In gare come il derby d'Italia il momento è sempre adesso. Una serata di metà marzo inoltrato brulicante di sentori d’entusiasmo. Quant’è bello lasciarsi trasportare dalle emozioni. Quel fascino stravagante e un po’ bizzarro dell’istante del cammino verso l’atto finale. Sembra di (ri)nascere nel presente. Ciascuno è assorto nei suoi pensieri. Ci vuole coraggio per starsene soli come se gli altri non ci fossero, e pensare soltanto alle tue azioni. Quando Barella traccia le due stoccate che impegnano Szczesny, il grido del rimpianto si colora di nerazzurro. E San Siro pare tutto rinnovato e fresco come il cielo al culmine d'un sontuoso temporale, con la splendida coreografia per celebrare il compleanno. che vive l’avvio come un continuo superamento di sé stesso. Disegna l’immediatezza, l'ardore della sua elettrica inclinazione soggettiva.

L'INDIRIZZO ACCELERATO. Così l'istante trasforma l’istinto indomabile in un luminoso crepuscolo. Kostic pennella il sinistro in diagonale all'angolino dopo un tocco di braccio di Rabiot. Rete convalidata, bianconeri avanti tra le furibonde proteste nerazzurre. Incertezza tra Dumfries e Darmian, con l'esterno olandese che non esce nella pressione verso il serbo, che ha tutte le possibilità per mirare e scoccare il mancino impeccabile. Un piazzato nemmeno troppo difficile, considerando la fetta di porta davanti al suo bagaglio visivo e prospettico. La squadra di Allegri sembra trasformata dal vantaggio e lo fa vedere quando aggredisce la pressione avanzata con Fagioli e De Sciglio a destra e Rabiot e Kostic sul settore sinistro. La banda juventina lavora il pallone con coraggio e personalità, trovando gli affondi sugli esterni quando la retroguardia nerazzurra si scopre malamente con le posizioni sbagliate.

SPAZI APERTI, CONFUSIONE INFINITA. Calhanoglu scalda il destro, Szczesny osserva il rimbalzo bloccando senza patemi la sfera. Non è proprio l'inquadramento sperato, perché la confusione è altissima e la lotta infuria negli sviluppi in mezzo al campo. Allegri mette in campo Chiesa per sfruttare gli spazi. Nella serata in cui Locatelli si fa largo e sembra un gigante del centrocampo, al pari di un Fagioli che gioca da veterano nell'intercetto e nella proposizione. Rabiot strappa non appena riconquista il pallone: Kostic si getta negli spazi e Dumfries ci capisce davvero poco nello sviluppo globale. I nerazzurri sono imprecisi in quel ventaglio continuamente da esplorare: e allora quando le praterie si allargano diventa complicato contenere la linea in ripartenza della truppa ospite. Nel finale le prospettive sono scure e gli assalti vani. E si perdono nel vuoto...

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 20 marzo 2023 alle 08:15
Autore: Niccolò Anfosso
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