Moglie napoletana, sarto napoletano e un tabù da sfatare: il San Paolo. Roberto Mancini ha la classe, lo stile, l’aplomb di un elegante signore partenopeo. Di quelli che, per intenderci, frequentano i circoli del lungomare. Immaginarselo al Tennis Club Napoli (tra i soci ci sono alcuni suoi cari amici che stasera avranno il cuore diviso a metà) non riesce affatto difficile. Mancini a Napoli ci viene spesso e volentieri e non solo per fare un giro tra le isole del golfo. Due anni fa diede il bentornato in Italia a Benitez proprio con un’intervista da Capri. 

Sposato con Federica Morelli (conosciuta per altro in montagna, strano per una napoletana), Mancini ha cominciato a frequentare Napoli da giovane. In qualche modo il San Paolo, da calciatore, lo ha pure adottato. Era il 18 novembre del 1990 quando Roby strappò applausi a scena aperta al pubblico di Fuorigrotta per quello che resta uno dei gol più belli della sua carriera. Un destro al volo di rara potenza e precisione a suggellare il 4-1 per i doriani in casa degli azzurri. Roba per palati fino, un gesto tecnico di assoluta eleganza. 

Già, l’eleganza. Per Mancini è imprescindibile. In panchina come nella vita di tutti i giorni. Il sarto di fiducia è Gianni Marigliano, un amico ormai di vecchia data del Mancio. Guarda caso, Marigliano ha due atelier: uno a Napoli e l’altro a Milano. Quando Mancini era a Manchester, però, aveva anche lì una stanza per cucire gli abiti dell’attuale tecnico dell’Inter. Le giacche di Mancini hanno tutte il famoso taglio napoletano. «Per gli allenatori è perfetto – spiega Marigliano, che veste anche Allegri e Montella ed il d.g. interista Fassone – perché non ha “interni” e quindi consente di muoversi liberamente senza sentirsi costretti dall’abito. Roberto lo conosco da quando allenava la Fiorentina, me lo presentò Dario Marcolin che aveva giocato a Napoli. Per me lui rappresenta l’espressione dell’eleganza italiana, ma è soprattutto un amico. Una persona splendida, di una sensibilità fuori dal comune. Certo, ci tiene molto a vestire bene. È esigente anche sotto questo punto di vista, come lo è in panchina. Sono stato presente a tutti i suoi trionfi e mi ha regalato l’emozione di farmi entrare sul prato del San Paolo. Io sono innamorato del Napoli, solo due volte all’anno non faccio il tifo per Roberto. Da allenatore al San Paolo ha sempre perso, però gli piace molto la città. Addirittura spesso ci mandiamo messaggi in dialetto». 

Le puntate napoletane di Mancini passano sempre dall’atelier di Marigliano in via dei Mille, mentre per la pizza il riferimento resta il lungomare. L’ultima volta l’ha mangiata da Fresco, non lontano dall’albergo che ospitò il suo Manchester City alla vigilia della sfida Champions con il Napoli nel 2011. Vinsero gli azzurri 2-1 (doppietta di Cavani e gol di Balotelli) e Mancini uscì ai gironi. Fuorigrotta non gli porta bene: nel 2008 la sua Inter interruppe a Napoli una striscia di 31 risultati utili. Il pallonetto di Zalayeta beffò Julio Cesar in uscita. Così Roby un mesetto fa, quando è tornato da queste parti con l’Inter in Coppa Italia, ha scaramanticamente cambiato albergo. I nerazzurri hanno alloggiato al Parker’s in corso Vittorio Emanuele. Mancini la mattina della partita è sceso a fare una passeggiata. Ha scattato foto in quantità, anche con il barbiere della zona (ma senza farsi aggiustare il ciuffo). Il gol di Higuain, però, lo ha condannato a un’altra sconfitta. Stavolta, Mancini ha scelto lo stesso hotel ma ovviamente spera in un finale diverso.

Sezione: Rassegna / Data: Dom 08 marzo 2015 alle 11:58 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Redazione FcInterNews.it
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