Anche l'AIC ha deciso di aderire alla causa intentata contro la FIFA dalla FIFPro Europe per l'organizzazione del Mondiale per Club, evento in agenda nell'estate del 2025 e che vedrà anche l'Inter tra le squadre partecipanti. Raggiunto da TMW, Umberto Calcagno spiega le motivazioni che hanno spinto a questa decisione: "Era una cosa concordata sin dall'inizio - esordisce il presidente dell'Assocalciatori -. Abbiamo fatto riunioni che hanno coinvolto anche le associazioni delle leghe mondiali ed europee. È qualcosa che speriamo possa essere portato avanti, quantomeno anche dalle leghe europee. C'è unità d'intenti, a partire dalla volontà di preservare la salute dei calciatori: oggi anche i club, che vivono a contatto con i calciatori, stanno iniziando a capire quanto sia importante evitare questa china che pare ormai irreversibile. I dirigenti delle squadre che dovrebbero giocare questo mondiale sono molto preoccupati da questo punto di vista".
La speranza, immaginiamo, è che non serva arrivare alla fine dell'iter giudiziale ma che la FIFA cerchi un terreno d'incontro.
"Senza dubbio. La cosa che lamentiamo più di altre è che ci sia mancanza di dialogo. A livello giuridico, contestiamo il fatto che un ente, peraltro l'ente regolatore, organizzi una nuova competizione senza dire niente a nessuno. Credo che anche solo per questo, sotto il profilo strettamente legale, ci siano buone possibilità circa l'esito. Ma spero che ci si possa sedere a un tavolo, sul serio: non vogliamo passi il messaggio che i calciatori intendono ostacolare le grandi competizioni, siamo consapevoli che da lì arrivano le risorse che portano avanti il calcio".
Ha la sensazione che anche i club interessati, e che magari avevano celebrato la qualificazione, stiano iniziando a dubitare di questa competizione?
"Io credo che le società si siano rese conto che la maggior parte degli introiti finisce in stipendi pagati a calciatori infortunati. E anche che gli infortuni portino ad abbassare il valore dei tesserati. Ci si sta rendendo conto che tutelare la salute dei giocatori vuol dire tutelare il patrimonio della società. Anche il più bravo, se deve giocare 80-85 partite, non può rendere al massimo. E così la qualità del prodotto diventa più scadente".
Come si spiega questo processo unilaterale di decisione da parte della FIFA?
"Per me è inspiegabile. Come gente di calcio, penso a Infantino che fa parte di questo mondo da una vita, possa pensare di imporre unilateralmente una cosa del genere mi sfugge".
La FIFA non è andata troppo avanti negli annunci per poter tornare indietro sul mondiale senza farlo passare come un autogol?
"Se si riconosce che farlo con queste modalità e tempistiche è stato un errore, ci si siede a un tavolo e si riprogramma il futuro. Se invece entriamo in queste dinamiche, si va allo scontro muro contro muro e vedremo alla fine chi avrà avuto ragione. Mi auguro però che si entri nella stagione del dialogo, con tutti".
L'impressione è che si vada sempre nella direzione di aumentare il numero di partite. Mondiale per club, nuova Champions, supercoppa...
"Beh, i nostri campionati interni generano lo stesso numero di partite da vent'anni. Se n'è aggiunta una con la supercoppa a quattro, ma non cambia molto. Non possiamo risolvere la questione noi con la lega, anzi siamo in sintonia ma vanno creati nuovi equilibri. Io non dico che il nostro mondo non debba cambiare, ma dobbiamo capire con quali modalità. Oggi ci sono delle forzature dalla FIFA che non ci piacciono. Nel merito, si può discutere. Se non si può fare, però, il problema è alla base".
A proposito di problemi: quello dei contratti in scadenza al 30 giugno 2025 è sostanzialmente irrisolvibile.
"Guardi, le faccio un esempio dall'attualità. Pensi a Mbappé: secondo lei il Real Madrid lo lascerebbe al Paris Saint-Germain fino a fine mondiale? Stiamo parlando del nulla, di calciatori che farebbero la prima metà del mondiale con una squadra e la seconda con l'altra. Ma questa è solo la punta dell'iceberg. Penso alle ferie: i calciatori sono bravi e fortunati, fanno il lavoro più bello del mondo, ma hanno diritto anche loro a passare quattro settimane all'anno per rigenerarsi. Conviene a tutti. Già hanno perso la pausa invernale, sulla quale per inciso continuiamo a insistere: oggi si parla di togliere anche il periodo estivo. Penso ai giocatori di Inter e Juventus: mi chiedo come faranno a iniziare in tempo il campionato se avranno, come è sempre stato, le tre settimane di break. Cosa facciamo, Lautaro o Chiesa fanno ferie differenziate? Si fermano tre settimane a novembre? È una cosa ingestibile, e aggiungo un dato: il danno che hanno subito alcune società dagli infortuni è superiore agli introiti derivanti dalla partecipazione alla Champions League. Sono aspetti inevitabilmente collegati".
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