Dal 2 luglio 2018, giorno in cui venne ufficializzato il suo passaggio ufficiale a parametro zero all'Inter dalla Lazio, è sempre stato il perno del muro difensivo nerazzurro. Ironicamente, aveva già fatto breccia nel cuore di alcuni tifosi dopo l'intervento maldestro ai danni di Icardi che provocò il rigore decisivo, nello scontro decisivo, proprio contro l’Inter, per l’accesso alla successiva Champions League. Un unicum nella carriera del difensore olandese, dovuto forse alla tensione per l'alta posta in palio o, con più probabilità, per la consapevolezza che quei minuti, gli ultimi in maglia biancoceleste, avrebbero segnato il destino anche della sua futura squadra. Le sorti del match si decisero nel finale quando di testa la prese Vecino, mentre De Vrij, professionista esemplare, dopo la partita si mostrerà devastato. Lotito, che già da mesi aveva fiutato il 'tradimento' del proprio tesserato, aveva già dimezzato la scorta dei sali e delle bottigliette d'acqua, con l'obiettivo di consegnare gratis all'Inter un giocatore quantomeno disidratato. I tifosi della Lazio, dopo le 118 presenze e i 10 gol in quattro stagioni, di cui la seconda (2015-2016) interamente saltata per l'infortunio subito in nazionale e il conseguente intervento al ginocchio sinistro, lo fischieranno quando tornerà all'Olimpico con la maglia dell’Inter. D'altronde sono gli stessi 'supporter' che in questi giorni, tramite un comunicato-saggio sui valori di chiara ispirazione kantiana, ci tenevano a rendere noto che un giocatore "non è più gradito a Roma", o che affissano striscioni fuori dal proprio stadio con la scritta "Acerbi vattene", il tutto mentre la propria squadra è ottava.
Nel frattempo l'olandese cresce ancor più nel rendimento, granitico in difesa ma non solo: alla prima stagione con Spalletti, esordisce in Champions League e fornisce l'assist a Vecino nel 2-1 contro il Tottenham, a marzo segna il gol del pareggio nel derby vinto 2-3 in rimonta contro il Milan. Con Conte viene confermato al centro della difesa a tre: il modulo è una novità nell'Inter, la costante è invece la sfida personale avviata contro i cugini rossoneri, stavolta con il terzo gol di testa a completare la rimonta nel derby di febbraio finito 4-2 per i nerazzurri. Termina l'annata con un bottino di 46 presenze complessive e 4 gol, venendo premiato dalla Lega Serie A come miglior difensore della stagione e rientrando nella squadra dell'anno al Gran Galà del calcio AIC, nel reparto formato da colleghi del calibro di Bonucci, Koulibaly, Gosens e con in panchina tra i candidati lo stesso Acerbi, checché ne dicano i tifosi laziali. Nell'ultima annata con Conte guida la migliore difesa del campionato italiano con 35 gol subiti, nonché la retroguardia dei campioni d'Italia (l'inizio è però palpitante anche a causa della convivenza forzata con l'ex romanista Kolarov). Lo scorso 19 luglio, dopo l’Europeo flop con l'Olanda di De Boer, riabbraccia Inzaghi ad Appiano, tecnico con cui condivide il primo trionfo in Supercoppa Italiana nel 2017 contro la Juventus. Schemi e idee sono note sin dai tempi della Lazio, solo che stavolta De Vrij si trova ai fianchi Skriniar e Bastoni anziché Wallace e Radu.
Ultimo bastione davanti ad Handanovic quando gli altri due braccetti (oggi si chiamano così) possono avanzare alla ricerca di maggiori glorie, De Vrij è anche il primo incaricato a iniziare la manovra quando Brozovic si trova appioppata la marcatura a uomo di uno dei mediani che ha di fronte. Nel più recente derby di novembre pareggiato 1-1 contro il Milan ha raggiunto le 100 presenze in Serie A con l'Inter, non è andato a segno visto che di solito l'appuntamento è fissato per il ritorno. Contro lo Sheriff a San Siro ha firmato il suo primo gol in Champions League e l'ottavo in maglia nerazzurra, due settimane dopo ha propiziato il raddoppio di Skriniar a Tiraspol, ammesso che questa città esista. Dopo l'infortunio rimediato ancora una volta in Oranje, ha ripreso il timone della difesa nelle ultime tre sfide con clean sheet contro Cagliari, Salernitana e Torino. Parla poco, ma quando lo fa ci sembra d'ascoltare un critico d'arte e non un calciatore: "Il 3-5-2 di Conte è come un quadro di Mondrian, simmetrico. Quello di Inzaghi è un Van Gogh, più fantasioso", spiegava in un'intervista a DAZN, ma è molto più nel topic quando in campo chiama le uscite a Bastoni e Skriniar. Il contratto in scadenza nel 2023 ha già attratto i predatori dall'estero, per questo l'Inter, che al momento sta curando i rinnovi più urgenti, dovrà riaprire il prima possibile anche il fascicolo del contratto di Stefan, stando bene attenta ai giochi del suo agente Raiola e blindando quanto prima la questione. De Vrij, visto il giorno ci permettiamo di nominarlo Santo Stefan, è pedina tra le più indispensabili dello scacchiere di Inzaghi, infonde sicurezza all'intera squadra ed è il cardine della retroguardia, con cui cresce di partita in partita. Anche il suo maestro di pianoforte, che abbiamo raggiunto per telefono, ci dice che non smette mai di fare progressi con le note. Come non credergli.
