La Partita. La sfida che ti prende allo stomaco già dalla stesura dei calendari in estate. Per gli interisti di Milano il derby è l'appuntamento più importante e sentito della stagione, mentre per la maggioranza di quelli sparsi in tutta Italia rimane la Juventus il “nemico” principale. Ma il derby non ha eguali per le sensazioni che provoca, prima, durante e dopo la gara. Il responso determina l'umore del tifoso per l'intera settimana, in caso di sconfitta solo il derby che verrà potrà ristabilire uno stato mentale sereno. A Milano il derby non è servito solo a sancire la supremazia cittadina, la storia dei due club parla di sfide che sono state importanti tappe per la conquista di scudetti e coppe. Ma anche a Milano la stracittadina è considerata un campionato nel campionato. Anche se si trattasse dell'ultima amichevole stagionale, nessuno accetterebbe di perdere la sfida solo perché non varrebbe nulla in termini di punti.
Il derby, per i puristi del tifo, esula dalle ragioni di classifica, anche se in questo caso ci sarà la zona Champions in ballo. Domenica sera, in un “Meazza” che sarà a maggioranza a tinte rossonere perché così dice il calendario, l'Inter sarà chiamata ad una prova in grado di cancellare l'orrore calcistico partorito da Natale in poi. E proprio da quella sfida di Coppa Italia del 27 dicembre scorso, con il Milan che vinse 1-0 ai supplementari con gol di Cutrone e conseguente eliminazione della Beneamata, iniziò il tracollo nerazzurro. Cerchiamo di capire cosa abbia portato il Milan a portarsi a -7 dopo aver avuto anche 18 punti di svantaggio.
Il primo dato, nudo, crudo e inconfutabile, riguarda l'Inter. La banda Spalletti ha racimolato solo undici punti nelle ultime dieci gare. Il gioco, non brillantissimo nemmeno quando si vinceva e si guidava la classifica, è divenuto un non gioco, con interpreti senza idee e che sembrano svuotati da ogni energia, soprattutto mentale. Paradossalmente proprio una gara vinta ha amplificato quanto scritto: quella di sabato scorso al Meazza contro il Benevento. Quel primo tempo ha offeso chi ha l'Inter nel cuore, una visione inguardabile per i quasi cinquantamila che anche contro i campani ultimi in classifica e dopo la sconfitta di Genova, si erano presentati all'appuntamento con la passione. Dall'altra parte assistiamo ad uno scenario completamente mutato rispetto alla gestione Montella e alle prime gare targate Gattuso. Da un paio di mesi i rossoneri sono diventati squadra. Il loro tecnico sta dimostrando di non saper solo “ringhiare”, ma di possedere anche importanti conoscenze tattiche che riesce a trasferire con buona facilità ai giocatori. Alcuni di loro, vedi Biglia e Bonucci, stanno dimostrando di non essere “bufale” di mercato. E poi questo Milan corre, corre tanto e bene. Le ripartenze viste nelle due gare giocate a Roma, in campionato con i giallorossi e in Coppa Italia con la Lazio, fanno male. E portano vittorie pesanti. L'Inter dovrà giocare una gara con caratteristiche finite nel dimenticatoio. Dovrà ritrovare nella notte più importante, intensità, pressing, giocate veloci finalizzate ad arrivare il più velocemente possibile nei pressi della porta avversaria.
Fortunatamente, dopo quattro partite ai margini per infortunio, tornerà al centro dell'attacco nerazzurro Maurito Icardi che all'andata si portò a casa il pallone dopo la tripletta che stese i rossoneri. Icardi non sarà, probabilmente, al massimo della forma, ma la sua presenza rappresenta una iniezione di fiducia per una squadra che dipende tanto, sicuramente troppo, dai suoi gol. Luciano Spalletti, che le partite le sa preparare, dovrà trovare la chiave giusta per presentare un'Inter in grado di difendere e offendere con la stessa efficacia. Non si esclude il ricorso ad un Candreva trequartista con Karamoh e Perisic ai lati. A mio avviso, soluzione auspicabile perché Candreva, lo ha dimostrato nel finale di gara con il Benevento, quel ruolo lo conosce e al momento potrebbe svolgerlo con più imprevedibilità e pericolosità dell'ormai monotono movimento da esterno deputato al solito cross che il più delle volte va a sbattere contro il difensore avversario. Candreva ha corsa, forza fisica, tecnica, capacità di assist e un gran tiro. Sembra la tipologia dell'assaltatore centrale che Spalletti predilige e che ha desiderato, invano, nelle sessioni di mercato, estiva e invernale.
Candreva centrale permetterebbe inoltre di dare spazio dal primo minuto a quel Karamoh che, vista la giovane età, può risultare ancora acerbo in fase di non possesso, ma che potrebbe essere letale palla al piede. Finora, quando è stato chiamato in causa, ha dimostrato di scendere in campo con una spensieratezza che serve ad una squadra tornata vittima di paure e insicurezze. E a partita in corso può essere giocata al meglio la carta Rafinha, talento purissimo, ma che deve ancora convivere con i gravi infortuni patiti al ginocchio. Il derby, lo stadio pieno, il palcoscenico delle grandi occasioni, sembrano buon pane per i denti del brasiliano proveniente dal Barcellona. Al momento, basta azzeccarne il minutaggio. Si gioca domenica 4 marzo, giorno di elezioni. I sondaggi dicono Milan, ma siccome il derby è anche la partita dei luoghi comuni, vincerà chi parte sfavorito. E siccome siamo sempre i bauscia per antonomasia, lo diciamo forte: domenica sarà l'Inter a trionfare.
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