Profonda delusione per il pareggio dell'Olimpico contro la Lazio. Ma come, potrebbe obiettare qualcuno, delusione per un pari sul campo di una compagine che nello scorso campionato, prima dello stop per covid, era ad un solo punto dalla Juventus e aveva battuto proprio l'Inter nel match verità? Sì, delusione. Perché questa Lazio attualmente non ha la forza fisica, di gioco e mentale di quella squadra e perchè questa Inter è palesemente più forte di quella che ha terminato la scorsa stagione con la sfortunata finale di Europa League. Domenica scorsa all'Olimpico, nel primo tempo i nerazzurri hanno mostrato di quale pasta siano fatti dopo i nuovi arrivi, in primis Hakimi e Vidal. Atteggiamento dominante, giocatori con lo sguardo sempre rivolto verso la metà campo avversaria, pressing alto e ottima circolazione di palla. I lati negativi: poca velocità di esecuzione e quindi poca pericolosità in fase offensiva, nonostante Lautaro Martinez abbia confermato di essere tornato totalmente a pensare in nerazzurro, segnando il suo terzo gol in tre partite giocate.
Nella ripresa, avvio sulla falsariga del primo tempo con due ghiotte opportunità per raddoppiare, capitate sui piedi di Lukaku e Lautaro, a dimostrazione della bontà del canovaccio targato Conte, ma purtroppo non sfruttate per una questione di centimetri. Poi è successo qualcosa. La Lazio, pur con una difesa improbabile a causa degli infortuni a gara in corso di Radu, Bastos e Marusic, ha ripreso fiato andando a pareggiare con lo stacco aereo di Milinkovic che ha messo a nudo l'incapacità di difendere di Perisic (ma non era il croato a dover saltare di testa sul serbo), e l'attuale scarsa forma di Samir Handanovic che ha preso gol sul suo palo.
In quel momento si è rivista l'Inter del vorrei, ma non posso. L'Inter senza la voglia feroce di riportarsi subito in vantaggio. L'Inter senza la mentalità vincente delle squadre che ambiscono a conquistare trofei. Anche dopo l'espulsione di Immobile non c'è stato cambio di passo e a quel punto si può discutere sulla possibilità da parte di Conte di modificare subito uomini e modulo per andare a vincere la partita. Partita che si poteva vincere comunque se l'arbitro prima e l'assente Var dopo avessero concesso un rigore solare per il fallo di mano di Parolo e se lo stesso Guida non si fosse inventato l'espulsione del subentrato Sensi. Nel confuso assalto finale il clamoroso palo di Brozovic, dopo deviazione, ha messo la parola fine alle speranze di vittoria.
A fine gara chi si aspettava un Conte polemico e velenoso contro il mondo è rimasto deluso. Il tecnico si è detto dispiaciuto per i mancati tre punti, ma, sorridendo, ha espresso soddisfazione per la prova della squadra e per la capacità di adattamento di alcuni elementi alla nuova proposta di gioco che prevede la possibilità non di incassare un gol in meno dell'avverario, bensì di segnarne uno in più. Legittimi i dubbi sulla autenticità del Conte-pensiero, ma forse il tecnico ha veramente deciso di cambiare modo di comunicare dopo gli eccessi del dopo Dortmund e del dopo Colonia e, soprattutto, dopo il vertice chiarificatore di Villa Bellini.
La finestra estiva di mercato, terminata in modo anomalo il 5 ottobre, la giudico positiva considerando le enormi difficoltà di operare causa una pericolosa crisi finanziaria che sta investendo il mondo del calcio a causa della pandemia. L'Inter si è rinforzata, c'è abbondanza, anche troppa a centrocampo vista la permanenza di Nainggolan, purtroppo non sono arrivate le classiche ciliegine sulla torta che rispondono ai nomi di Kanté e Marcos Alonso. Vedremo cosa succederà a gennaio.
Intanto bisogna concentrarsi sul presente, sempre che questo maledetto covid permetta ancora alle squadre di scendere in campo e dopo quanto è successo per Juventus-Napoli, è chiaro che si cammini sul cornicione. Dopo la sosta delle Nazionali, tamponi permettendo, a San Siro andrà in scena il derby. Un derby che l'Inter giocherà per calendario in casa, ma con solo 1000 tifosi presenti, a meno di un cambiamento poco probabile di chi dovrà decidere in tal senso. E un derby senza tifo, è un ossimoro.
Ma poi i giocatori scenderanno in campo, la contrapposizione dei colori accenderà come sempre le motivazioni a mille. E questa Inter è più forte del Milan che, a punteggio pieno, precede i nerazzurri in classifica, ma Antonio Conte e i suoi dovranno però dimostrarlo sul prato verde. Per riprendersi i punti lasciati alla Lazio e per confermare una supremazia nella stracittadina che dura da tempo.
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