Era arrivato all'Inter con l'etichetta dell'aggiustatore, e per un lungo periodo questo termine gli è calzato a pennello. Ma da un paio di mesi a questa parte, l'avventura di Claudio Ranieri alla guida dell'Inter era diventata un'agonia. Una lunga agonia che si sarebbe trascinata fino al termine della stagione, peraltro senza obiettivi di primo piano perseguibili. Via via, infatti, ogni traguardo degno di tale nome è andato scomparendo, sconfitta dopo sconfitta.

RANIERI 1.0 – Eppure l'avventura di Ranieri sulla panchina nerazzurra era cominciata sotto i migliori auspici. Dopo la crisi di rigetto per la gestione Gasperini, lo spogliatoio nerazzurro si era ricompattato attorno a una figura solida, impermeabile alle pressioni esterne, quasi paterna. Messa da parte l'abbozzata rivoluzione gapseriniana, il tecnico testaccino aveva riconsegnato l'Inter alle sue certezze: difesa a 4 e ognuno nel suo ruolo. Superati, insomma, gli equivoci tattici, tutto sembrava tornare alla normalità. Si parte subito con un successo a Bologna, cui fa seguito l'azione corsara a Mosca in Champions. L'Inter pare rinata, ma sul più bello, nel momento di esplodere, l'arbitro Rocchi l'affossa con quella sciagurata direzione col Napoli. I nerazzurri giocano un primo tempo spumeggiante, quasi arrembante. Poi l'arbitro indirizza completamente l'incontro e l'Inter va ko. Un successo lì, avrebbe fatto svoltare la stagione, ne siamo certi. La sconfitta annichilì il gruppo. In rapida sequenza, ecco le montagne russe. Altro ko a Catania, vittorie di misura con Lille e Chievo, pari stentato con l'Atalanta e battuta d'arresto con la Juve. Qui si esaurisce il primo effetto-Ranieri.

RANIERI 1.1 – In Champions le cose vanno benone, addirittura stellare il cammino in campionato. Solo l'Udinese, che viola San Siro, spezza una lunga serie di vittorie. Sotto i colpi di Pazzini e Milito cadono in serie Cagliari, Siena, Genoa, Fiorentina e Cesena. L'anno nuovo si apre ancor meglio di come era finito quello vecchio: 5 gol al Parma, derby vinto e tre punti anche contro la Lazio. L'Inter torna addirittura in corsa per lo Scudetto, lo dicono i numeri. Ma sarà un'illusione.

RANIERI 2.0 – L'aggiustatutto ha fatto il suo dovere. E' andato in soccorso dell'automobilista in panne, ha dato uno sguardo, ha capito il problema, l'ha risolto e ha riavviato la macchina. Ma il motore era un motore usurato, cui occorreva una riparazione più approfondita. L'occasione era il mercato, che però è stato un mercato d'indebolimento. Qui crolla tutto. Stimoli, convinzioni, forze, qualità. E non c'è meccanico che tenga. Ranieri ha tirato al massimo, ma nel momento di cambiare marcia, quando serviva quel qualcosa in più, hanno lasciato che il motore gli si fondesse sotto il naso. Ed ecco l'oblio. Sconfitta dopo sconfitta, l'Inter si è allontanata dallo Scudetto, dal terzo posto, è uscita dalla Coppa Italia, dalla Champions, fino a scivolare persino lontano dall'Eruopa League.

RANIERI 2.1 – Ranieri, tra tutti, è forse quello meno colpevole di tutti, dalla società ai giocatori. Colpe ne ha anche lui, perché è evidente che qualcosa gli sia sfuggito di mano nell'ultimo (lungo) periodo. Magari, può essere considerata una colpa congenita quella di non essere l'uomo adatto nel momento della ripartenza, una volta arginata l'emorragia. Ma stiamo davvero raschiando il fondo del barile. Ranieri avrà sbagliato a livello tattico e digestione, anche parecchio, ma francamente non ce la sentiamo di dire che lui sia il principale indiziato per l'annata funesta. Altrettanto evidente resta il fatto che ora una scossa era necessaria e l'interruzione del rapporto gioverà sia al club che al tecnico romano, che non meritava di chiudere così come ha chiuso la carriera a Milano. Per questo motivo sarà il caso che le colpe, a fine stagione, vengano divise e che ognuno si assume le proprie responsabilità.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 27 marzo 2012 alle 14:30
Autore: Alessandro Cavasinni
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