Il match contro l’Udinese, a pochi giorni dall’eliminazione in Champions League e a una settimana dalla trasferta sul campo della Juventus, si presenta pieno di insidie. Spalletti si affida al 4-3-3, riproponendo il centrocampo di palleggio Joao Mario-Brozovic-Borja Valero. Keita ala sinistra al posto di Perisic, Vrsaljko terzino destro. Nicola si schiera con il 5-3-2: Ter Avest e D’Alessandro sugli esterni, Behrami - al rientro - schermo davanti alla difesa, Pussetto-De Paul in attacco.
PRIMO TEMPO - Un'Inter propositiva sbatte contro la difesa a 5 avversaria. I bianconeri attendono compatti: Pussetto-De Paul chiudono le linee di passaggio sul possesso di De Vrij o Skriniar; una delle due mezzali, Fofana o Mandragora, esce sul terzino di riferimento, con l’altra - in aggiunta allo scalare di Behrami - su Joao Mario e Borja Valero. I quinti rimangono bassi sulle ali nerazzurre. Ritmo e giro palla a tratti molto elevati consentono ai nerazzurri di superare il centrocampo bianconero e di affacciarsi nella trequarti d’attacco con tanti uomini, grazie alle sovrapposizioni dei terzini e agli inserimenti degli interni Borja Valero e Joao Mario. Con lo scambio di posizione dei due (lo spagnolo a sinistra e il portoghese a destra), cresce la pericolosità sulla catena occupata da Vrsaljko e Politano, la più sfruttata in fase di costruzione. Dall’altra parte, Keita sta più stretto vicino a Icardi, nel tentativo di sorprendere i tre centrali dell’Udinese sui traversoni del terzino croato. La manovra degli 11 di Spalletti si manifesta principalmente in due situazioni chiave: Brozo elude il primo pressing con rapidità di movimento ed esecuzione, Icardi si abbassa e lavora bene di sponda, con i due interni di centrocampo a completare l'opera, palleggiando verticalmente tra le linee, disimpegnandosi in giocate nello stretto (palla indietro, palla avanti) e alternandosi nei già citati inserimenti in zona gol in appoggio al capitano. I cambi di gioco fanno il resto, ma la densità degli uomini di Nicola negli ultimi metri limita il crearsi di occasioni pulite. Anche le conclusioni da fuori area non impegnano Musso. Il portiere friulano, in fase di possesso, ricorre al rinvio lungo, con l’Inter, alta e compatta in avanti, con i tre d’attacco sui tre difensori ospiti. De Vrij-Skriniar favoriscono l'immediato recupero della sfera e, nei primi 45 minuti, Handanovic è spettatore non pagante. De Paul accenna lampi di assoluta qualità, svariando lungo il fronte sinistro dell'attacco, senza però trovare sostegno da parte dei compagni. Pareggio a reti inviolate, ma l'Inter rientra negli spogliatoi all'intervallo in pieno dominio e controllo del match.
SECONDO TEMPO - La squadra di Spalletti torna in campo continuando nella ricerca di trame di gioco intente a liberare uomini tra le linee (Borja e Joao Mario) per poi aprire il gioco sulle discese delle coppie laterali, con le costanti sovrapposizioni di Vrsaljko e Asamoah. Gli uomini di Nicola, di contro, escono dagli spogliatoi più aggressivi e decisi nell’affacciarsi dalla parti di Handanovic. La maggior pressione complica la costruzione dal basso dei padroni di casa e la differenza di fisicità in mediana favorisce l’immediato ribaltamento del fronte. De Paul e Pussetto svariano lungo tutto l'attacco, Fofana crea superiorità numerica sulla destra e, poco supportati dal ripiegamento di Politano e Keita, i nerazzurri si allungano, vivendo una decina di minuti di sofferenza. In concomitanza con l’ingresso di Lautaro per Borja Valero e il passaggio al 4-4-1-1, l’Inter riprende il pallino del gioco, rimanendo più ordinata in fase di non possesso grazie all’allargamento degli esterni offensivi (in supporto ai terzini) e ritrovando precisione e velocità nel giro palla e successo negli 1vs1, soprattutto sull’out mancino, dove Ter Avest è in costante difficoltà, sia sulle avanzate di Asamoah che sulle iniziative di Keita. Dall’altra parte, un propositivo Politano è ben ostacolato da un attento e reattivo D’Alessandro. Il lavoro del numero 16, a rientrare verso il campo con il piede preferito, continua comunque a produrre i suoi effetti positivi, liberando spazio per Vrsaljko. Lautaro, al netto di qualche giocata confusionaria, trova spunti importanti, collaborando al fianco di Icardi nel tentativo di smuovere i tre centrali di difesa (molto stretti). Il capitano nerazzurro è sempre presente e bravo a dialogare con i compagni, ma la densità bianconera a ridosso della propria area annulla diverse potenziali occasioni da gol. Entra Perisic per Keita e, dopo qualche minuto, l’esterno croato si rende protagonista nell’episodio che decide il match: la spizzata deviata di mano da Fofana in uno dei tantissimi calci d’angolo battuti dalla squadra di casa. Icardi, di classe, trasforma il rigore concesso dalla Var, portando in vantaggio i suoi a un quarto d’ora dalla fine della gara. Qualche contropiede non sfruttato, anche con l’ultimo entrato Nainggolan (fuori Politano e passaggio al 3-5-2, con Asamoah terzo di difesa e Perisic-Vrsaljko a tutta fascia), e qualche pallone perso di troppo, tengono l’Udinese in partita fino alla fine (Nicola passa al 3-4-3 inserendo Machis per Fofana, prima di provare l’assalto finale con Vizeu per Ter Avest, arretrando Pussetto). La Beneamata vince, ed è quello che contava, al termine di una settimana intensa e di una partita complicata, tecnicamente e soprattutto mentalmente ben affrontata.
Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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