Un'Inter intraprendente ed esteticamente bella nei primi 45 minuti: in quest'orizzonte temporale, caratterizzato, per la precisione, da 47 minuti, manca solo il gol. I nerazzurri improntano il gioco con dinamismo ed elettricità, approfittando di uno Spezia che si chiude e pensa praticamente solo a chiudere gli spazi difendendo ogni varco. Tutti dietro la linea del pallone, anche se le coperture nella zona mediana lasciano a desiderare. E di mezzo ci si mette perfino il portiere polacco Bartlomiej Dragowski, in serata di grazia: respinge il rigore di Lautaro Martinez, poi compie un paio di parate impressionanti, negando l'esecuzione vincente al Toro. Lo spiraglio giusto per trovare il varco del vantaggio sembra essere un miraggio: il conto nel dato dei tiri in porta è impressionante: 5 a 0, i tiri totali sono 15. La rete, però, non si gonfia.

L'ANGOLO DELLA BEFFA. Il calcio è strano come il mondo, che sa essere crudele come l'universo pallonaro. Oltre il mare ligure, in quel confine che divide l’isola dalle mille civiltà che popolano il nostro pianeta, c'è la squadra di Semplici che passa con il gol di Maldini (un segno del destino) al primo tiro in porta, dopo un errato posizionamento della retroguardia inzaghiana, con preventive completamente saltate e Acerbi che si fa beffare da Nzola in campo aperto. Così Semplici eleva la mentalità di testa e gambe e le pedine sanno (quasi) sempre aggrapparsi ai salvataggi per impedire i pericoli più incombenti e le situazioni dinamicamente più complicate. Accompagnamenti frequenti all'azione offensiva, ripiegamenti in fase di non possesso. Ma quell' energia negli ultimi venti metri per gonfiare la rete non si manifesta all'atto pratico. L'angolo della beffa: essere andati sotto al primo tentativo casalingo, dopo la casuale traversa di Agudelo nel primo tempo.

QUELLA MALEDETTA (MA REGOLARE) CORNICE. Un po' di contraccolpo oggettivamente si verifica. Ed è fisiologico, dal momento che nulla è già scritto ma quella cornice che sembra essere lì dietro l'orizzonte, non si scopre, rimane in incognito. Disparità concentrata su un equilibrio che lo Spezia riesce a tenere con molta fortuna. Poi la modalità offensiva è continua e sempre quella: palla a Nzola, consistenza tecnica per tenerla in alto e provare lo sviluppo con le incursioni dei centrocampisti. La densità si accentua e il traffico s'impenna. Così i liguri infastidiscono le trame nerazzurre, rimanendo sempre nei meandri radicali della copertura arretrata. Dumfries fa e disfa: si procura il rigore del pareggio di Lukaku, poi commette ingenuamente il penalty del sorpasso marchiato da Nzola. Spiegazioni da trovare ma soprattutto per fornire un'evoluzione pazzesca, che coincide con la prima scintilla della gestione Semplici e il ritrovo della vittoria interna dopo sei mesi. I tifosi interisti non credono ai propri occhi...: un'altra sconfitta in trasferta è realtà.

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 11 marzo 2023 alle 08:15
Autore: Niccolò Anfosso
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