Nel frattempo l'olandese cresce ancor più nel rendimento, granitico in difesa ma non solo: alla prima stagione con Spalletti, esordisce in Champions League e fornisce l'assist a Vecino nel 2-1 contro il Tottenham, a marzo segna il gol del pareggio nel derby vinto 2-3 in rimonta contro il Milan. Con Conte viene confermato al centro della difesa a tre: il modulo è una novità nell'Inter, la costante è invece la sfida personale avviata contro i cugini rossoneri, stavolta con il terzo gol di testa a completare la rimonta nel derby di febbraio finito 4-2 per i nerazzurri. Termina l'annata con un bottino di 46 presenze complessive e 4 gol, venendo premiato dalla Lega Serie A come miglior difensore della stagione e rientrando nella squadra dell'anno al Gran Galà del calcio AIC, nel reparto formato da colleghi del calibro di Bonucci, Koulibaly, Gosens e con in panchina tra i candidati lo stesso Acerbi, checché ne dicano i tifosi laziali. Nell'ultima annata con Conte guida la migliore difesa del campionato italiano con 35 gol subiti, nonché la retroguardia dei campioni d'Italia (l'inizio è però palpitante anche a causa della convivenza forzata con l'ex romanista Kolarov). Lo scorso 19 luglio, dopo l’Europeo flop con l'Olanda di De Boer, riabbraccia Inzaghi ad Appiano, tecnico con cui condivide il primo trionfo in Supercoppa Italiana nel 2017 contro la Juventus. Schemi e idee sono note sin dai tempi della Lazio, solo che stavolta De Vrij si trova ai fianchi Skriniar e Bastoni anziché Wallace e Radu.
Ultimo bastione davanti ad Handanovic quando gli altri due braccetti (oggi si chiamano così) possono avanzare alla ricerca di maggiori glorie, De Vrij è anche il primo incaricato a iniziare la manovra quando Brozovic si trova appioppata la marcatura a uomo di uno dei mediani che ha di fronte. Nel più recente derby di novembre pareggiato 1-1 contro il Milan ha raggiunto le 100 presenze in Serie A con l'Inter, non è andato a segno visto che di solito l'appuntamento è fissato per il ritorno. Contro lo Sheriff a San Siro ha firmato il suo primo gol in Champions League e l'ottavo in maglia nerazzurra, due settimane dopo ha propiziato il raddoppio di Skriniar a Tiraspol, ammesso che questa città esista. Dopo l'infortunio rimediato ancora una volta in Oranje, ha ripreso il timone della difesa nelle ultime tre sfide con clean sheet contro Cagliari, Salernitana e Torino. Parla poco, ma quando lo fa ci sembra d'ascoltare un critico d'arte e non un calciatore: "Il 3-5-2 di Conte è come un quadro di Mondrian, simmetrico. Quello di Inzaghi è un Van Gogh, più fantasioso", spiegava in un'intervista a DAZN, ma è molto più nel topic quando in campo chiama le uscite a Bastoni e Skriniar. Il contratto in scadenza nel 2023 ha già attratto i predatori dall'estero, per questo l'Inter, che al momento sta curando i rinnovi più urgenti, dovrà riaprire il prima possibile anche il fascicolo del contratto di Stefan, stando bene attenta ai giochi del suo agente Raiola e blindando quanto prima la questione. De Vrij, visto il giorno ci permettiamo di nominarlo Santo Stefan, è pedina tra le più indispensabili dello scacchiere di Inzaghi, infonde sicurezza all'intera squadra ed è il cardine della retroguardia, con cui cresce di partita in partita. Anche il suo maestro di pianoforte, che abbiamo raggiunto per telefono, ci dice che non smette mai di fare progressi con le note. Come non credergli.
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