Il soffice peso della ripartenza, le emozioni dell'alba di un nuovo inizio. Quando riparte la Serie A siamo tutti più contenti, ci rallegriamo al solo pensiero di osservare i nostri beniamini calcare il prato verde con l'entusiasmo di bambini rampanti. Accade anche il 19 agosto 2023, quando la Beneamata torna più carica che mai. L'Inter aggredisce con padronanza l'avvio dell'incontro, il Monza prova a tenere la linea bassa per poi ripartire. Il canovaccio è il medesimo di sempre, il baricentro dei biancorossi permane nell'assetto tecnico del continuo sviluppo da attivare. Basta poco ai nerazzurri per trovare la via della rete. Una via maestra, instaurata (o installata) dalla magistrale invenzione di Nic Barella sul settore destro.

BELLEZZA INSTAURATA. Dumfries quasi rimane esterrefatto da un pallone che circola dolcemente e nella sua traiettoria lieve è efficace per costruire il suggerimento all'olandese per l'assist a Lautaro Martinez: il Toro deposita nel sacco un ritratto della sua identità, facendosi trovare pronto nell'attacco al primo palo. D'Ambrosio dorme nel non seguirlo fino in fondo, lui si divora lo spazio e fa urlare di gioia i cuori nerazzurri. Thuram si muove con discreto piglio, va incontro al pallone e fraseggia certificando la capacità del gioco corto. Siamo ad agosto e si vive di fiammate e di folate, come quelle del francese che trascina la struttura nerazzurra anche quando le difficoltà nell'impostazione sono più elevate. Il Monza danza avanti e indietro, seguendo il ritmo del gioco di Palladino. Nullo cambia, tutto si trasforma a ogni passaggio sul perimetro, anche se si nota la mancanza di un regista, considerando il Pessina trequartista e il Gagliardini distruggi gioco. 

RITMI ELEVATI, GIOCATE D'ALTO RANGO. Calhanoglu in modalità salvatore dopo un grande affondo biancorosso da sinistra a destra e un'uscita di Sommer tutt'altro che perfetta. L'avvio di secondo tempo è insistente perché le spinte sono costanti e il dominio appare più consistente. La rapidità cresce e quando Dimarco scarica il collo esterno affilato fa tremare le pieghe della camicia di Palladino. Le forze si sgretolano ogni minuto che passa ma la volontà è in bilico. I varchi si aprono e le possibilità di colpire possono trovare la realizzazione vincente. Cuadrado, Carlos Augusto e Arnautovic sono le pedine deputate a fornire freschezza alla manovra. L'equilibrio è sempre lì, la zampata è onnipresente. "Le partite le vinci con i centravanti", sussurra un vecchio capitolo del manuale accademico. Il binario definito del Toro, che si nasconde dietro a Caldirola e questa volta attacca il secondo (non più il primo) palo. Arnautovic la mette proprio lì, nella zona del gioco da ragazzi. Anche una standing ovation della sua casa ad aprire un nuovo capitolo della carriera.

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 20 agosto 2023 alle 08:15
Autore: Niccolò Anfosso
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