I brividi di serate come queste indirizzano i pensieri solamente verso il rettangolo verde. Chi contempla i minuti cerca di comprendere solo se stesso. Perché se ti ascolti bene, quel prato verde può indirizzarti sulla tua isola, al netto delle tempeste, che possono colpirti in via istantanea. Inter e Milan sono lì, l'una vicina all'altra. Sì, è l'incipit dell'andata, con la sola inversione posizionale delle due squadre. Gli indirizzi dell'aggressività sono su entrambi i lati. La tensione è altissima e il Milan aggredisce al massimo la contesa, registrando il colpo di testa di Giroud e l'incredibile rigore in movimento mancato da Brahim Diaz. Si vive sugli strappi e i rossoneri impostano a tre costruendo con linee molto strette per l'universo della scioltezza. Si slegano Inter e Milan, quando controllano l'esecuzione del gioco con maestria per pennellare la determinazione sopra la testa di ogni pedina. La sicurezza determina l'attacco alle linee e quando il Milan avanza gli spazi si aprono, costruendo giocate di qualità nell'approccio conclusivo della manovra.

TENSIONE E ADRENALINA. Assorbire gli smarcamenti è la chiave reciproca degli inserimenti senza palla. Perché la gestione in minuti come questi non c'è nemmeno da calcolarla. C'è da cogliere gli attimi pensando al solito concetto che tutto si trasforma e nulla si distrugge. L'andata rimane in archivio, l'Inter prende le misure ai cugini dopo venti minuti in cui i rossoneri avevano iniziato con buon piglio. Tensione e adrenalina sono i cardini del gioco e quando l'Inter s'affaccia dimostra di poter incidere con pericolosità. Leao non s'accende ancora e la creazione di situazioni insidiose arriva più dai rimpalli che non dalla pulizia del gioco. La deviazione galeotta sui calci da fermo trasforma il miracolo di Maignan in un intervento a dir poco clamoroso, il sinistro di Lautaro s'impenna leggermente e l'equilibrio è ancora realtà. Gli attacchi dell'Inter sono belli perché la continua ricerca degli spazi nelle triangolazioni conduce il binario del successo nella costruzione razionale e ragionata. Eh sì, anche se gli impulsi prevalgono sulla ragione, è sempre piacevole annotare la pulizia delle trame costruttive.

SGUARDO AL FUTURO? MACCHÉ. Non ci si proietta un solo istante di quel che potrebbe accadere di lì a poco perché il progresso è sempre dietro l'angolo. Bisanzio (l'antico nome di Istanbul) venne fondata nell'anno 667 a.C. dai coloni greci di Megara, sulla riva europea del Bosforo. Fu occupata prima dai persiani, poi dagli ateniesi. Ma questa è una parentesi che a Inter e Milan non interessa ancora, nel bel mezzo della contesa. Scoprire la storia del futuro è compito arduo e assai complicato, come quello di tranquillizzare le anime nerazzurre sulle tribune del Meazza. L'intensità rimane altissima anche se dal punto di vista tecnico si vedono molti errori e le giocate non sempre trovano le coordinate sel successo. Il Milan non ha un piano di gioco: questo è assodato.

Sterile giro-palla arretrato, lanci in profondità che vanno nel vuoto. Inzaghi mette dentro Lukaku per avere margini nell'attacco della profondità. Lautaro trova lo spiraglio per il deposito nel sacco. Il vantaggio nerazzurro è realtà, più meritato che mai. Il Toro si prende l'abbraccio della Nord: la Lula ha affondato il Diavolo. Bisanzio (o Istanbul, come preferite) è la meta prediletta: i cuori nerazzurri possono sognare in grande. C'è solo un unico grande ostacolo davanti al Paradiso inesplorabile.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 17 maggio 2023 alle 08:15
Autore: Niccolò Anfosso
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