Punto di vista piuttosto duro quello di Xavier Jacobelli il giorno dopo la 'figura del cavolo' nerazzurra a Brema. Nell'obiettivo, però, non c'è Benitez. O, almeno, non del tutto.

"Nelle ultime 9 partite, fra campionato e Coppa, l'Inter ha collezionato 5 sconfitte, 2 pareggi e 2 vittorie. La squadra ha segnato 11 gol (5 dei quali tutti al Parma) e ne ha subiti 16. Nelle ultime tre gare, la difesa ha incassato 8 gol. Nei 23 incontri disputati dall'inizio della stagione, l'Inter ha contato 7 sconfitte, tante quante Mourinho ne aveva rimediate in tutto il suo ultimo anno. "Evitiamo figure del cavolo", aveva chiesto Moratti prima di Brema. Non è stato ascoltato. Eppure, mentre infuria il tiro al piccione che di nome fa Rafa e cognome Benitez, al primo posto della classifica delle colpe non c'è il cinquantenne signore spagnolo che vola ad Abu Dahbi appeso a un filo. C'è Massimo Moratti. A ruota Marco Branca, quindi i giocatori, ombre irriconoscibili del gruppo fantastico che sei mesi e 20 giorni fa salì sul tetto d'Europa al Santiago Bernabeu. Poi arriva il successore di Josè. Moratti ha avallato la campagna acquisti tutta sbagliata firmata Branca; ha vidimato il masochistico allontanamento di Gabriele Oriali, sacrificato sull'altare della rivalità con Branca; ha accettato l'onerosissimo prolungamento dei contratti di alcuni veterani che, invece, dovevano essere accompagnati verso altri lidi, dopo essere stati salutati con tutti gli onori (Maicon, Milito).

Branca ha scelto Benitez (Moratti aveva assunto Mancini e Mourinho) e a Benitez ha tolto Balotelli, ceduto per soli 22 milioni al City (ma non dovevano essere almeno 30?) senza prendergli né Kuyt né Mascherano. I giocatori hanno mollato: contro la Lazio e contro il Werder hanno fatto pena. L'emergenza infortuni costituisce un robusto alibi per il tecnico che, in Germania non poteva contare su undici indisponibili a vario titolo; che ha schierato in porta Paolo Orlandoni, 38 anni, peraltro migliore in campo, 5 presenze negli ultimi 5 campionati; che, a tempo pieno o part time, ha impiegato i diciottenni Biraghi e Natalino, il non ancora ventenne e irritante Santon, controfigura sbiadita dell'aspirante presunto nuovo Facchetti (che Giacinto perdoni chi aveva azzardato un accostamento tanto irriverente). E ancora: Biabiany, Mariga, Nkwankwo mentre in panchina sedevano Gallinetta, Dell'Agnello, Crisetig. Ma, di fronte al Werder decimo in Bundesliga e certamente non accostabile né al Barcellona né Real Madrid, c'erano anche Zanetti, Cordoba, Cambiasso, Motta, Muntari, Pandev, Eto'o, campioni d'Italia e d'Europa in carica, ridicolizzati dalla scatenata banda di Schaaf, incapaci di una reazione degna della loro fama.

La squadra ha scaricato Benitez in mezzo al guado, ma ha sbagliato il momento: se l'Inter affonda negli Emirati Arabi l'allenatore salta, però i giocatori non devono pensare di sfangarla. Moratti è furibondo, alcuni velinari di Palazzo insinuano addirittura che potrebbe optare per una scelta suicida, considerato che il mondiale per club comincia oggi anche se i nerazzurri entrano in scena la settimana prossima: cacciare subito Benitez, anziché in gennaio quando accoglierebbe a braccia aperte Leonardo. Il presidente, invece, concentri la sua ira sulla squadra, la strigli a dovere, eviti di tirare frecciate in pubblico ad un allenatore che non è Mourinho, il quale per la Beneamata era tutto: tecnico- direttore della comunicazione- addetto stampa- team manager- scudo mediatico-uomo mercato-organizzatore-padrone assoluto della Pinetina e di San Siro. Chi scopre ora la differenza fra Josè e Rafa, ha evidentemente vissuto su Marte. Ma, se si punta su Benitez, lo si sostiene sino in fondo. Non lo si mette sulla graticola, un giorno sì e l'altro pure. Altrimenti si torna all'era preportoghese e premanciniana. Quando le figure del cavolo erano un regola, non l'eccezione".

Sezione: News / Data: Mer 08 dicembre 2010 alle 18:55 / Fonte: quotidiano.net
Autore: Alessandro Cavasinni
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