Dopo le anticipazioni di oggi, ecco i passaggi più importanti della lunga intervista rilasciata da Romelu Lukaku ai microfoni della Rtbf:
Come hai vissuto i mesi della pandemia, oltretutto in un Paese come l’Italia, fortemente colpito dal Covid-19?
“Rimanevo sempre in casa, perché non si sapeva cosa potesse succedere. Molte persone hanno perso i loro familiari, è stato un momento molto difficile per tutto il mondo. Lo è stato anche per me, perché non ci si poteva vedere in sicurezza, non ci si poteva parlare. Ero a casa, usavo tapis roulant e bicicletta. Mentalmente è stata molto dura, la cosa più importante per me era uscire da questo periodo magari imparando qualcosa di nuovo. Ho letto tanti libri, ho frequentato anche i corsi di allenatore della Federcalcio belga per i nazionali. È stato comunque un momento poco piacevole, la distanza tra me, mia madre, mio figlio e i miei fratelli... È stato difficile, non ci si parlava sempre, non ci si vedeva, era diverso dal solito. Quando abbiamo avuto l’autorizzazione dal club a lasciare casa e rivederci è stata una bella cosa. Comunque, penso che come famiglia siamo usciti più forti da questa situazione”.
Arrivi da una stagione eccezionale all’Inter. Anche se per fortuna non sei ancora a fine carriera, che bilancio faresti della tua avventura da calciatore sin qui?
“Avevo l’ambizione di diventare presto calciatore professionista perché la mia situazione familiare non era delle migliori e questa cosa mi faceva male, è una corsa che segna un ragazzo. Mia madre usato certe cose che hanno lasciato un segno nella mia mente, e questo ha fatto sì che avessi una certa determinazione nel riuscire nel calcio, perché non volevo queste cose per mia madre, i miei fratelli e i miei figli in futuro. Volevo arrivare nella prima squadra dell’Anderlecht il più presto possibile”.
Questa situazione ti ha forgiato molto in fretta.
“È così. Qualche settimana fa ho parlato in live su Instagram con Adriano. Quando giocava all’Inter era il mio idolo, però a quei tempi non avevamo la televisione a casa e andavo da un mio parente a Bruxelles per vedere su Youtube cosa faceva. Per me è stata un’emozione parlare con lui perché mi ha fatto ricordare quei momenti, è stato un attimo molto emozionante”.
Romelu è a volte un incompreso da qualcuno?
“Sì, ma io non voglio apparire così. Ci metto molta determinazione in quello che faccio, specie nel calcio perché il calcio come può darti tutto velocemente può anche toglierti tutto velocemente. Mi dicevo sempre che non ci fossero cose che non potessi fare, ho speso tante energie dentro di me per trovare la volontà di diventare più forte. Si deve fare così se si vuole sopravvivere nel calcio dei professionisti, i giovani devono capire che c’è sempre competizione. Se i ragazzi vogliono diventare professionisti, devono avere la forza e la volontà di diventare più forti ogni giorno”.
È questo carattere che ha cambiato lo sguardo su di te?
“Io non parlo molto fuori dal campo, dico quello che ho da dire poi torno a fare il mio lavoro sul campo. Fuori penso solo ad essere un buon padre e un buon figlio per i miei genitori. Voglio apprendere dalle esperienze della vita”.
Hai avuto una precocità incredibile nel mondo del calcio, pensi di aver raggiunto la vetta della tua carriera oggi?
“No, penso che ci sia sempre un altro livello da raggiungere. Cristiano Ronaldo, ad esempio, è un giocatore che ogni anno punta a diventare sempre più forte. Anche gente come Karim Benzema e Robert Lewandowski dimostrano di voler diventare più forti ogni anno. Questa è anche la mia motivazione, bisogna trovare sempre certe cose per diventare più forte. Quest’anno con l’Inter siamo arrivati secondi in campionato e abbiamo perso la finale di Europa League, dopo quello che ho successo avevo già le motivazioni per trovare il nuovo stage da superare”.
Oggi ti senti nel cuore dei belgi?
“Sì, perché so chi sono e soprattutto non ho mai messo i miei obiettivi personali davanti alla mia squadra e mai lo farò. Altrimenti non sarei all’Inter e nella Nazionale. Vengo da una generazione di talenti che mi ha dato tanto. Gioco al fianco di Dries Mertens, Kevin de Bruyne, i fratelli Hazard, tutta gente che ti offre caterve di palloni solo da mettere in porta. Io sono contento di giocare in questa generazione, senza di loro non avrei mai segnato tanti gol in Nazionale”.
