Nel day after di Inter-Juventus, strano a dirsi, non ha fatto notizia il pareggio che ha accontentato tutti e non ha soddisfatto nessuno di San Siro, ma hanno tenuto banco le questioni extra-campo, a partire da quel 'ho dato agli azionisti la disponibilità di cedere le quote' con cui Massimo Moratti ha agitato le acque di un post-partita non certo animoso, di quelli che avevano sotterrato l'ascia di guerra già al triplice fischio. Lungi da me stabilire una gerarchia di valori sui temi caldi in casa nerazzurra, ma credo che il focus debba essere spostato nuovamente sul campo, laddove si decidono le fortune o sfortune delle società di calcio. E questo assioma viene ancor di più avvalorato nel giorno consacrato agli argomenti finanziari, nelle ore in cui è stato approvato il bilancio nerazzurro 2014-2015; ed è proprio in questa circostanza che Erick Thohir, forse in un passaggio della sua conferenza che è passato inosservato ai più, ha dichiarato urbi et orbi: "Riteniamo di aver costruito una squadra forte per l'obiettivo Champions. Restiamo tra i primi tre della Serie A, siamo vicini ma la nostra posizione è tranquilla (...). Noi siamo soddisfatti e anche Roberto Mancini lo è. Siamo messi bene, poi a gennaio e in estate ci saranno arrivi e partenze inevitabili". 

Insomma, gira che ti rigira, la legge del campo, attraverso cui si perseguono gli obiettivi, è quella da cui non si può sfuggire: dal destino non arriveranno prestiti con diritto di riscatto solo in caso di buona sorte, ma una scommessa a occhi chiusi che, dopo un'estate mercantile di rinnovata generosità, spera di riscuotere i suoi dividendi con un'Inter al terzo posto. Da ET in giù sperano che la classifica si cristallizzi così com'è adesso, magari acettando altri risultati maturati giocando al risparmio, col rischio, poi, di finire sorpresi dagli eventi e dagli altri attori in gioco. Ed è qui che si inserisce il vero punto della questione: può una squadra che ha segnato 8 gol in 8 partite, pur concedendo poco o quasi niente ad eccezione della debacle con la Fiorentina, ambire a rimanere nel trittico delle migliori del campionato e conquistarsi quindi il pass per la prossima edizione della Champions League? Il vero problema è che dopo 720 minuti nessuno ha trovato ancora la risposta definitiva, nemmeno Mancini che si irrigidisce ogni qual volta gli si domanda in cosa difetti la sua creatura. Cosa ne sarà di questa Inter lo sapremo solo a maggio, poi certamente tra un anno esatto torneremo a fare il lavoro dei contabili, forse celebrando la lungimiranza di Thohir o forse prendendo atto di un progetto di ridimensionamento obbligato. L'unica cosa che possiamo offrirvi ora è la scialuppa di salvataggio del CEO Michael Bolingbroke, che ha enunciato così la filosofia aziendale di FC Internazionale: "Ci aspettiamo di essere in Champions ogni anno, poi capitano cose che non lo rendono possibile, ma l'idea è quella di esserci. Se poi sarà Europa League, ci adatteremo alle condizioni; ma come azienda abbiamo bisogno di una strategia a lungo termine, se no non si può crescere. E la Champions è obiettivo a lungo termine, questo è il progetto. Poi ci saranno anni in Europa League e altri senza Europa".
'Ci adatteremo alle situazioni', appunto. Ora non sappiamo se saranno disposti a farlo anche i tifosi.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 20 ottobre 2015 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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