Lucido nei concetti, realista fino all’eccesso, difficilmente cade nel tranello, va in dribbling sulle domande più difficili come purtroppo la malasorte non gli ha concesso di fare da calciatore. In più, con quel pizzico di humour che ormai lo contraddistingue. Andrea Stramaccioni non perde di vista la realtà nemmeno ora che questo bizzarro campionato di Serie A sembra avergli riaperto le porte addirittura per un’insperabile fino a nemmeno troppo tempo fa qualificazione in Champions League, porticina che però starà ai ragazzi tenere aperta questa sera nel confronto spinosissimo contro un’Udinese a ranghi ridotti ma non per questo temibile.

Non perde la rotta, Strama, anche a costo di ribadire concetti già sentiti come il voler sempre rimanere se stesso, il voler sempre schierare l’Inter migliore a prescindere dalla carta d’identità, piuttosto che il patto con Moratti legato al vincere tutte le partite. E non perde la rotta nemmeno quando si tocca una tematica comunque a lui cara come quella dei giovani: inutile sperare in un trapianto di massa dei ragazzi della Primavera nella prima squadra, pur riconoscendo la grande qualità in prospettiva dei prodotti del vivaio nerazzurro. In primo luogo perché comunque ci sono ancora degli obiettivi plausibili e quindi chiaramente si deve tenere un occhio prima di tutto al valore reale dei giocatori piuttosto che al valore potenziale. Poi perché comunque lo spread (termine che va di moda) tra la Primavera e il mondo dei grandi, specie in Italia, rimane estremamente ampio e pochissimi sono i casi di giocatori giovani che riescono ad imporsi subito.

Non ha perso la rotta, Strama, o almeno, non l’ha quasi mai persa: perché ha suscitato davvero un effetto singolare vederlo trasalire di fronte alle parole di Moratti, che ha dichiarato che l’allenatore dell’Inter deve essere anche un po’ “pazzo”. “Preferirei imprevedibile, geniale, pazzo proprio non so. Per allenare l'Inter ci vuole incoscienza, questo sì, per passare da Longo a Milito”, le sue parole, pronunciate quasi come cadendo dalle nuvole. Ok, Andrea, chiamala come vuoi, incoscienza, imprevedibilità, quant’altro. Però nel nostro ambiente il termine “pazzia”ha tutto fuorché un’accezione negativa: è nel nostro Dna tanto quanto la Serie A, è parte di noi, è qualcosa che parte dal codice genetico di ogni nerazzurro e sfocia fino al nostro inno.

E’ bellissimo essere pazzi all’Inter, quando non si trascende nella sua interpretazione è probabilmente il complimento più bello che si possa sentire. Un giorno accoglierai questo termine con meno stupore, e allora entrerai definitivamente nel cuore di tutto il mondo nerazzurro. Intanto, con la tua incoscienza, stai andando sulla buona strada…

Sezione: Editoriale / Data: Sab 14 aprile 2012 alle 00:01
Autore: Christian Liotta
vedi letture
Print