Difficile fare meglio di quanto fatto con l’Inter nella scorsa stagione. Il fatto di poter avere statistiche migliori è l’obiettivo per avanzare nella prossima stagione?
“Io penso che sia il collettivo la cosa che mi motiva principalmente. Penso che abbiamo la squadra per poter realizzare ottime cose. Poi, bisogna provarlo sul campo. Abbiamo chiuso bene la scorsa stagione, penso che le nostre performance difensive siano diventate più solide. Abbiamo fatto il possibile per vincere ogni partita, penso che questo possa aiutarci per far bene quest’anno. Poi vedremo”.
Per diventare campioni d’Italia?
“L’obiettivo è quello. Vedremo”.
Senti di avere la leadership che tanti vedono?
“Sì, penso di sapere unire la squadra e rendere i miei compagni più forti dicendo loro cose positive anche quando sbagliano, incitandoli ad andare avanti. Ogni volta che gioco cerco soprattutto di far capire al gruppo il piacere di giocare insieme. Ogni partita è un test per noi, e dico sempre che dobbiamo provare a vincere ogni match, anche se non è sempre possibile. La leadership per me è motivare la squadra per dare tutto fino alla fine, anche se la partita non va bene”.
Se dovessi scegliere tra Europeo e Mondiale?
“Non scelgo, riuscire a vincere entrambi sarebbe l’ideale”.
Cosa fa emozionare Lukaku oggi?
“Mio figlio, mia madre, mio fratello… Vedere mio figlio ridere quando mi sveglio, o vederlo felice dopo che torno dall’allenamento. Poi cerco sempre di considerare mio fratello Jordan nelle mie decisioni”.
Il sogno che hai oggi nella tua vita, al di là del calcio?
“No, francamente non ne ho tanti. Mi voglio svegliare la mattina ed essere una brava persona, un ragazzo normale col quale parlare”.
Cosa pensi di Milano e dell’Italia?
“Sono contento di vivere lì. C’è sempre qualcosa da fare, non solo shopping anche se mia madre mi fa venire mal di testa con questa cosa. La gente è calorosa e ama il calcio, più degli inglesi. Hanno la passione: se le cose vanno bene e vedono che i giocatori danno tutto in campo, allora il rispetto è per la vita. Ma se le cose non vanno bene, bisogna prepararsi perché può essere spiacevole… Ma io ringrazio di vivere una situazione simile, viverla è il top. Mi trovo davvero bene, la gente è gentile e io sono felice di avere fatto questa scelta”.
Pensi di giocare tanti anni in Italia?
“Sono contento, non lo nego. La stagione vissuta con l’Inter è andata molto bene, però in questa nuova stagione la gente si attende molto di più da me. Sta a me portare sul campo lo stesso lavoro che ho fatto l’anno scorso”.
Che libri hai letto?
“Quello di Marco Van Basten, devo finire quello di Wesley Sneijder e ho letto anche quello di Kobe Bryant. Li ritengo utili per capire i trucchi che fanno crescere un campione. Voglio dare tutto nella mia carriera, perché quando finisco col calcio voglio guardarmi e dire che ho dato tutto. Poi vorrò vivere coi miei figli sapendo di aver dato tutto e che tutti i miei cari stiano bene”.
Sulla sua conoscenza delle lingue rivela un aneddoto.
"Quando sono arrivato in Italia, chiedevo allo staff di parlare in italiano ma loro mi rispondevano in inglese. Quando abbiamo guadagnato confidenza, però, hanno iniziato a parlare in italiano. La cosa più importante è sapersi esprimere, se non avessi parlato italiano sarebbe stato difficile parlare coi miei compagni italiani. Non potevo esprimermi coi giusti per dire quello che volevo, parlare le lingue e sentirmi a mio agio è per me importante".
Lukaku può vincere il Pallone d'oro?
"Per me è difficile esprimermi sui premi individuali, vincere con la squadra penso sia la vera ambizione per un calciatore. Poi vincere premi individuali va bene, ma è il collettivo che mi interessa".
Saresti pronto a lasciare la Nazionale in caso di vittoria all'Europeo o al Mondiale 2022?
"Daremo tutto per entrambi, sperando che la nuova generazione possa arrivare presto. Ci sono giocatori come Dimata, Vanheusden, Doku, che devono essere pronti a capire dove sono. Sarebbe un bene se la nuova generazione riuscisse ad arrivare e iniziare a battersi per la Nazionale maggiore. L'obiettivo è provare a vincere qualcosa".
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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