Un film già visto. Lo dico subito, in modo da chiarire le premesse: gara fortemente condizionata dall'arbitraggio. E non solo per il doppio giallo cervellotico ad Alvarez.

Riavvolgiamo il nastro. L'Inter arriva a Napoli piena di dubbi e in molti vedono la squadra di Benitez facile carnefice. Invece, stavolta l'approccio è quello delle serate felici: gioco rapido, aggressivo, tagliente. La retroguardia azzurra va in affanno e solo una zolla salva Rafael dal tiro a botta sicura di Cambiasso. Il solito errore del singolo mette la strada in salita, ma i nerazzurri non si demoralizzano e continuano a giocare con raziocinio e ottime trame offensive. Arriva il pari, strameritato, proprio di Cambiasso.

Si nota clamorosamente un maggiore presenza sul campo rispetto al Parma, ma anche una maggior consistenza in attacco rispetto alla Samp. Equilibrio (quasi) ritrovato, insomma. Peccato che un altro erroraccio (stavolta di Campagnaro) spiani la strada al nuovo vantaggio dei locali, che poco dopo addirittura fanno tris. Nagatomo si riabilita in parte e segna il gol che riapre tutto. 3-2 all'intervallo, con Tagliavento che aveva già dimenticato un paio di cartellini e sorvolato su una spinta in area di Maggio ai danni di Palacio (fischiato fallo contro l'argentino...).

Nemmeno 90 secondi di gioco e tac! Alvarez in pressing offensivo su Mertens, inciampa, giallo. Roba che con tale metro di giudizio gente come Behrami o Chiellini non potrebbero nemmeno scendere in campo. Un'ammonizione pesante, perché poi arriva puntuale la seconda a metà frazione, per un fallo di mano tutt'altro che volontario. Il replay inchioda Tagliavento: Inler è a un metro e Ricky ritrae a sé le braccia, portandole verso i fianchi. "Entrambe le braccia", va specificato, per far capire che il movimento non è teso per commettere infrazione ed è la palla ad andare verso il braccio, non viceversa. Dettagli che fanno tutta la differenza del mondo quando si tratta di dover decidere in breve se quello sia un tocco volontario o meno, quindi da giallo o no. "Ragazzi, è il regolamento", sbriga la faccenda l'arbitro di Terni quando i nerazzurri vanno a protestare. Regolamento su misura, diremmo noi. Perché era da regolamento anche il giallo a Inler in ostruzione su Jonathan nel primo tempo (poi ammonito e sarebbe stato il secondo), la trattenuta da dietro di Reveillere su Palacio e da rigore la spinta di Maggio sempre sul Trenza. Nonché da regolamento era il fallo da rigore e in chiara occasione da gol di Callejon su Taider: all'algerino era stato sbandierato un fuorigioco inesistente, visto che Inler aveva giocato la palla dopo il tocco di Nagatomo. Difficile l'interpretazione per Giallatini, siamo d'accordo. Ma poi questa stessa interpretazione diventa facilissima quando si tratta di cacciare fuori il numero 11 nerazzurro.

Questa l'analisi dell'operato del solito Tagliavento, che sarebbe parziale se non la affiancassimo a quella della gara totale. Ebbene, in generale l'Inter aveva regalato tre gol, ma aveva anche costruito parecchio. Ballava la difesa nerazzurra, ma non è che quella di Benitez fosse così impermeabile. Equilibrio nel primo tempo, quasi un assedio nerazzurro nella ripresa. Napoli schiacciato, Rafael due-tre volte miracoloso (una in particolare su Guarin a botta sicura) e San Paolo che mugugnava e fischiava i rilanci a casaccio di una difesa azzurra chiaramente in apnea.

Poi la scellerata espulsione di Alvarez e il 4-2 di Callejon nel finale. Gol arrivato non prima, comunque, di aver visto un'Inter grintosa e pericolosa anche in 10 contro 11.

C'è chi dice che l'arbitro possa sbagliare come sbaglia un giocatore: sono d'accordo. Ed è per questo che non bisogna esimersi dal giudicare l'operato del direttore di gara proprio come si fa con i calciatori. Tagliavento pessimo, ormai lo sanno anche in Europa (chiedete agli svizzeri). In proporzione, si potrebbe asserire che al San Paolo il fischietto di Terni ha sbagliato tre gol a porta vuota. Purtroppo, a rimetterci non è l'FC Tagliavento, ma l'FC Internazionale. Nessun complotto, nessuna dietrologia: solo analisi di fatti di campo, quelli che portano a ritenere chi sia più o meno competente. Come giudice di porta c'era Orsato, uno dei migliori (se non il migliore) attualmente in Italia. Perché non ha arbitrato lui? Perché ha arbitrato uno che veniva da uno scempio in Champions League?

Intanto Mazzarri, che per mesi ha represso la sua natura, ieri si è lasciato andare come mai aveva fatto da quando è sulla panchina dell'Inter. Niente a che vedere con gli show degli anni passati: la sua è stata una mera constatazione dei fatti, che sono sotto gli occhi di tutti.

Un film già visto. In fondo, siamo in clima natalizio: è tempo per uno di quei cinepanettoni che tanto piacciono al numero uno del Napoli. Ma così si rischia l'indigestione.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 17 dicembre 2013 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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