Non ci facciamo mancare mai niente, noi interisti, vittime di una vita vissuta sull’ottovolante. Si scende a mille all’ora con lo stomaco in gola, le urla nel vento e la paura nel cuore. Ma siamo capaci di rialzarci in fretta con l’entusiasmo di un bambino e la voglia di eccellere dei vincenti, e quando decidiamo di trionfare lo facciamo alla grande. Per questo l’Inter è bella perché pazza e imprevedibile e noi per riconoscenza le siamo sempre e comunque fedeli. Quest’anno ci siamo divisi in due. L’Inter di Mazzarri ci aveva dato false speranze facendoci cadere nell’oblio di una squadra malata di paura, schizofrenica e piena di insicurezze. Ho letto con molto interesse l’intervista rilasciata dal nostro ex allenatore ai cronisti giapponesi e non nascondo quanto grande è stato il mio stupore per alcune sue considerazioni.       

Mister Mazzarri è tutt'ora convinto che la sua Inter sarebbe riuscita ad agganciare il terzo posto portando come prova inconfutabile alcuni dati statistici che a mio modesto parere non provano proprio nulla. Ho letto nelle sue dichiarazioni molta confusione e molta voglia di difendersi dalle accuse che la critica ha rivolto a lui e al suo lavoro. Nelle sue parole ho trovato il perché l’Inter in campo fosse così spaesata e insicura, la squadra era lo specchio dello stato d’animo del suo allenatore. Il terzo posto per quell’Inter poteva solo essere un’utopia dato anche lo scarso entusiasmo che ormai regnava attorno alla squadra e all’ambiente.

L’arrivo di Mancini è stato un vero e proprio toccasana. Punto primo perché è uno degli allenatori migliori d’Europa, punto secondo perché la sua capacità di trasmettere le proprie idee e la tranquillità al gruppo è assolutamente innegabile. Il Mancio Style è nuovo anche per noi però. Il primo Mancini interista era un allenatore diverso: sempre carismatico, sempre molto preparato ma molto più tendente al nervosismo e facilmente condizionato dalle provocazioni. Intendiamoci: a noi piaceva e molto anche così ma la maturità acquisita in questi anni può aiutare la squadra a fare un ulteriore passo in avanti.

Ora Mancini dribbla le polemiche con un sorriso e una battuta di spirito, tiene la squadra sulla corda senza però metterle addosso un'esagerata pressione che potrebbe essere dannosa. Un allenatore maturo, insomma, oltre che vincente che, per quello che abbiamo capito, sta costruendo la squadra dell’anno prossimo a sua immagine e somiglianza con un occhio alle esigenze tecniche e a quelle del bilancio societario.

Io con Mancini in panchina mi sento tranquillo e fiducioso per il futuro, cosa che, non me ne voglia lo stimato Mazzarri, non mi accadeva prima di novembre.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 12 marzo 2015 alle 00:00
Autore: Filippo Tramontana / Twitter: @filotramo
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