Inter e Milan si giocano lo scudetto e il Corriere dello Sport propone oggi un'analisi sulle due proprietà, sottolineando le differenze nel percorso fatto da Suning e Elliott.

Sui nerazzurri: "Per anni Suning ha investito massicciamente per competere in Serie A con la Juve e riaffacciarsi sul palcoscenico europeo. Grandi acquisti a cifre importanti, culminati nell’Inter di Conte (l’allenatore più pagato in Italia per distacco, anche sei volte i colleghi delle concorrenti) e acquisti costosissimi: Lukaku, Barella, Hakimi, Eriksen, Nainggolan, Sensi, Politano, Martinez, Vecino, Skriniar tra tutti (560 milioni spesi dal 2017 al 2020) e parametri-zero con ingaggi pesanti (Vidal, Sanchez, Godin). Il costo della rosa cresceva fino a superare i ricavi operativi, tra monte ingaggi in salita da 129 milioni (2017) ad oltre 200 (2021), ammortamenti da 75 a 137. I ricavi salivano da 273 milioni (2017) al picco di 377 (2019) spinti dalla Champions ma anche da grosse sponsorship asiatiche (97 milioni nel 2019) agevolate dalla galassia dei rapporti di Suning. Di quel volume di contratti commerciali è rimasto poco e 40 milioni di crediti inesigibili sono stati svalutati nell’ultimo bilancio ma l’Inter lavora per aumentare ricavi di mercato, legati alla promozione reale del brand. La strategia di Suning era crescere col calcio, alimentando l’immagine di una potenza internazionale che andava però sgretolandosi in patria, dove l’impero poggiava su fragili fondamenta: marginalità bassissima dal business caratteristico, massiccio ricorso al debito per finanziare business, quasi tutti insostenibili (calcio, edilizia, tv) evaporati con perdite ingenti. Così la bolla gonfiata dalla dominanza sul mercato, finanziata con massicci apporti di capitale dell’azionista e dilazioni nel pagamento degli acquisti dei calciatori è andata progressivamente sgonfiandosi. La dirigenza sta sapientemente traghettando il club verso un sentiero sostenibile spingendo ma, soprattutto, riqualificando il fatturato: meno sponsor di sistema, più partner di mercato, stadio riaperto con incassi massicci, diritti UEFA, cessioni straordinariamente profittevoli. La gestione non è ancora in equilibrio finanziario ma i costi della rosa hanno preso a scendere e l’equilibrio economico, seppure lontano, non è utopia. Con l’importante notazione che la discesa dai sogni di grandezza non ha portato un degrado della competitività sportiva, grazie a interventi più accurati in entrata (parametri zero come Calhanoglu, acquisti intelligenti come Dumfries): un mezzo miracolo sportivo". 
 

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Sezione: Copertina / Data: Gio 19 maggio 2022 alle 10:34 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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