Gennaio del 2011: inizia una delle più importanti e stimolanti esperienze della mia carriera da giornalista. Quella da inviato a Madrid a seguito del Real. Anzi, sarebbe più corretto dire quella di inviato a Madrid per… Josè Mourinho. Di fatto erano trascorsi solo pochi mesi dal Triplete nerazzurro. E a livello mediatico l’attenzione sullo Special One era ancora a livelli altissimi. D’altra parte il portoghese è entrato di diritto nella storia dell’Inter. E ci rimarrà sempre. La fame di notizie era enorme. E per un giovane desideroso di mettersi in mostra come me, era l’occasione perfetta per far vedere anche quanto valessi. 

Ecco quindi che da allora, e fino alla fine dell’avventura spagnola di Mou, facevo la spola tra Milano e la Capitale Iberica. E tra me e i pochissimi colleghi italiani (io ero l’unico che partiva dall’Italia per fare le conferenze di Liga e Champions) tante perle sulla “sua” Inter. Ma anche i classici sfoghi di Mourinho – vedi il post Barcellona dei celeberrimi ‘porquè!’ – o l’evoluzione di una squadra impaurita che conquistò lo Scudetto dei record, con più di 100 punti conquistati e il primato delle reti realizzate.

Tra tutti queste argomentazioni, non si deve dimenticare il mercato. E la mentalità delle Merengues. Ecco, secondo i colleghi che seguono quotidianamente le vicende della Casa Blanca – ma vale anche per tifosi e addetti ai lavori – se il Real vuole un giocatore, indipendentemente dalla squadra in cui giochi, l’atleta firmerà per ‘il mejor club del siglo veinte’. Per storia, ambizioni e anche perché di fatto le offerte del Madrid sono e saranno sempre più che generose.
Una convinzione che in certi aspetti rasenta anche l’arroganza, alla quale non si può dire nulla se alla fine gli affari vanno in porto, ma che merita invece qualche bacchettatura se ciò non succede. Ecco, in questi mesi, un comportamento molto simile, lo sto ritrovando dagli amici catalani.

In pratica a Barcellona già vedono Martinez come nuovo attaccante dei blaugrana. E sono tutti convinti che il Toro abbia già deciso di lasciare Milano. O al massimo che in ogni caso alla fine seguirà tale strada. 

E già qui c’è una dicotomia importante. Lautaro ha già scelto il Barça o lo sceglierà? No, perché ovviamente cambia tutto. Da quello che mi risulta il Toro a Milano sta benissimo. E non vi è alcuna preclusione su un eventuale rinnovo di contratto: ciò non significa che guiderà l’attacco nerazzurro a vita, ma sicuramente esclude l’ipotesi che si senta già a Barcellona. E poi siamo sicuri che i catalani abbiano i mezzi economici per potersi permettere l’ex Racing? 

No, perché anche io vorrei una Ferrari. Ma se non posso permettermela, o la rubo e vado in galera, o devo trovare finanziamenti e liquidità per poterla acquistare.

Ergo, il cartellino di Lautaro ha un prezzo ben preciso. Dall’1 al 15 luglio costa 111 milioni di euro. La questione è semplicissima. Stacchi un assegno con tale cifra e nessuno può dirti nulla. Se però poi gli avversari dell’attuale numero 1 Bartomeu parlano addirittura di fallimento (possibilità alla quale non credo) mi sembra chiaro che la società catalana abbia comunque qualche problemino finanziario e non possa permettersi spese folli.

Ciò significa che tutto torna a dipendere dalla società nerazzurra, che di certo non svenderà un suo pupillo. E non si capisce perché non dovrebbe puntarci. Vale per il bomber di Bahia Blanca, come per tutti i tesserati della Beneamata. I giocatori passano, l’Inter resta. È solo questa la vera certezza. Il resto arroganti speculazioni che lasciano il tempo che trovano.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 08 maggio 2020 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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