Nel corso della dodicesima giornata di serie A l’Inter è di scena all’Olimpico di Torino. Nonostante la bella vittoria ottenuta contro la Roma appena otto giorni fa, valsa ai nerazzurri la testa della classifica, Roberto Mancini per la trasferta contro i granata cambia ancora molto. A partire dal modulo, con un’Inter che il tecnico marchigiano schiera con il 3-5-2. Davanti a Samir Handanovic linea difensiva composta da Jeison Murillo sul centrodestra, Miranda centrale e Juan Jesus sul centrosinistra; D’Ambrosio e Nagatomo i fluidificanti, con Felipe Melo, Gary Medel e Geoffrey Kondogbia in mediana; coppia d’attacco tutta argentina con Rodrigo Palacio al fianco di Mauro Icardi.
AVVIO ATTENTO - L’Inter parte con il freno a mano tirato, attenta a non scoprire il fianco alle ripartenze dei velocisti granata. Impostazione chiara in fase di non possesso: nerazzurri - oggi in bianco - raccolti in 20-25 metri al massimo, grazie ad una difesa molto alta guidata da Miranda e una impressionante densità di maglie a centrocampo. La manovra difensiva del Torino favorisce i dettami tattici di Roberto Mancini, con Felipe Melo e Kondogbia che si alzano rispettivamente su Moretti e Gaston Silva in fase di non possesso, e Icardi e Palacio che, accorciano su Glik e il regista granata Vives. Il Toro è così costretto a lanciare spesso lungo, non il gioco ideale per Belotti e Quagliarella, bravissimi nell’andare in profondità, meno a sgomitare tra gli alti difensori della difesa nerazzurra. Con il match chiuso e un ritmo di gioco molto blando, i pericoli principali per i due portiere provengono soprattutto dai calci da fermo. Prima ci prova Benassi, ma il tiro sugli sviluppi di un corner si stampa sulla parte alta della traversa; poi riesce Kondogbia. Il francese raccoglie molto bene sul secondo palo una spizzata di Palacio su un calcio di punizione battuto da Nagatomo per l’1-0.
FINALMENTE KONDO - Proprio il francese era risultato fino a quel momento il più brillante del centrocampo dell’Inter. Non solo per l’ottimo inserimento in occasione del vantaggio, quanto per il gioco espresso. Dinamico e attento, l’ex Monaco sembra iniziare a trovarsi a proprio agio anche nel centrocampo a 3, allargandosi spesso in soccorso di Nagatomo per creare superiorità dalle parti di Bruno Peres, bravo a offendere, meno quando si tratta di coprire, e ad appoggiare le punte in azione offensiva. Dopo la rete del vantaggio, l’Inter prova ad addormentare il match, compito agevolato anche dalla mancata reazione del Torino, che sembra aver accusato il colpo del “un tiro un gol”, strategia ormai chiara dell’undici di Mancini.
INIZIA LA RIPRESA, REAZIONE TORO - Al rientro dagli spogliatoi il Torino sembra tornato quello ammirato appena sette giorni fa allo Juventus Stadium. Bruno Peres torna a spingere con continuità e l’Inter sembra in difficoltà su quella fascia, anche se Handanovic è costretto agli straordinari solamente in una occasione, su Quagliarella.
MANCIO CAMBIA LE PUNTE - Con il Toro riversato in avanti alla ricerca del pareggio, il tecnico marchigiano sceglie di puntare sulla velocità di Perisic e sull’imprevedibilità di Ljajic per sfruttare le enormi praterie inevitabilmente concesse dai granata. Il croato va a sostituire Icardi, il serbo Palacio. Positiva la prova dei due argentini al servizio della squadra, abbastanza sterili in avanti, ma abbastanza comprensibile visto l’atteggiamento della squadra e il centrocampo muscolare che non dava appoggi in avanti. L’innesto degli ‘slavi’ permette ai nerazzurri qualche spunto in più, ma soprattutto la possibilità di far salire e respirare la difesa interista.
FORCING TORO, MA L’INTER SOFFRE POCO - L’ingresso di Maxi Lopez al posto di Belotti garantisce ai granata più centimetri in avanti. Si sviluppa un duello tutto in fisicità con Miranda, bravo nel contenerlo (e bravo l’arbitro nel non abboccare ai tuffi dell’argentino). Zappacosta al posto di Bruno Peres dà nuova spinta sulla destra, mentre Amauri al posto di Baselli rientra nel disegno di Ventura di regalare centimetri all’attacco per i cross dei laterali, vista anche le difficoltà di Nagatomo e D’Ambrosio nel contenere l’ex atalantino e Molinaro. Nonostante i sei minuti di recupero, l’Inter tiene a distanza le offensive dei granata e soffre poco anche sulle palle alte, rinforzata anche dai centimetri di Ranocchia, subentrato a Murillo al 94’.
MODULO CHE VINCE… SI CAMBIA - Ancora un cambio di modulo scelto da Roberto Mancini per la gara dell’Olimpico, rispetto a quanto visto al ‘Meazza’ nella gara contro la Roma. Una scelta spiegata dallo stesso tecnico marchigiano nel post gara con queste parole: “Abbiamo pensato e lavorato su questo, pensando ad un modulo che non ci facesse andare in difficoltà. Il Torino lo fa col suo gioco, siamo stati bravi e non è una cosa semplice”. Adattare alle esigenze della squadra il modulo e poter cambiare gli interpreti a seconda del tipo di gara non è una qualità che molti tecnici hanno. La concretezza mostrata da questa Inter, che in dodici gare ha sbagliato solamente quella con la Fiorentina, denotano però la bontà nelle scelte dell’allenatore marchigiano, umile nel saper riconoscere il valore dell’avversario e nel saper gestire anche un gruppo di qualità prendendo decisioni spesso discusse e discutibili (oggi per Stevan Jovetic 90’ in panchina).
Autore: Lorenzo Peronaci / Twitter: @lorenzoperonaci
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