'Kekko, passa la palla'. È il titolo dell'autobiografia di Francesco Moriero, scritta a sei mani insieme a Luca Carmignani e Luca Tronchetti. L'ex ala destra dell'Inter, con un passato anche nel Lecce, ha rilasciato un'intervista esclusiva ai nostri microfoni in vista dell'esordio di Antonio Conte (suo amico) alla Scala del Calcio sulla panchina dei nerazzurri, proprio al cospetto della squadra salentina.
Moriero, le vendite del suo libro procedono a gonfie vele: se l'aspettava?
"No, sinceramente. A pensare che abbiamo raggiunto quota mille copie... È uscito a giugno e l'abbiamo presentato in molte zone d'Italia, soprattutto al Sud. Sono rimasto contento del fatto che molta gente, specialmente i tifosi di Inter e Lecce, siano ancora legati al Moriero calciatore. È una biografia volta soprattutto ad un pubblico giovanile: mi permetto di dare dei consigli ai ragazzi, perché lo sport a mio avviso deve trasmettere valori che ultimamente si sono un po' persi. Il calcio è sempre un divertimento e chi si avvicina a questa disciplina deve sognare, coltivando il suo sogno".
L'approccio dei giovani italiani al calcio: un argomento di cui, da Italia-Svezia in poi, si è parlato molto spesso...
"Io posso raccontare la mia storia. Mi piace girare per la Penisola, l'anno scorso ho visionato dal vivo molte scuole calcio e diversi settori giovanili. Si parla spesso di mancanza di talenti, ma io credo sia importante andare a cercarli sul campo ed educarli in una certa maniera. Bisogna innanzitutto svagarsi: ci si dimentica sempre che il calcio è divertimento. Il sogno è del bambino, non dei genitori o della scuola calcio".
Lei il suo sogno l'ha coltivato, eccome...
"Certo, ne parlo nel libro. Sono nato in un quartiere umile, dove c'era poco e niente. Noi giovani avevamo soltanto la possibilità di prendere a calci un pallone. Grazie a Dio ho avuto la fortuna di diventare un ottimo giocatore: sono soddisfatto della mia carriera, ci mancherebbe".
Nel corso della sua adolescenza ha conosciuto Antonio Conte: con lui ha giocato nel vivaio del Lecce, fino all'esordio in prima squadra.
"Antonio è mio fratello. Quegli anni abbiamo trascorso tutta la vita insieme, eravamo una comitiva: c'era anche Petrachi, oggi direttore sportivo della Roma. Con loro ho vissuto otto anni di settore giovanile e diverse stagioni tra i grandi. Antonio adesso è diventato il top degli allenatori: è un tecnico importante, vincente. L'ha dimostrato in tutte le piazze nelle quali è stato. Sono contento che sia andato all'Inter: un altro leccese approda sulla sponda nerazzurra della città di Milano. Spero faccia bene, e che continui a vincere: è abituato a farlo, per lui è arrivato il momento di riportare la Beneamata dove merita. Per tornare a vincere un titolo, Suning ha scelto l'uomo giusto".
Conte è abituato a vincere al primo colpo: per la prossima stagione, come vede l'Inter in ottica Scudetto?
"Non so se lo vincerà, ma sicuramente ci proverà. Antonio è un vincente. Lui è andato all'Inter perché ha avuto delle garanzie. La squadra pian piano sta crescendo, già si vede la mano di Antonio. Se vincerà lo Scudetto, non lo so. Ma sono sicuro che lotterà per vincere".
Ha avuto modo di parlare recentemente con Conte?
"Di recente no, non sono riuscito: Antonio era partito per il ritiro con l'Inter ed io ero impegnato con la Cavese. Ci siamo sentiti in occasione della presentazione del libro: lui mi ha telefonato, voleva salutare tutti i tifosi. È un ragazzo molto disponibile e già apprezza la tifoseria interista: si sente già inserito bene. Il sostenitore nerazzurro è molto particolare: quando ti accetta, ti fa sentire a casa. L'Inter, con Antonio, quest'anno divertirà. O almeno, tutti lo speriamo".
