"Cantami, o Diva, l'ira del Denzelide Dumfries...". Se Omero fosse vissuto ai giorni nostri e avesse assistito, seduto con la sua cetra in uno dei seggiolini all'Olimpico, alle scene finali di Lazio-Inter, avrebbe di sicuro scritto qualcosa del genere. Ok, l'antico aedo era cieco e si sarebbe perso tutto il parapiglia, ma la Musa, inviata da bordocampo, per ispirarlo a scrivere l'Interide o l'Interossea gliel'avrebbe disvelato sin nei minimi dettagli. Gli avrebbe raccontato dei mostri non più situati nello stretto tra Sicilia e Calabria come Scilla e Cariddi né nelle caverne come Polifemo e gli altri ciclopi, ma liberati negli stadi e possibilmente seduti nei posti vicini a lui, pronti a picchiarlo se avessero scoperto la sua fede nerazzurra (come accaduto ad altri tifosi al Bentegodi di Verona) o a fare il verso della scimmia non appena qualche giocatore avversario di colore si fosse trovato vicino alla linea del fallo laterale a tiro insulti (l'ultimo episodio avvenuto sabato nei confronti di Dumfries). Ai suoi tempi Ulisse l'avrebbe fatta facile come contro i Proci, oggi l'imbecillità è punita con il Daspo, una misura che stiamo vedendo essere attuata con più frequenza grazie alle nuove immagini delle tv e alla collaborazione di alcune società. Il cambio di rotta, nel caso del razzismo, era stato avviato dalla campagna BUUU dell'Inter, promossa guarda caso da un presidente straniero come Steven Zhang, da ciò si capisce anche perché un uomo dalla mente aperta come Omero non avrebbe avuto dubbi sulla squadra per cui fare il tifo. Avverranno anche altri episodi, perché un cambio culturale non avviene dal giorno alla notte, nemmeno se a richiederlo è il volere di Zeus. La guerra di Troia durò dieci anni e ce ne vollero altri dieci per far ricongiungere Ulisse con Penelope a Itaca. L'importante è aver imboccato il cammino corretto e che tutti gli organi interessati remino nella stessa direzione, evitando di usare tappi di cera. Qui si tratta di stupidi, non di sirene.
Le prime avvisaglie di un'Inter irata si hanno al 63': fallo di mano di Bastoni sul colpo di testa di Patric e rigore per la Lazio, che con Immobile agguanta un pareggio impensabile fino a quel momento, dato dominio dell'Inter, anche se Sarri dirà di essere rimasto già soddisfatto del primo tempo dei suoi. Solo gli esperti di Sarrismo comprenderanno l'analisi del tecnico. Il giorno dopo le moviole dei giornali leggono l'episodio del rigore laziale all'unisono: decisione ineccepibile, come da regolamento. Mettendo da parte i miti e tornando alla realtà, Bastoni salta a pochi centrimetri da Patric e a occhi chiusi, è quindi ignaro della posizione del pallone la cui traiettoria è destinata fuori dallo specchio, devia la sfera con il braccio piegato e nemmeno largo, rimettendola così in gioco e favorendo addirittura la Lazio. La posizione del braccio è congrua al movimento del salto, come insegnano nei settori giovanili delle scuole calcio. Rizzoli nel settembre 2020 dichiarava di non voler "vedere i difensori giocare come i pinguini", mentre il neo designatore Rocchi ha chiesto agli arbitri più coraggio, scelte meno conservative e l'addio ai falli di mano ottusi: "Un esempio? La palla che va a sbattere sul braccio o sulla mano lontana dal corpo non deve tradursi in un'azione da rigore se frutto di un movimento naturale del giocatore" (La Stampa, 21 agosto 2021). Come si spiegano le moviole che alterano il regolamento? Un'incantesimo della maga Circe.
Non vogliamo aggiungere altro su quanto accaduto al minuto 82'. Anche qui le immagini, così come (ribadiamo) anche il regolamento, sono di pubblica fruibilità e in molti hanno già condannato sia il mancato fair play della Lazio che la rissa sfociata subito dopo il gol di Felipe Anderson che ha fatto salire a 9 il totale complessivo dei cartellini gialli, fino al rosso finale a Luiz Felipe, primo caso di espulsione per eccesso di amicizia. Se l'Inter fosse un manipolo di guerrieri omerici riuscirebbe a convertire la propria ira in trionfi personali e dispiaceri per i propri avversari, proprio come Ulisse contro i Proci o Ulisse dopo la morte di Patroclo. Entriamo in una delle settimane più importanti della stagione nerazzurra, con due scontri forse già decisivi sia per il cammino in Champions che in Serie A. Si torna dopo due trasferte in campionato di fila a giocare in casa, tra le mura amiche di San Siro, contro Sheriff Tiraspol e Juventus. È il capitolo in cui gli eroi veri risorgono prendendo slancio dalle avversità.
Le prime avvisaglie di un'Inter irata si hanno al 63': fallo di mano di Bastoni sul colpo di testa di Patric e rigore per la Lazio, che con Immobile agguanta un pareggio impensabile fino a quel momento, dato dominio dell'Inter, anche se Sarri dirà di essere rimasto già soddisfatto del primo tempo dei suoi. Solo gli esperti di Sarrismo comprenderanno l'analisi del tecnico. Il giorno dopo le moviole dei giornali leggono l'episodio del rigore laziale all'unisono: decisione ineccepibile, come da regolamento. Mettendo da parte i miti e tornando alla realtà, Bastoni salta a pochi centrimetri da Patric e a occhi chiusi, è quindi ignaro della posizione del pallone la cui traiettoria è destinata fuori dallo specchio, devia la sfera con il braccio piegato e nemmeno largo, rimettendola così in gioco e favorendo addirittura la Lazio. La posizione del braccio è congrua al movimento del salto, come insegnano nei settori giovanili delle scuole calcio. Rizzoli nel settembre 2020 dichiarava di non voler "vedere i difensori giocare come i pinguini", mentre il neo designatore Rocchi ha chiesto agli arbitri più coraggio, scelte meno conservative e l'addio ai falli di mano ottusi: "Un esempio? La palla che va a sbattere sul braccio o sulla mano lontana dal corpo non deve tradursi in un'azione da rigore se frutto di un movimento naturale del giocatore" (La Stampa, 21 agosto 2021). Come si spiegano le moviole che alterano il regolamento? Un'incantesimo della maga Circe.
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