Come tutti sappiamo, negli ultimi anni la politica ha messo in mostra il peggio di sé. Non che il calcio sia un mondo nettamente migliore ma, poter pensare che l’amministrazione della cosa pubblica possa insegnare qualcosa, sembrerebbe in una prima analisi abbastanza paradossale. Invece, qualcosa, quantomeno da scopiazzare, c’è. Sto parlando, per esempio, delle cosiddette “primarie”. In quest’ultimo periodo tanti italiani, in vista delle elezioni primaverili, sono alle prese con la scelta dei candidati da inserire nelle liste del centrosinistra. Alcune realtà, Genova su tutte, ci stanno regalando parecchie sorprese, tanto quanto lo era stata la vittoria dell’outsider Pisapia a Milano circa quindici mesi fa. Anche negli Usa, i repubblicani stanno svolgendo, Stato per Stato, una serie di tornate elettorali all’interno del proprio partito per decidere chi sfiderà il democratico Obama il prossimo 6 novembre.
Questo modo di fare politica rappresenta una delle poche innovazioni democratiche che hanno contraddistinto il panorama politico.
E allora, perché non provare a portarlo nel calcio?


I Presidenti sono soliti pronunciare frasi del tipo: “Le squadre sono dei tifosi; Noi passiamo il club resta; Dobbiamo rendere conto ai veri proprietari della società (i tifosi), etc”.
Bene, allora perché non dimostrarlo in modo concreto?
Ovviamente nessuno pretende di poter mettere il naso in ogni decisione, però una partecipazione diretta almeno nella scelta di chi dovrebbe rappresentarci sarebbe cosa utile e giusta.


Vi immaginate cosa succederebbe alla nostra Beneamata se istituissimo delle primarie per il ruolo di Direttore sportivo o dell’area tecnica?
Ammetto di averla presa un po’ larga ma, troverei corretto che Moratti prendesse in considerazione il fatto che Lele Oriali, vincerebbe con percentuali bulgare un eventuale sfida elettorale.
Uno dei tanti aforismi, che lo scrittore  François de La Rochefoucauld ci ha lasciato in eredita, recita: “Certe persone, ben accette in società, non possiedono altro merito che i vizi che servono nei rapporti umani”. Cari amici, vi sta venendo in mente qualcosa o qualcuno?
A Branca va, oggettivamente, riconosciuto che ricoprire il proprio ruolo in una società difficile come l’Inter, in un momento di ristrettezze economiche, non è sicuramente semplice.
Le colpe di una serie di errori sul mercato vanno come minimo condivisi con il Presidente e il suo entourage più stretto.
“Fino a quando le cose vanno bene, tutto è lecito”. Questo è un principio che vale sia per i calciatori che per i dirigenti. Partendo da questo presupposto, è fuori discussione che la storia di lotte intestine che ha estromesso Oriali dall’organigramma, sommato a quella percezione di scarsa meritocrazia che sembra aleggiare dalle parti di Corso Vittorio Emanuele, sommato infine ai pessimi risultati della squadra, ha di fatto scatenato la collera della maggior parte dei tifosi.
Una rabbia che non ha risparmiato neanche il Presidente, che viene percepito come un uomo appagato dai successi degli ultimi anni e con in testa il solo obbiettivo del raggiungimento di un bilancio virtuoso.


Questi sono i veri motivi della contestazione. Ranieri, anche se non particolarmente amato, non c’entra nulla e tutto sommato anche i calciatori c’entrano meno di quanto si potrebbe pensare.
Se Moratti vuole ricreare il giusto clima dovrebbe, innanzitutto, tornare a essere il “Primo dei tifosi”, l’uomo dalla passione senza confini e conseguentemente cancellare l’immagine che ultimamente sta dando di trattare l’Inter come un affare di famiglia e come un contenitore in cui far lavorare amici e parenti, senza badare alle reali competenze che i diversi ruoli richiedono.
E’ normale che un Presidente abbia il diritto di inserire i nomi che vuole nelle caselle dell’organigramma. Ma, noi stiamo parlando non di un Presidente, bensì del Presidente. Dell’uomo che ha sempre detto di sentirsi primus inter pares (primo tra i pari) e quindi prima di una grande Persona e poi di un grande Presidente.


A questo punto, per il rispetto della storia che lega in modo indissolubile i nostri colori con la famiglia Moratti, è lecito aspettarsi una mossa in controtendenza da parte del Presidente stesso. Magari dando voce ai tifosi. Magari attraverso una sorta di partecipazione popolare nella scelta dei collaboratori che avranno il compito di ridisegnare l’Inter del futuro. Magari dando quantomeno retta agli umori del proprio popolo. Magari tornando a tifare tutti assieme l’Inter senza se e senza ma…


BoA

Sezione: Editoriale / Data: Mer 15 febbraio 2012 alle 00:00
Autore: Andrea Bosio
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