Una situazione grottesca, per non dire kafkiana: ti ritrovi ad affrontare una partita di importanza primaria, dalla quale passa gran parte della tua stagione, e lo devi fare nelle peggiori condizioni possibili. Ha ragione chi immagina Luciano Spalletti nelle vesti di gestore di un ipotetico gruppo WhatsApp, di quelli che si creano tra amici per organizzare le partite di calcetto infrasettimanali, alla disperata caccia di quello che va a fare il decimo solo per completare gli organici: perché tra infortuni, squalifiche, giocatori in uno stato di forma relativo, gentili omaggi del settlement agreement e diserzioni varie, il tecnico di Certaldo si ritrova con una rosa di disponibili che si conta per un soffio sulle dita di due mani. E purtroppo, qui non c’è un ballo una spesa da dividere per il campo o una pizza da far pagare a chi perde: il bottino in palio è un quarto di finale di Europa League.

La storia è nota: l’Inter dovrà affrontare l’Eintracht Francoforte giovedì a San Siro in una condizione di equilibrio precario. Il risultato a reti bianche dell’andata, positivo seppur vischioso con il rammarico per il rigore fallito da Marcelo Brozovic, non cambia comunque quello che deve essere l’atteggiamento in vista della partita di ritorno: l’Eintracht gioca potenzialmente con due risultati su tre a disposizione e sarebbe stato così in caso di vittoria all’andata, da più parti pronosticata e invece scongiurata, e allora occorre segnare anche solo un gol in più degli avversari, fosse anche solo uno da difendere con le unghie, i denti e anche di più. Il problema è semplicemente uno: con chi andare a cercare questo fatidico gol?

Sicuramente, Spalletti avrà avuto la tentazione di stappare una bottiglia di champagne quando è giunta la notizia dell’assenza di lesioni per Marcelo Brozovic, che poco prima dell’intervallo della gara contro la Spal si è accasciato al suolo preda di un problema muscolare per fortuna ripreso prima che potesse sfociare in qualcosa di ben più grave. Notizia positiva in vista del derby di domenica, indubbiamente, ma che non aiuta a diradare la fitta nebbia nella sua mente per domani, visto e considerato che non è dato sapere se e per quanti minuti possa effettivamente giocare il croato. Per cui, siamo di nuovo da capo a dodici: la lista indisponibili è lunga, necessariamente si dovrà pescare a piene mani dalla Primavera con conseguenti problemi anche per Armando Madonna, che non solo deve affrontare il Viareggio Cup con le porte girevoli attive ma dovrà presumibilmente anche dosare l’impegno di alcuni elementi chiave qualora questi dovessero poi recarsi a Milano, e soprattutto, per schierare una formazione perlomeno presentabile, si dovrà proverbialmente cavare il sangue dalle rape.

Al termine della gara di domenica, Spalletti è stato sintetico ma al tempo stesso eloquente: le soluzioni alla fine si troveranno, e qualche giocatore adesso deve entrare nell’ottica di dover sacrificarsi e agire in posizioni che non sono le proprie. Ma di congetture sugli eventuali spostamenti delle pedine se ne possono fare a decine, tanto gli uomini di riferimento, babies esclusi, sono sempre undici con un solo, eventuale cambio dalla panchina. E con presumibili grandi sforzi creativi specie per quel che riguarda l’attacco, vista la squalifica di Lautaro Martinez e un Baldé Keita ancora a mezzo servizio dopo lo stop per infortunio più lungo di quanto preventivato e relativi enigmi annessi, col rischio nemmeno troppo remoto di doversi affidare, anche a gara in corso, ad un Matteo Politano nelle vesti di prima punta atipica (anche se c’è da dire che nel gol segnato alla Spal ha mostrato di avere almeno un’infarinatura dei movimenti necessari). L’emergenza più totale nel momento cruciale di un’intera stagione, una trama che probabilmente nemmeno l’Alfred Hitchcock più in forma avrebbe potuto immaginare di tessere.

Anche perché, domani sera, non ci sarà da affrontare solo un Eintracht Francoforte che arriva in Italia comunque in grande fiducia per l’ottimo momento che sta attraversando in campionato, anche se forse l’ultima vittoria ottenuta in casa del Fortuna Düsseldorf non è stata propriamente tra le più limpide ottenute dalla compagine di Adi Hütter. Ci sarà da affrontare anche una vera e propria ondata che dalla Germania è pronta ad invadere Milano. Erano arrivate richieste per 20mila biglietti, alla fine è stato trovato l’accordo per permettere l’arrivo di ben 13.500 sostenitori della Concordia, pronti a proporre una versione nemmeno troppo ridotta del clima infernale che l’Inter ha potuto saggiare giovedì scorso. Al di là del folklore intrinseco alla partita, l’ondata in arrivo da Francoforte suscita indubbiamente preoccupazioni dal visto di punta dell’ordine pubblico: ancora vivi nei ricordi i fatti di Roma, ben nota l’amicizia dei tifosi dell’Eintracht con quelli dell’Atalanta, dai quali hanno anche preso in prestito un simpatico coro rivolto ai rivali italici da mettere in bella vista sulla propria fanzine; di più, emerge anche la preoccupazione per l’eventuale arrivo di ultras della Lazio pronti a dare man forte ai gemellati interisti e cercare una sorta di ‘vendetta’ verso i teutonici. Sarà un esame importante anche per la gestione dell’ordine pubblico, non uscita indubbiamente benissimo quella maledetta sera di Santo Stefano.

Insomma, la partita di domani sera, decisiva per garantirsi un posto al sole tra le prime otto di quello che rimane comunque un trofeo prestigioso nonostante la sua stella sia sempre più eclissata dal prepotente astro chiamato Champions League, rischia di assumere i contorni di una battaglia tra tanti e pochi, una versione sportiva, con una sfumatura ovviamente diversa ma non per questo meno accattivante specie sul piano epico, di uno di quegli episodi di strenue disfide tra piccoli eserciti e masse di soldati meglio armati e addestrati. Luciano Spalletti quasi come Leonida chiamato a difendere Sparta con 300 uomini contro l’immenso esercito persiano di Serse, oppure, visti i numeri in ballo, come quell’Havildar Ishar Singh a capo di quello sparuto nucleo di 21 uomini che combatté fino alla morte per difendere il baluardo di Saragarhi dall’assalto di 10mila soldati Pashtun, battaglia ancora oggi commemorata nelle scuole indiane come esempio di eroismo del proprio popolo.

Senza troppo formalizzarsi su quelli che furono gli esiti di quelle pagine storiche: servirà quello spirito battagliero, quella voglia di essere più forti di qualunque avversità, quell’animus pugnandi che in circostanze come queste è la carta decisiva da giocarsi per resistere all’ondata nemica. Servirà anche che il tifo nerazzurro dia ancora una volta dimostrazione di vicinanza alla squadra, dimenticando il contesto di questi ultimi, tormentati giorni; quanto visto contro la Spal, con una Curva Nord tornata a cantare a gran voce, è confortante e su quella strada dovrà proseguire tutto lo stadio. Senza pensare troppo al derby, anzi cominciando a infiammarsi e infiammare la squadra in vista di quel grande appuntamento. Pronti alla lotta.

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Sezione: Editoriale / Data: Mer 13 marzo 2019 alle 00:00
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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