"Non è mai stato un problema di soldi". Lo assicura Lazar Samardzic, che torna con queste parole sulla chiacchierata trattativa sfumata tra Udinese e Inter per il suo trasferimento a Milano. Il centrocampista serbo, protagonista oggi di una lunga intervista sulle colonne di SportWeek, racconta la sua versione sulla telenovela che ha coinvolto anche Rafaela Pimenta, agente con cui il club nerazzurro aveva stretto l’accordo, e papà Mladen: "Io so quello che è successo, ma ormai è passata e non voglio più parlarne. Sono uno che pensa positivo, l’Udinese è una squadra forte, un club organizzato, se resto ancora un anno è perfetto per me. Voglio fare un gran campionato qui, poi vedremo", dribbla il classe 2002.

Ma hai parlato con tuo padre, gli hai chiesto spiegazioni sulla rottura con l’Inter? 
"Ripeto: non ho avuto bisogno di chiedergli nulla perché sapevo già com’erano andate le cose". 

Sei riuscito a dormire, la notte seguente? 
"Certo. Ero e sono sereno. Sono tornato a Udine, mi sono subito allenato, ho giocato il secondo tempo contro la Juve alla prima di campionato e la domenica dopo, a Salerno, dove ho pure fatto gol, ero già titolare". 

Hai paura di essere giudicato male, di essere considerato il classico calciatore esoso, insomma uno che guarda al portafogli più che alla carriera? 
"Io non ho paura di niente". 

Hai ricevuto tanti messaggi subito dopo questa storia? 
"Mi hanno scritto tutti, ma non ho risposto a nessuno". 

Avevi avuto modo di parlare con Inzaghi? 
"No. Invece, quando sono rientrato a Udine, mister Sottil mi ha detto: 'Pensavo che ormai ti avrei visto solo in televisione, con la maglia dell’Inter, e invece sei qua. Sono contento'". 

Ma ti senti pronto per il salto in una grande? 
"Sì, certo. Sono pronto per una grande. Ho 21 anni: tra due anni al massimo lo sarò ancora di più, nella testa e nel fisico. In campo, devo migliorare nell’attaccare gli spazi". 

Ma insomma, se oggi un grande club ti vuole, con chi deve parlare?
"Con papà".

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Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 30 settembre 2023 alle 10:03
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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