È quasi uno scherzo del destino, ma la prima sfida dell'Inter di Conte sarà contro il Lecce.
"Il mio cuore è molto diviso: io, così come Antonio, sono leccese di nascita. Rimarremo tifosi giallorossi per tutta la vita. Certo, è una gara particolare perché anche l'Inter mi è rimasta nel cuore: tuttora a Milano mi sento a casa, mi sono tolto tantissime soddisfazioni. Non sarà una partita come le altre".
La Beneamata vorrà subito ottenere i tre punti.
"L'Inter giocherà per la prima volta in casa: tenterà di vincere, per dare subito un'impronta vincente a quest'annata. Ma il Lecce gioca un buon calcio, posso garantirlo: Liverani si giocherà la partita a viso aperto, avendo poco da perdere. I nerazzurri dovranno dimostrare fin da subito di essere determinati per vincere lo Scudetto".
Il nuovo centravanti dei meneghini è Romelu Lukaku: un acquisto che può rivelarsi azzeccato?
"Il belga è un grandissimo giocatore, Antonio l'ha voluto fortemente all'Inter: è un ottimo acquisto".
Cosa pensa, invece, della vicenda Icardi?
"Non mi permetto di mettere bocca, dato che non mi tocca da vicino. Soltanto chi ha vissuto e sta vivendo questa situazione può esprimersi in merito. Credo ci sia stato un malinteso o comunque un comportamento non idoneo l'anno scorso, per cui la società ha preso la sua decisione. Spetta al club, e ad Antonio Conte, decidere".
Alexis Sanchez alzerebbe il livello della squadra meneghina?
"È una seconda punta, un giocatore importante. Velocissimo. Un attaccante che può giocare dietro Lukaku nel 3-5-2. L'Inter in questo modo si rinforza ancor di più, è evidente".
Conte ha voluto a tutti i costi Barella: da suo ex compagno, crede che il tecnico interista riveda le sue caratteristiche nella mezzala sarda?
"Ho giocato tanti anni con Antonio: lui era già un allenatore in campo. Era un centrocampista alla Tardelli: aveva corsa, grinta, inserimento e un'ottima tecnica. Voleva sempre migliorarsi: mi raccontava che alla Juve si fermava dopo gli allenamenti per chiedere a Trapattoni come migliorare nella tecnica di base. È normale che, lavorando, si può migliorare. Da giocatore, Antonio ha avuto tutto: è diventato capitano, ha giocato in Nazionale. È andato in crescendo, anno dopo anno. Barella è un giocatore da Inter, ha un grande carattere".
Ai tempi della Juve, dopo essere stato fuori dal campo per quasi due anni a causa di molti infortuni, Conte tornò a giocare e segnò contro il Lecce. Si lasciò andare ad un'esultanza liberatoria: da allora in poi, è stato considerato un traditore. Lei cosa ne pensa?
"Traditore di cosa? Antonio Conte non ha avuto infortuni gravi soltanto alla Juve: anche al Lecce. Ad Antonio non piace mai perdere: anche nelle partitelle oppure quando era a bordocampo, voleva sempre vincere. Io conosco Antonio come uno che ama la propria terra. Poi la gente giudica alcuni gesti e ha assolutamente il diritto di farlo, ma io posso dire che lui ha sempre amato il Salento. Quell'esultanza è una cosa vecchia, ormai. Bisogna essere orgogliosi di avere un leccese come lui che gira per il mondo ed è il top dei top degli allenatori. Credo che la maggior parte dei leccesi sia orgogliosa di lui".
Si ringraziano Francesco Moriero per la disponibilità e l'ufficio stampa della Cavese 1919 S.r.l. per la cortesia.
Autore: Andrea Pontone / Twitter: @_AndreaPontone
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