Vendere o non vendere? Se lo chiede Massimo Moratti, se lo chiede la sua famiglia. Al di là delle percentuali, l’avvento della cordata indonesiana rappresenterebbe certamente una svolta epocale non solo nel club nerazzurro, ma anche nell’intero panorama calcistico nazionale. L’Inter sarebbe la prima delle tre grandi a cedere a uno straniero, quota più quota meno. Un passo importante, forse necessario. Certamente non indolore, almeno non per chi ha sempre guardato allo sport con sguardo romantico.

Erick Thohir, al di là delle solite battutine che mai vengono risparmiate da chi è colmo d’invidia e di livore, è apparso voglioso, concreto e davvero costante nel suo pressing. Una marcatura a uomo, come si direbbe in gergo calcistico. Ma sulla serietà dell’acquirente asiatico non devono esserci dubbi, visto che Moratti si è affidato alla Lazard per trovare il corretto interlocutore e questa è garanzia importante. La trattativa non è semplice, com’è normale che sia in operazioni di questa portata. Ma le parole del patron nerazzurro della scorsa settimana hanno lasciato intendere che c’è la volontà da entrambe le parti di arrivare a una soluzione, il che significa che tutto potrebbe risolversi con l’ingresso di Thohir con una percentuale almeno inizialmente minoritaria, o comunque con Moratti saldamente al comando del club anche dopo l’avvento della cordata indonesiana.

Una scelta di buonsenso, per il bene dell’Inter. Lo ha ribadito più volte lo stesso numero uno di Palazzo Saras. “Il bene dell’Inter”, è questo quello che conta. Perché tutto si può dire, tranne che Moratti e la sua famiglia non vogliano o pretendano il massimo per la società nerazzurra.

Eppure se ne sentono tante. In questo calcio accelerato, privo di qualsiasi vergogna, assistiamo all’invaghimento senza mezze misure per fantomatici investitori, per nuovi potenti, portatori di immense promesse e sogni dorati. Come detto, non è questo il caso di Thohir e non vediamo il motivo di dubitare, visto che lo stesso presidente è in serrate trattative: avesse avuto anche il minimo dubbio, siamo certi non si sarebbe soffermato così a lungo.

L’aspetto peggiore di questa vicenda riguarda quei tifosi che, senza colpo ferire, sputano su chi ha portato l’Inter sul tetto d’Europa e del Mondo. Moratti e la sua famiglia vivono il club da anni, da generazioni. Sono parte integrante di essa, possiamo dire siano una cosa sola. Difficilmente possiamo rivedere una così forte unione nella storia di questo sport. Agnelli-Juventus aveva anche implicazioni politiche, così come - inutile sottolinearlo - Berlusconi-Milan. Non Moratti-Inter, un binomio squisitamente emotivo. Che vale. Che pesa. Un binomio anche vincente, albo d’oro alla mano. Vincente e di classe, con quello stile inimitabile che tante invidie ha attirato a sé. C’è chi di stile ne parla, chi ne fa adesivi e chi, invece, lo cristallizza con l’esempio concreto.

Rinunciare a tutto questo, francamente, appare arduo. Magari, in un futuro forse non troppo lontano, lo si dovrà fare “per il bene dell’Inter”. Ma sarà triste e anche un po’ sbagliato. Comunque vada, non ci stancheremo mai di chiedere rispetto per Massimo Moratti e la sua famiglia. Che equivale a chiedere rispetto per l’Inter stessa.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 03 luglio 2013 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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