Io bandiera nerazzurra? 
"Sono fiero perché sono anche straniero, non avrei mai immaginato di fare la carriera che ho fatto nel 1995: sono diventato capitano e sono sempre voluto rimanere. La felicità è doppia perché sono arrivato ad essere bandiera in un club come l Inter, un orgoglio poter dire di aver fatto parte di questa grande storia". 

I momenti difficili? 
"La risposta la dà sempre il campo, all'Inter ero pieno di dubbi e incertezze, avevo giocato in una squadra piccola in Argentina, venire qui e lasciare la famiglia non è stato semplice, questa opportunità non potevo lasciarmela scappare. Ho reagito alle difficoltà migliorandomi e superando gli ostacoli".

Come si gestiscono le critiche? 
"Non c'è miglior giudizio dei tuoi compagni, se lavori bene sai che le critiche non ti scalfiscono".

La fascia da capitano? 
"È una bellissima responsabilità, tutti pensano che bisogna alzare la voce ma molte volte basta il dialogo e il confronto vero, fare il capitano è una cosa bella".

Sull'Inter attuale
"Non sta andando bene, ma sono momenti. Mi rendo conto che bisogna dare tempo alla nuova proprietà., ci sono delle grandi idee ma non è un momento facile: insieme a Mancini stiamo percorrendo un cammino e speriamo di superare le difficoltà e già dalla prossima stagione tornare in alto". 

Sul suo futuro
"Spero di rinnovare. Voglio continuare a vivere qui, abbiamo trovato il nostro posto nel mondo e siamo felici in Italia. Spero di continuare a lavorare all'Inter per restare in Italia". 

Su Mourinho
"La mia faccia diceva tutto a Madrid: una cosa difficile da descrivere, è stata un'emozione immensa. Abbiamo dato una gioia ai nostri tifosi. Mourinho è un tecnico molto preparato e uno uomo molto convinto delle sue idee: così ci ha portato a vincere tutto". 

Sezione: Focus / Data: Mer 13 maggio 2015 alle 18:26 / Fonte: Inter.it; con la collaborazione di Antonio Vitiello
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
vedi letture
Print