Mancini sceglie il 4-3-3 per fronteggiare il 3-5-2 della Juventus. Il motivo è semplice: ricondurre il match ai duelli uno contro uno. Infatti, subito si creano le coppie in campo: Miranda e Murillo si dividono Morata e Mandzukic; D'Ambrosio e Nagatomo incrociano sulle corsie Evra e Cuadrado; in mezzo, Melo da centrale monitora Marchisio, mentre Medel e Kondogbia si pongono sulle stesse zolle di Pogba e Asamoah. Il tecnico nerazzurro, insomma, lascia volontariamente campo alla Juventus, libera di impostare con i tre centrali di difesa, poiché tanto Ljajic quanto Biabiany in fase di non possesso si schiacciano sulla stessa linea dei mediani, andando a costituire un compatto 4-5-1. Il piano regge finché Tagliavento non dona il penalty a Cuadrado (minuto 34).

Nella ripresa, i nerazzurri provano un ampio possesso palla senza mutare però mai il passo. Soprattutto a metà campo, manca la luce, l'inventiva, lo strappo. Melo tenta qualche verticalizzazione improvvisa, ma Jovetic fatica a tener su il pallone. Il solo Kondogbia ha qualche idea personale, che però non concretizza a dovere. Il 2-0 e poi l'inferiorità numerica mutano ulteriormente e in peggio il quadro generale.

Quando Murillo viene cacciato per somma di gialli (70'), Mancini passa al 4-4-1 con Ljajic e Biabiany esterni e Medel in difesa al fianco di Miranda. Al 77' entra Icardi nel tentativo di segnare un gol vitale ai fini della qualificazione, però il 4-3-2 (peraltro con Ljajic e Brozovic in mezzo al campo) appare troppo squilibrato, e così all'80' ecco Juan Jesus per il serbo ex Roma. Resta questa sorta di 4-3-2, ma con Medel che torna in mezzo. Serve a poco, visto che all'84' Dybala beffa un non impeccabile Handanovic e forse sancisce l'eliminazione dei nerazzurri con 90 minuti d'anticipo.

Oltre al solito arbitraggio insufficiente di Tagliavento, quindi, va riconosciuto che l'Inter paga un atteggiamento eccessivamente guardingo in un match in cui sarebbe stato di vitale importanza segnare almeno un gol.   

Sezione: Angolo tattico / Data: Gio 28 gennaio 2016 alle 00:20
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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