Sembra passato un anno dalla scorsa settimana dove si perdeva Cerci e perveniva un senso di smarrimento. Ed in effetti un anno è passato. Sono sinceramente sorpreso e favorevolmente colpito dalle mosse mercato dell'Inter. Se mi preoccupava il debutto nel mercato invernale, in una sola settimana si è invece vista la strategia societaria e l'importanza di avere Mancini, il quale sta ricoprendo quel ruolo di manager che pochi uomini sanno fare all'Inter. 

E’ stato preso Podolski in prestito secco, anche se con una formula che rischia di deludere parecchio, considerando che a fine stagione potrebbe fare la fine di Rolando. E’ infatti possibile la restituzione a giugno all’Arsenal, perché non c'è il diritto di riscatto. Ma spero che quando verranno resi noti i dettagli dell'operazione spunti un'opzione a favore dei nerazzurri. Il fatto davvero nuovo sono le trattative con giocatori di livello internazionale come Lavezzi, Shaqiri, Lucas Leiva, Diarra, oltre che verso talenti come Susic e Munoz. In pratica l'Inter sta facendo una campagna di rimodellamento della rosa, con probabili uscite (Krhin, Obi, Guarin, Kuzmanovic e la possibilità non remota di sacrificare Icardi alla causa...). 

Podolski è un giocatore importante che seguo da più di dieci anni, dai tempi del primo Colonia, squadra di cui è anche tifoso. Non rende al massimo se deve giocarsi ogni settimana il posto con altri compagni di reparto. Ai tempi del Bayern aveva davanti campioni affermati come Luca Toni e Miroslav Klose e incise, ma non come poteva. All’Arsenal, pur non trovando un grande legame con Wenger, specie in questa stagione, ha segnato 31 gol in 82 presenze.

E’ un mancino che, soprattutto nel Colonia, è stato un autentico trascinatore, un leader. Non immagino nemmeno quanto migliorerebbe la squadra con l’arrivo di Shaqiri. Questo è il primo motivo per cui all'Inter serviva un cambio tecnico. Non si trattava di una mera questione di campo o di dichiarazioni infelici. Da sempre questa società vince se ha un allenatore che crea uno Stato nello Stato, che abbia carisma e sia in grado di coprire più ruoli.

In questi anni l'allenatore che aveva il profilo più adatto sembrava Benitez, arrivato nel momento storico meno adatto per le sue richieste, espresse con proverbiale ruvidezza e un'inconsueta autoreferenzialità "Io soy alenatore profesionista da 25 anno", che ripeteva come un mantra a ogni  conferenza stampa. Se fosse arrivato uno o due anni dopo probabilmente gli sarebbe andata meglio. Ma il concetto di affidarsi a un tecnico di prestigio non è mai sbagliato in una grande squadra. Gli uomini che hanno fatto gavetta sono e resteranno ottimi allenatori come hanno dimostrato precedentemente e successivamente Gasperini, Ranieri e lo stesso Mazzarri. 

All'Inter devi fare un altro mestiere, qualcosa di più simile a quello che fanno gli allenatori in Inghilterra, Klopp al Borussia Dortmund e Simeone all’Atletico Madrid. Non so se l’Inter riuscirà a portare a termine le sue intenzioni. E non è una differenza ininfluente. Sono persuaso più dal progetto tecnico, dalla strategia per portarlo a frutto. Giocatori dai piedi buoni, con personalità da grande squadra e non mestieranti professionali da tenere al massimo in rosa come ripieghi e non come titolari stabili. Era questo che mancava alla società e si sono persi tre lunghi anni in cui si è sprecato tutto il vantaggio sugli avversari, finendo col dover ricominciare come nel 2004, ma senza soldi.

Eppure da una parte della tifoseria permane una spessa coltre di diffidenza e di critiche legittime ma anche irritanti. O meglio: se ti arriva Podolski a mercato non ancora iniziato il tuo primo commento non può essere: “Sì vabbè, è uno scarto dell’Arsenal. Ma almeno è buono? E poi a noi servono difensori e centrocampisti”. E ancora: “Una volta compravamo Ronaldo, Matthaeus, Rummenigge e adesso prendiamo i giocatori a fine carriera”.

Sono “riflessioni” che ho ascoltato con parecchio sconforto da diversi tifosi che sono fermi al 2010 e se prima si lamentano che non ci sono soldi, poi inspiegabilmente reclamano i grandi acquisti. E non è un problema solo dell’Inter se è vero che la Juve sta per prendere due ex nerazzurri come Snejder e Rolando. Ma oltre a questo, se hai appena avuto un giocatore all'inizio di un mercato che è quello di metà stagione, non è furbo lamentarsi perché mancano altri sei giocatori.

In ultimo: martedì ci sarà da andare a Torino. Mi sono lamentato in passato di un certo atteggiamento superficiale con cui tante Inter sono andate a giocarsela con la Juve senza personalità, senza concentrazione per 90 minuti. Non me lo spiego, so solo che, a parte qualche exploit, la norma è quella di un'Inter in gita che quando va a Torino giochicchia senz'anima. Vorrei una squadra che giocasse con l’impegno di un derby, con il coraggio dell’Inter che vinse con Stramaccioni o del primo tempo giocato da Ranieri. Quella che scenderà in campo sarà ancora l’Inter del 2014, non mi aspetto granché  ma solo dei giocatori che lottino per vincere. Che è diverso dal giocare per non perdere.
Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 05 gennaio 2015 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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