Risposta doveva essere, e risposta è stata. Dopo la batosta – morale, più che sul campo – subita in Champions League, l’Inter riparte dal successo tra le mura amiche contro l’Udinese. Una vittoria con rari momenti di sofferenza contro la squadra di Davide Nicola, che in poco più di un mese ha dato ai friulani quella personalità mancata ieri al cospetto dei nerazzurri.
Chi si aspettava una reazione, almeno sul piano del carattere, può dirsi ampiamente soddisfatto. L’Inter ha concesso qualcosa all’Udinese, ma ai punti già prima dell’ingenuità di Fofana aveva fatto vedere quel quid in più da meritare il vantaggio. Grinta, pulizia dei passaggi, visione di gioco e passaggi in verticale. Caratteristiche mancanti – per almeno tre quarti di partita – contro il Psv, e che ieri sono tornate ad essere punti cardine del gioco nerazzurro.
Vera chiave di volta è sembrato il centrocampo, lo stesso reparto che neanche 4 giorni prima era stato il limite per le speranze di qualificazione dei nerazzurri. Nel modulo scelto per entrambe le sfide – il 4-3-3 – sono due i giocatori che Spalletti riconferma in mezzo al campo. Si tratta di Borja Valero e Marcelo Brozovic. Si tratta due uomini di cui, ora come ora, Spalletti non può proprio fare a meno in mezzo al campo. Sommandoci le scelte (complici le restrizioni per il FPF) per la lista Champions, schierare il tandem iberico-croato appare inevitabile. Così come è stata forzata – ma dettata anche da esigenze di equilibrio, Spalletti dixit – la scelta di porre Antonio Candreva come mezz’ala. Un ruolo che l’ex Juve e Lazio non è riuscito a coprire in manIera soddisfacente, e per cui contro l’Udinese ha lasciato il posto a Joao Mario.
Il portoghese è una creatura forgiata da Spalletti. L’allenatore toscano ha ridato fiducia all’ex Sporting Lisbona, riportandolo ad essere un valore aggiunto di prima necessità per la causa nerazzurra. Come d’altronde si può dire degli altri due al suo fianco ieri sera. Perché anche Epic Brozo non era ben visto dall’ambiente, fino a quando Spalletti non ebbe l’idea di spostarlo in mediana, facendolo rinascere in piena Primavera. Lo stesso Borja è rinato nel corso di questa stagione, grazie alle mosse e alla gestione a tratti illuminata del Lucio. E con la presenza inedita, insieme, di tutti e 3 gli underdogs del mandato in nerazzurro di Spalletti, l’Inter ha vissuto una delle giornate più limpide dal punto di vista del gioco e della circolazione in mezzo al campo.
Ognuno ha svolto un compito, e lo ha fatto nel migliore dei modi. Come dovrebbe sempre essere - verrebbe da dire – avversario permettendo. Un rendimento complementare, a cui ognuno ha aggiunto un proprio tassello, utile ed insostituibile. Contro l’Udinese, Brozovic fa il geometra, con 137 palloni gestiti, e 3 occasioni create, il tutto con una pulizia di impostazione da fare invidia. Borja Valero per la sfida contro i friulani indossa i panni del ‘verticalizzatore’: dei palloni che tocca ne smista quasi l’80% (77,8) in avanti. Una visione di gioco offensiva e fondamentale, se hai di fronte un tridente che attende solo di essere acceso. Il lavoro di Joao Mario è quello più silenzioso ma vitale, alla fin della fiera. Il portoghese diventa per l’occasione un interditore di prim’ordine, e recupera 14 palloni della propria metà di campo, trasformando possessi difensivi in offensivi. Un compito di filtro tra le due fasi che Joao fa suo e che sembra perfino esaltarlo.
Tre giocatori diversi, che si sono trovati insieme non per caso, ma quasi. Definire le storie di Borja, Brozo e JM in nerazzurro delle sliding doors sarebbe riduttivo. Loro forse più di tutti gli attuali componenti della rosa sono stati vicini a lasciare l’Inter nell’ultimo anno solare. Loro sicuramente più di tutti sono riusciti a dare sfogo alla propria frustrazione, passando dallo status di separati in casa a quello di risorsa indispensabile. È il caso di Brozovic, ormai titolare inamovibile per Spalletti. Lo sta diventando Borja Valero, sempre in campo nelle ultime 12 partite. Potrebbe esserlo all’occorrenza perfino Joao Mario, rimpianto di alcuni che “se ci fosse stato in campo lui, contro il Psv…”.
Perché l’Inter è pazza, anche nell’offrire occasioni. Spalletti ha dato una seconda chances a questi tre giocatori, che ieri hanno avuto un ruolo fondamentale nel raggiungere una vittoria, forse una delle più importanti dell’anno e della sua gestione in generale. Perché logica suggerisce e allo stesso tempo conferma che l’uscita dalla Champions League è il punto più doloroso con Spalletti in panchina, il momento più amaro nell’avventura molto dolce dell’allenatore di Certaldo coi colori nerazzurri.
Il fatto più curioso è che, nel momento di massima tensione della sua gestione, Spalletti si è affidato a 3 giocatori che lui stesso ha rigenerato, a 3 sue creazioni per la modalità con cui sono passati a giocare sotto la sua guida. Lui che ha voluto fortemente uno come Radja Nainggolan, che reputava fatto e finito per il suo modulo, ora si trova a dire grazie a giocatori che grazie a lui sono ancora in nerazzurro. E mai come in questi casi il suo “voglio 22 titolari” assume significato. Specie se 3 di quei 22 titolari li ha forgiati lui.
Autore: Federico Rana / Twitter: @FedericoRana1
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